TOBIN TAX/ Rossi (Ibl): così la norma salva-banche aumenterà la disoccupazione

- int. Nicola Rossi

Secondo NICOLA ROSSI, la norma allo studio della commissione Bilancio produrrà un gettito risibile e farà fuggire all’estero gran parte degli operatori dei mercati finanziari

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La premessa non era delle migliori, l’epilogo rischia di rivelarsi una mezza sciagura. La Tobin Tax, un pallino di una stretta cerchia di economisti, osteggiata dalla stragrande maggioranza dei loro colleghi, entrerà nell’ordinamento italiano. E vi entrerà nella peggiore delle forme concepibili. Sono previste due aliquote: 0,2% per le transazioni sui mercati non regolamentati e 0,1% per i mercati regolamentati. Ma saranno tante e tali le eccezioni al pagamento, a partire dagli istituti di credito, che, a farne le spese, saranno i risparmiatori e le aziende. Nicola Rossi, senatore in commissione Bilancio (dove la norma sta venendo definita) e presidente dell’Istituto Bruno Leoni, ci spiega perché.

Come valuta la legge in esame in commissione Bilancio?

In generale, un’imposta  di questo genere, applicata solo da un Paese e non da altri quali, ad esempio, la Gran Bretagna, una delle piazze finanziarie più importanti d’Europa, non solo è del tutto inutile: rappresenta una vera e propria stupidaggine. Frutto puro e semplice di un’ideologia, peraltro neppure particolarmente sofisticata. Un’impostazione che, presumibilmente, lo stesso Tobin disconoscerebbe.

Nel merito, cosa c’è che non va?

Si tratta di una misura risibile. Si prevede l’esenzione, infatti, di talmente tanti tipi di transazione che, alla fine, a farne le spese sarà solamente una porzione dell’industria finanziaria mentre le banche non ne saranno pressoché interessate. La riprova che si tratta di un’operazione ideologica – si vuole tassare la finanza, ritenendola una pratica spregevole – consiste nel fatto che il risultato finale sarà, in termini di gettito, del tutto irrilevante, a fronte, invece, di una perdita significativa di posti di lavoro.

Perché?

Per molti sarà decisamente più semplice e opportuno trasferire le proprie attività finanziarie da Milano ad altri Paesi ove non esistano forme di tassazione analoghe.

Quali sono le transazioni escluse?

Il testo non è ancora definitivo e sarà necessario vederne la stesura completa. In ogni caso, tanto per farle un esempio, la tassa non sarebbe applicata sulle transazioni giornaliere, proprio quelle che sarebbe stato necessario tassare. A questo punto, avrebbe avuto molto più senso tornare al vecchio fissato bollato. Un’antica forma di tassazione sulle transazioni finanziarie.

Perché si è introdotto un principio che tutela le banche e colpisce i risparmiatori?

Il tentativo di tenere fuori le banche dall’operazione è evidente. Temo che la stesura del provvedimento sia avvenuta in base a una sorta di accordo esterno.

Una volta che il testo sarà definitivo, crede che ci sarà modo di correggerlo, fare marcia indietro o, addirittura, stralciarlo?

Direi di no. Quando uscirà dalla commissione, passerà immediatamente all’Aula, sarà votato e diventerà legge.

Avrebbe avuto senso l’ipotesi avanzata dall’onorevole Francesco Boccia: aliquota estremamente bassa (0,1%), ma applicata a tutte le transazioni?

No. Ribadisco, l’imposta può avere efficacia esclusivamente se applicata a livello mondiale. Altrimenti, gli inglesi o gli americani accoglieranno a braccia aperte volumi di transazioni che non saranno più effettuate da noi.

Non crede che, in ogni caso, sarebbe stato auspicabile procedere nella direzionw della regolamentazione dei mercati finanziari?

Sicuramente, sarebbe stato necessario farlo in maniera più puntuale di quanto fatto finora, prestando attenzione a evitare eccessi di regolamentazione, che sortirebbero gli effetti opposti alle intenzioni. In tal senso, ci tengo a sottolineare l’impraticabilità della distinzione tra banche d’affari e banche tradizionali; altresì, sarebbe necessario rimuovere l’obbligatorietà dell’utilizzo del giudizio delle agenzie di rating.

 

(Paolo Nessi)







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