RIFORMA PENSIONI/ Quota 41, precoci pronti a manifestare con la Fiom (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni novità 2017, oggi 30 maggio. Quota 41, i lavoratori precoci pronti a manifestare con la Fiom. Tutte le novità e le ultime notizie sui principali temi previdenziali

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Maurizio Landini convoca già una manifestazione per il 17 giugno e tra i lavoratori precoci c’è chi è pronto a scendere in piazza per ricordare la propria richiesta di riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41. Il Segretario generale della Fiom, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha infatti spiegato che l’emendamento alla manovra che intende introdurre degli strumenti per sostituire i voucher sono una presa in giro rispetto al fatto che doveva tenersi un referendum abrogativo proprio sui buoni lavoro. E alcuni membri del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti vorrebbero approfittarne, quindi, oltre che per far sentire la propria vicinanza a questa battaglia, per ricordare la loro, sulla quale hanno trovato in diverse occasioni proprio il supporto di Landini. Vedremo quindi se il 17 giugno in piazza San Giovanni a Roma ci saranno tante magliette con il numero 41.

La battaglia dei lavoratori precoci non si è fermata nemmeno nel fine settimana, dato che in alcune piazze italiane è andata avanti la raccolta firme a sostegno della petizione per chiedere che la riforma delle pensioni proposta da Cesare Damiano sia almeno discussa in aula. Si tratta di un’iniziativa importante, anche perché farebbe capire quanto i parlamentari sono favorevoli o meno alla flessibilità pensionistica. La proposta dell’ex ministro del Lavoro, infatti, oltre alla Quota 41 per tutti prevede la possibilità di accedere alla pensione già a 62 anni, a fronte di una penalizzazione, senza il coinvolgimento di banche e assicurazioni come avviene nel caso dell’Ape. Dunque si tratta di una proposta che non riguarda solamente i lavoratori precoci, ma anche gli altri cittadini ed è per questo che vengono invitati ad aderire a questa petizione. A quanto pare l’adesione online sulla piattaforma di Change.org resterà aperta fino a fine giugno, per continuare poi solo in forma cartacea.

“È una vergogna e una presa in giro, il solito tentativo della casta di crearsi una corsia preferenziale, di approvarsi un privilegio che è negato ai comuni mortali”: la dura reprimenda del M5s sul tema pensioni e vitalizi dei parlamentari, prende ancora una volta di mira la proposta dem di Matteo Richetti, come ampiamente già visto in questi ultimi giorni. «Questo emendamento, a firma della deputata Pd Gasparini, prevede di aumentare la pensione di reversibilità per i congiunti dei parlamentari, addirittura del 20%», attacca ancora il blog di Grillo con il comunicato di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle. La proposta dei Cinque Stelle si riferisce all’idea lanciata dal vicepresidente Camera, Luigi Di Maio e si contrappone ovviamente allo studio portato dai deputati Pd: «Abbiamo sempre detto che avremmo votato il ddl Richetti così com’era, senza trucchi o inganni da parte dei democratici. Noi vogliamo l’abolizione dei vitalizi e non è accettabile che, con una mano togli un privilegio, e con un’altra ne inserisci un altro», rilanciano ancora i grillini sul Blog M5s. (agg. di Niccolò Magnani)

Continua a esserci confusione intorno all’Ape sociale e alla Quota 41 i cui decreti attuativi sono stati da poco firmati dal Premier Gentiloni. Un appartenente al gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti ha infatti scritto un post in cui scrive che un patronato importante gli ha fatto sapere che la mobilità non è considerata disoccupazione e quindi non consentirebbe di accedere alla Quota 41. L’utente chiede quindi agli altri iscritti se sappiano qualcosa al riguardo e c’è chi consiglia al richiedente di cambiare patronato, perché la mobilità è un ammortizzatore sociale come gli altri e quindi non dovrebbe comportare un tipo di trattamento diverso. Tuttavia c’è anche chi invita ad attendere la pubblicazione dei decreti attuativi per dare un verdetto definitivo, perché forse i contributi figurativi potrebbero non essere conteggiati. Dunque, come si vede, la confusione non manca.

La riforma delle pensioni targata Fornero ha alzato l’età pensionabile in Italia. Eppure non manca chi va in quiescenza prima dei 60 anni. Truenumbers ha riportato i dati dell’Inps relativi proprio all’età media effettiva alla decorrenza della pensione per gli appartenente al Fondo pensioni lavoratori dipendenti, relativi al 2016, da cui emerge che ci sono state 34.629 pensioni di anzianità erogate a cittadini tra i 55 e i 59 anni. Un numero che tra l’altro rappresenta la metà circa di tutti i trattamenti di anzianità erogati l’anno scorso. Dunque, non manca certo chi non riesce ad andare in pensione prima di superare i quasi 67 anni richiesti, ma c’è anche chi riesce a farlo con un certo anticipo. E non sembra trattarsi di casi isolati. 

