ALITALIA/ Etihad salva la compagnia per “prendersi” Fiumicino

- Paolo Annoni

Perché Etihad dovrebbe essere interessata a una compagnia come Alitalia che negli ultimi 5 anni ha perso più di due miliardi di euro? La risposta, spiega PAOLO ANNONI, è da cercare a Roma

Alitalia_Aereo_GabbiaR439 Foto: InfoPhoto

Le trattative per l’entrata di Etihad nel capitale di Alitalia sarebbero, secondo tutti i rumours, in fase molto avanzata e nei prossimi giorni dovrebbero essere definiti i dettagli dell’operazione. Etihad salirebbe al 49% di Alitalia attraverso un aumento di capitale riservato e, probabilmente, l’acquisizione di partecipazioni di alcuni soci attuali. La trattativa non è semplice, anche perché Etihad non può salire oltre il 49% della società dato che gli operatori non comunitari non possono diventare azionisti di controllo di compagnie aeree con licenza europea.

Se l’operazione si concretizzasse occorrerebbe chiedersi cosa abbia visto Etihad in una compagnia aerea che negli ultimi 5 anni anni ha perso più di due miliardi di euro e che avrebbe bisogno di tantissime efficienze, soprattutto sul costo del personale, per poter tornare a essere minimamente competitiva. L’ipotesi ventilata ieri da molti e autorevoli organi di informazione, e poi smentita nel pomeriggio da Atlantia, di interesse di Etihad all’acquisto anche di una partecipazione in Aeroporti di Roma aiuta a comprendere meglio quale possa essere l’interesse della compagnia araba.

Grazie soprattutto all’approvazione della nuova concessione, Aeroporti di Roma nel terzo trimestre, l’ultimo disponibile, ha registrato un incremento dell’utile operativo di oltre il 70%. L’aeroporto ha un programma di investimenti per rinnovare e aumentare la capacità di circa 12 miliardi di euro e i flussi di cassa attesi sono assolutamente interessanti. Dal 2002 al 2012, mentre Alitalia perdeva miliardi di euro, i passeggeri degli aereoporti di Roma aumentavano in media del 4,7% l’anno.

Il consumo di “voli aerei” è aumentato negli ultimi dieci anni in modo marcato grazie anche a costi più abbordabili. Sia per gli areoporti che per le compagnie aeree i margini più alti derivano dai voli internazionali. In questo scenario è Roma a essere particolarmente interessante. È interessante perchè è comunque al centro di un bacino di diversi milioni di clienti potenziali, perchè è una delle principali mete turistiche mondiali e perchè è al centro del Mediterraneo.

Moltissime compagnie vorrebbero atterrare e partire da Roma e questo non è mai stato un problema. Oggi Alitalia è il principale “cliente” di Aeroporti di Roma e se mai fallisse ci sarebbe la fila per sostituirla; l’interesse economico per Alitalia invece non è mai stato particolarmente spiccato. Il governo italiano si è sempre opposto a qualsiasi “rivoluzione”, non completamente senza ragioni, perché il fallimento di Alitalia avrebbe avuto importanti ricadute occupazionali, mentre un’acquisizione avrebbe comportato la perdita di importanza di Roma, tanto più che una compagnia europea avrebbe usato il bacino di utenza della Capitale per alimentare i propri hub (con relativi benefici economici ai paesi ospitanti gli hub). Tolte le destinazioni internazionali più popolari e le tratte internazionali più frequentate, negli altri casi si sarebbero riempiti voli che partono da altri aereoporti europei.

Da una parte Roma è interessante e dall’altra non è necessario pagare l’obolo del salvataggio di Alitalia per accedere a quel mercato. L’operazione con Eithad, che ha deciso di pagare questo obolo, ha senso nel medio lungo termine per tutti, per il sistema “Roma/Italia” e per la compagnia aerea araba se Eithad riesce a usare Roma, con profitto, come proprio hub. Il Governo italiano trova qualcuno disposto a usare Roma per i voli internazionali e a mantenere viva, per quanto possibile, Alitalia dall’altro Etihad si prende la “location” di Roma.

Non è semplice perché Air France non vorrà portarsi a casa un concorrente e perché, come testimonia la reazione di Lufthansa, oggi l’Italia è un mercato potenziale per le compagnie aeree che hanno base vicino ai confini nazionali. Etihad compra in sostanza una quota di mercato senza che questa venga mai in realtà messa davvero in competizione, come sarebbe probabilmente avvenuto in caso di fallimento di Alitalia. Le norme europee e l’opposizione che probabilmente le compagnie aeree faranno oltre allo stato pessimo dei conti Alitalia e alle sue enormi inefficienze rendono l’operazione molto difficile. È certo però che al momento si tratta della migliore delle soluzioni possibili per il sistema economico di Roma e dell’Italia; sempre che, ovviamente, vada in porto e riesca a fare il percorso molto accidentato verso il successo.





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