IDEE/ Consumatori “professionisti” per agganciare la ripresa

- Mauro Artibani

Con la spesa, evidenzia MAURO ARTIBANI, i consumatori trasformano le merci in ricchezza, spingono nuova produzione, riempiono le casse dell'erario. Insomma, aiutano la crescita

Carrello_Spesa_SupermercatoR439 Immagine di repertorio (Foto: LaPresse)

Provo a dire quel che la crisi ha reso urgente dire e molti non vogliono ascoltare. Quando la gente più che cibarsi ingrassa, veste alla moda che passa di moda e per andare da qui a lì acquista un suv, i sociologi gridano: questo consumatore è un imbelle! Per le associazioni dei consumatori quest’imbelle è un soggetto debole che ha bisogno di tutele. Ok, questo tizio sarà pure quel che dicono, è pure però un agente economico. E che agente: la spesa della gente fa il 60% del Pil.

Sta sul mercato in una condizione di forza perché proprio quelle azioni mostrano come sia affrancato dal bisogno e questo lo rende decisamente forte nei confronti delle imprese che devono vendere. Vendere proprio a chi ha poco in tasca, ma non è bisognoso. Questa condizione genera un eccesso di offerta che staziona al mercato. Questo il tratto distintivo dell’Economia dei consumi.

Pure i Signori dell’ultimo G-20 sanno della sovraccapacità che zavorra le imprese nel mondo (gira in giro una lista accurata delle “sovraccapacità” che zavorrano l’impresa e l’economia). Beh, se tanto mi dà tanto: hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare! Al mercato, allora, chi sono i forti, chi i deboli?

Bene, se diamo un colpo al cerchio, tocca darlo pure alla botte: d’accordo, non sono soggetti deboli, dilettanti sì, e per stare sul mercato, in maniera adeguata al ruolo di generatori di Pil, tocca farsi professionisti. Professional Consumers! Sì, perché con la spesa trasformiamo le merci in ricchezza, consumando l’acquistato facciamo nuovamente produrre, diamo continuità al ciclo economico e sostanza alla crescita. Facciamo pure altro: con l’Iva finanziamo la spesa pubblica, se ci resta in tasca il resto, con quei risparmi, investiti, finanziamo l’investimento della imprese.

Per l’economia, chi fa di più? Oggi, con una crisi che sfianca tutti, la nostra forza vale di più; tocca farla valere per andare altre la crisi. Mettere a profitto queste nostre prerogative si può, si deve, per il tornaconto di tutti.

Ci sono imprese (le conosco, ho smontato e rimontato la loro struttura organizzativa per guardarle da dentro: sono aziende pro crescita) che hanno capito l’antifona e hanno attrezzato business che consentono di guadagnare se e quando noi guadagniamo. La digitalizzazione dei processi, nell’economia 4.0 consente a noi consumatori di fare “impresa” e utili per intascare quel reddito complementare necessario a poter rifocillare il potere d’acquisto. L’uscita dalla crisi lo richiede, il ruolo lo impone.







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