MPS/ Le domande aperte dopo gli stress test
Mps, dopo i risultati degli stress test bancari, non può dirsi certo al sicuro. Anche se la Bce ha dato via libera al piano approvato dal cda. Di GIUSEPPE PENNISI
Alla fine, come molti avevano previsto, lo stress test 2016 si è risolto, shakespearianamente, in molto rumor per nulla. Il vostro chroniqueur non ne ha trattato su Il Sussidiario.net o su altre testate a cui collabora perché presagiva da tempo quelli che sarebbero stati gli esiti. Dal 2014 a oggi è cambiato il numero delle banche (il gruppo sottoposto a stress test) e la procedura, ma non sono cambiati né l’approccio di base, né la metodologia. Secondo quanto si insegna nelle università, gli stress test dovrebbero essere di due tipi: a) quelli (riservati e accessibili solo al management e agli amministratori delle banche, nonché all’autorità di vigilanza) condotti dai singoli istituti per avere una miglior contezza della loro situazione e delle probabilità di crisi di liquidità o d’insolvenza (in gergo crash test); b) quelli pubblici, generalmente condotti dalle autorità nazionali, ed europee, per individuare criticità di sistema e possibili modi per risolverle. Le autorità nazionali ed europee potrebbe trarre utili informazioni incrociando i risultati delle due verifiche.
Ridotti, invece, a “giudizi” o “pagelle” delle autorità europee non servono a nulla. Sono anzi dannosi. Fanno gongolare qualche eurocrate con il complesso della maestrina con la penna rossa; in tal modo si sente più importante di quanto effettivamente non lo è. Ma stressano i banchieri, i bancari e i cittadini in attesa della pagella, acuiscono i sentimenti anti-burocrazia europea e accentuano (per qualche settimana) la volatilità. La accentuano, ma non ne sono la determinante, spesso da individuarsi in politiche economiche incoerenti o inconsistenti e in Governi più fragili di quando danno a intendere e, per questo motivo, incapaci di politiche economiche adeguate alle necessità del Paese.
Si pensi all’Italia: le unioni civili (con annesse adozioni) e la legalizzazione delle droghe leggere paiono avere centralità dell’azione di Governo nonostante la perdita di un quarto della capacità produttiva nel manifatturiero, il pericolo di una lunga deflazione, l’aumento della povertà e del disagio, la disoccupazione a livelli non visti da lustri e un sistema bancario che, molto prima che arrivassero gli stress test, scricchiolava da tante parti.
Ma vediamo in sintesi i risultati degli stress test. Tre delle cinque banche italiane passano agevolmente l’esame burocratico, maUnicrediteMps sono fra i dieci istituti europei con le pagelle più basse. E Mps riceve i voti peggiori fra tutti gli istituti del continente, un crollo a -2,44% del coefficiente patrimoniale Cet1 che azzera il capitale nello scenario avverso e spiega le fortissime tensioni degli ultimi mesi, prima dell’aumento di capitale e della maxi-cessione di crediti cattivi annunciati per correre ai ripari extremis. Purtroppo, non sono novità: da mesi, se non da anni, in Italia ci si arrovella su cosa fare dell’istituto bancario più antico, e per secoli più solido, del mondo.
Non è neanche una novità che fra le 51 banche esaminate dall’Autorità bancaria europea Royal Bank of Scotland e la Allied Irish Bank escano con parecchi danni, quali un capitale di miglior qualità praticamente dimezzato. La Deutsche Bank non subisce il tracollo che qualcuno a palazzo Chigi ipotizzava e non vede una stangata sui derivati e sui rischi di mercato, va al 7,80% nello scenario peggiore ipotizzato dall’Eba, presenta un miglioramento rispetto al 2014.
In sintesi, Mps è il problema centrale d’Italia e d’Europa. Dopo l’estenuante trattativa europea e lo sblocco sfociato nella soluzione di mercato che esclude l’intervento pubblico è azzerato. Nel piano approvato dal Cda di Mps si legge un via libera all’aumento di capitale da 5 miliardi di Mps Il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 5 miliardi di Mps è stato firmato ed è condizionato al buon esito del deconsolidamento dei crediti inesigibili e dell’attività di pre-marketing. Il consorzio è composto da Jp Morgan e Mediobanca (Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners) e Santander, Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs (Co-Global Coordinators e Joint Bookrunners).
Ce la faranno i nostri eroi senza garanzie pubbliche? E ove ce la facciano, l’operazione non indebolirà la parte sana del sistema? Con costi occulti elevati, quali l’aumento delle difficoltà di accesso a mutui per giovani coppie desiderose di acquistare casa?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori