RIPRESA?/ L’Italia può diventare il “bastian contrario” del Pil

- int. Giuseppe Di Taranto

Per GIUSEPPE DI TARANTO, l’incremento degli investimenti tende ad aumentare il Pil e l’occupazione, nonché i parametri fondamentali di Maastricht, cioè il rapporto deficit/Pil e debito/Pil

padoan_spiegazioneR439 Pier Carlo Padoan (Infophoto)

«Il circolo virtuoso rappresentato da investimenti, crescita e occupazione tirerà fuori l’Italia dalla crisi e farà scendere i nostri rapporti deficit/Pil e debito/Pil». Lo evidenzia Giuseppe Di Taranto, professore di Storia della finanza e dei sistemi finanziari alla LUISS di Roma. Mercoledì il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha affermato che “l’Italia sta tornando sul sentiero della crescita e sta uscendo dalla trappola infernale che aveva congelato la sua crescita per circa un ventennio prima della crisi”. Sempre mercoledì, però, la Banca Mondiale ha tagliato le stime del Pil globale per il 2016 al +2,4%, mentre la Banca di Francia ha ritoccato al ribasso le previsioni di crescita per il secondo trimestre 2016 al +0,3%. Inoltre, sulla base del superindice Ocse, ad aprile l’Italia ha registrato la maggiore contrazione su base mensile.

Professore, di fronte a questi dati globali negativi è possibile che l’Italia sia l’unica ad andare in controtendenza?

L’Italia va in controtendenza rispetto all’economia mondiale e lo dimostra il fatto che il rapporto deficit/Pil dell’Italia è ormai tra i più bassi, mentre in Francia è oltre il 4%. Avere un deficit basso ci ha permesso di ottenere una maggiore flessibilità, addirittura al di sopra di quella che all’inizio voleva concederci la Commissione Ue. Questo consentirà sicuramente di fare più investimenti, mettendo in moto un circolo virtuoso.

Quale?

L’incremento degli investimenti aumenta il Pil, che a sua volta incrementa occupazione. Ma ciò che è più importante, rispetto alle previsioni negative degli organismi internazionali, è che l’aumento del Pil migliora automaticamente i parametri fondamentali di Maastricht.

Tenuto conto degli interessi che deve pagare l’Italia, può bastare un Pil al +1,2% per ridurre il rapporto debito/Pil?

Questa crescita sicuramente basta, anche perché si stanno rimettendo in moto le privatizzazioni i cui proventi saranno utilizzati per diminuire il debito. Avremo quindi un effetto multiplo: da un lato la riduzione del debito grazie alle privatizzazioni, dall’altra un incremento del Pil per i maggiori investimenti.

Le stime del governo per il 2016 saranno confermate?

Quest’anno credo di sì, anche perché nel corso del 2015 noi non ci siamo allontanati di molto dalle stime del governo. Ciò che è importante è pensare anche al Mezzogiorno, che è la parte debole non soltanto del nostro Paese ma della stessa Ue.

 

Che cosa si può fare per il Mezzogiorno?

Studi recenti hanno dimostrato che l’investimento pubblico nel Meridione permette una maggiore attrattività degli investimenti privati rispetto a quanto avviene nello stesso Centro-Nord. Se si riuscirà a utilizzare la flessibilità concessa dall’Ue per attuare investimenti al Sud, ciò consentirà di risolvere in parte il problema della disoccupazione nel Mezzogiorno.

 

Alla luce del fatto che le esportazioni non tirano, la domanda interna è sufficiente per fare crescere il Pil?

Non è detto che le nostre esportazioni non tirino, perché il Made in Italy rimane l’orgoglio del nostro Paese soprattutto in alcuni settori. Per quanto riguarda invece la domanda interna, nel 2015 sono stati attuati degli sgravi fiscali alle imprese, è stato introdotto il bonus da 80 euro che probabilmente sarà esteso anche alle pensioni più basse. Più che all’Italia, la sua domanda andrebbe sottoposta alla Germania, il cui Pil si basa eccessivamente sulle esportazioni anche ben al di là di quanto prevedono i trattati europei.

 

(Pietro Vernizzi)





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