Se Salvini richiama l’importanza di una riforma delle pensioni e spera di tornare presto al voto, Renato Brunetta gli ricorda quanto è importante il centrodestra unito. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera si è rivolto al leader della Lega Nord spiegando che la volontà degli azzurri è quella di “costruire il centrodestra unito di governo partendo dai programmi e dai valori comuni: dalla flat tax (già nel programma di Forza Italia nel ’94, con la firma del prof. Martino) alla lotta all’immigrazione clandestina; dall’attacco al debito a una nuova Europa; da un fisco più leggero al supporto alle famiglie; dal lavoro alle pensioni, e tanto altro ancora”. E Brunetta invita quindi Salvini a costruire un programma comune, anziché “fare inutili polemiche”. Un programma in cui sembra possano esserci punti in comune, anche sulle pensioni.

È un post duro contro la classe politica quello che Fiorella Mannoia ha scritto sulla sua pagina Facebook per commentare la proposta di riforma delle pensioni di reversibilità dei parlamentari di Daniela Gasparini. La deputata del Pd ha infatti chiesto che in determinate situazioni i familiari dei parlamentari possano ricevere una maggioranze dell’assegno di reversibilità per evitare che “finiscano a fare i giardinieri e le sguattere”. La Mannoia ha quindi scritto, rivolta alla Gasparini: “Tanto vivete in un universo parallelo da non rendervi conto neanche di quello che dite, avete perso il contatto con la realtà. Signora lei è senza rispetto, in un Paese normale per queste parole chiederebbero le dimissioni, ma non si preoccupi, non accadrà. Magari i congiunti dei comuni mortali potranno venire a fare le ‘sguattere’ i ‘giardinieri’…. a casa sua”.

Il dibattito sulla riforma delle pensioni dei politici arriva anche al Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato, presieduto da Leo Taroni. Agenparl ha infatti diffuso una sua nota in cui c’è una presa di posizione rispetto ai vitalizi dei parlamentari. Il Sovrano Gran Commendatore ricorda anzitutto che per i giovani italiani c’è la prospettiva di dover lavorare fino a 70-75 anni per ricevere poi un assegno pensionistico di importo nettamente inferiore rispetto a quello attuale. Inoltre, coloro che oggi hanno più di 50 anni e hanno carriere discontinue rischiano di aver bisogno di un sussidio di povertà. Taroni ricorda anche gli “scippi” sulle pensioni avvenuti a danno dei cittadini, come nel caso dei 4 miliardi di euro di risparmi generati dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore pubblico che sarebbero dovuti servire per finanziare interventi a favore della maternità, degli asili nido e delle italiane in generale: cosa che non è accaduta. Di contro, i politici continuano a godere di privilegi e pensano a tagliare le pensioni d’oro piuttosto che intervenire sui costi della politica.

Per Taroni, quindi, “come sono state messe le ‘mani’ sui conti correnti la notte tra il 9 10 luglio del 1992 in cui il governo Amato prelevò il sei per mille da tutti i depositi bancari senza autorizzazione da parte degli italiani e come è stata innalzata l’età pensionabile, è giunto il momento che i tanti potenti di quest’Italia immobile rispondano al sistema pensionistico vigente in Italia, senza alcun privilegio o sconto, anche perché la Politica non ha sollevato i dubbi di costituzionalità”. Tutto questo perché “servire il Paese è un dovere e non è uno status da ‘piccoli Cesari’ privilegiati”.

Continua a far discutere la scelta dei deputati all’Assemblea regionale siciliana del Movimento 5 Stelle di rinunciare al loro vitalizio in maniera irrevocabile, atto che rientra nel dibattito sempre caldo sulla riforma delle pensioni dei politici. Davide Faraone sulla sua pagina Facebook spiega che l’atto di rinuncia dei pentastellati è “assolutamente inefficace”, perché “trattandosi di un diritto acquisito, anche fra 20 o 30 anni, e perfino singolarmente, gli ex deputati potrebbero rivendicare quanto maturato e, per legge, lo otterrebbero”. Il sottosegretario alla Salute descrive così l’iniziativa M5S: “Si è trattato, per dirla in vernacolo siciliano, di una evidente ‘pupiàta’ per apparire in TV, ingannando gli elettori”. Faraone ha quindi ricordato che l’unica legge che potrebbe intervenire sui vitalizi è quella di Matteo Richetti che a breve verrà votata in Parlamento.

I lavoratori precoci stanno continuando a raccogliere le firme per far sì che la proposta di riforma delle pensioni di Cesare Damiano venga almeno discussa alla Camera, visto che contiene la Quota 41 per tutti. La loro battaglia per poter accedere alla quiescenza dopo 41 anni di contributi sembra però trovare più accoglimento altrove che non nell’ex ministro del Lavoro. Davide Tripiedi, per esempio, sulla sua pagina Facebook racconta di aver incontrato i precoci durante la loro manifestazione davanti a Montecitorio e di ritenere giusta la loro battaglia, che dovrebbe, a suo modo di vedere, essere combattuta anche dai giovani, visto che potrebbe mettere in moto un meccanismo di ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Tripiedi ha quindi scritto che il Movimento 5 Stelle è al fianco dei lavoratori precoci. Lo stesso non si può dire di Damiano, che negli ultimi mesi non pochi precoci hanno criticato per aver smesso di combattere accanto a loro.





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