TIM, FONDO ELLIOTT “REVOCA 6 CONSIGLIERI TELECOM”/ Sfiducia a Vivendi ma resta l’ad Genish

- Niccolò Magnani

Telecom, fondo Elliott chiede revoca di 6 consiglieri Tim in quota Vivendi: sfiducia a Bollorè e al presidente de Puyfontaine. Presentati 6 amministratori possibili: resta l'Ad Genish

Telecom_Italia_Torre_Zoom_Lapresse Lapresse

Qualcosa si muovo sul fronte Telecom: o meglio, qualcosa si muove tra i due super-fondi Elliott e Vivendi in una lotta per il controllo di Tim che si offre oggi con nuovi importanti capitoli. Il fondo americano – lo stesso entrato nel prestito per l’acquisizione del Milan “cinese” – ha presentato la richiesta di integrazione dell’ordine del giorno in vista della decisiva assemblea del 24 aprile prossimo. Nella sostanza, chiede di revocare 6 consiglieri espressione del socio di maggioranza in Tim – ovvero Vivendi – proprio a cominciare dal presidente Arnaud de Puyfontaine. Gli altri “sfiduciati” in pectore sono Hervé Philippe, Frédéric Crépin, Giuseppe Recchi e due consigliere indipendenti, Félicité Herzog e Anna Jones. Resta per ora “in fiducia” l’ad Amos Genish, anche lui in quota Vivendi, ma che secondo Elliott potrebbe ancora avere un ruolo importante nelle prossime mosse strategiche nell’azienda di telecomunicazioni italiana. «Gemish lp potrebbe sfiduciare direttamente in assemblea, quando il manager – finora cooptato – sarà sottoposto al voto assembleare. Sembra infatti che Genish non voglia restare in consiglio in caso di sconfitta di Vivendi», spiega la Stampa su fonti giornalistiche in loro possesso. Ecco chi sarebbero invece i 6 nomi di amministratori “graditi” ad Elliott di cui si discuterà l’accesso nella prossima assemblea: l’ex ad dell’Enel Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi (ex dirigente Rai), Dante Roscini e Rocco Sabelli.

GLI ANALISTI: “CONTESA UTILE PER IL TITOLO”

Il concetto di base resta sempre lo stesso in discussione da mesi: il conflitto di interessi inerente di Vivendi all’interno di Telecom Italia, con il progetto in grande di Bollorè di acquisire anche Mediaset e altri importanti gruppi europei di telecomunicazioni. La grande “rivoluzione” allora è partita qualche giorno fa quando per la prima volta il presidente Tim de Puyfontaine – nonché amministratore delegato di Vivendi – ha valutare una sospensione delle sue funzioni esecutive in vista delle prossime mosse interne al gruppo. Secondo gli analisti questo sarebbe un modo “elegante” per provare ad andare incontro a chi li accusa di conflitti di interesse perenne. «Il gruppo guidato da Vincent Bolloré sostiene il piano industriale dell’ad Amos Genish, finalizzato a creare valore nel medio e lungo termine», si legge in un comunicato di un portavoce Vivendi, che precisa poi «ma ha pure aggiunto che è pure disposta «se necessario a valutare strategie alternative che portino a un rialzo del prezzo delle azioni nel breve termine». Mentre il Governo italiano vuole vederci chiaro – è di lunedì scorso la lettera mandata a Tim per chiedere lumi sui nuovi assetti organizzativi del gruppo – gli analisi di borsa rilevano sul Sole 24 ore come la contesa potrebbe portare benefici al titolo in borsa di Telecom. In pericolo non solo gli assetti futuri, ma anche la gestione della vicenda Sparkle – i cavi internazionali ritenuti strategici – come rileva La Stampa: «La funzione sotto cui ricade Sparkle è stata posta ad interim sotto le cure di Genish, fino all’arrivo, lunedì scorso, di Stefano Siragusa, che risponde però al manager israeliano sprovvisto del «nos», il patentino per le attività strategiche riservato ai cittadini italiani».





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie