Il Ministro dell'Interno Piantedosi studia un'alternativa allo scioglimento dei Comuni per mafia: “supportare i sindaci con le prefetture”. Come funziona
LA PROPOSTA DEL VIMINALE SUL NODO DEI COMUNI SCIOLTI PER INFILTRAZIONE MAFIOSA
Anche solo prendendo in esame le attuali Elezioni Amministrative in corso oggi e domani in 125 Comuni d’Italia, non sono pochi i casi di giunte che tornano alle urne dopo una breve-lunga fase di commissariamento a seguito dello scioglimento dei Comuni per mafia: ebbene, parte da questo assunto (anche se in realtà, come vedremo, arriva da lontano, ndr) la proposta formulata dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ospite a Caivano del dibattito organizzato da alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia.
In sostanza, il responsabile del Viminale sottolinea la necessità di introdurre misure alternative al “mero” scioglimento dei Comuni in caso di presente infiltrazione mafiosa: Piantedosi ha spiegato dal palco di Caivano che il Governo Meloni è al lavoro con i tecnici del Ministero dell’Interno per creare un’alternativa formale e istituzionale allo scioglimento per infiltrazioni di Camorra, Cosa Nostra, ’Ndrangheta e quant’altro. Il punto è dunque creare una sorta di «terzo genere» tra scioglimento e non scioglimento, utilizzando il ruolo delle prefetture in maniera più centrale e responsabile.
Se è vero infatti che i prefetti già svolgono il ruolo di coadiuvare le amministrazioni comunali come avamposto dello Stato e del Viminale, la proposta studiata da Piantedosi vede una sorta di alternativa e supporto ai Comuni colpiti da indagini ed episodi di presunte infiltrazioni nell’ambito di presidiare la piena legalità interna. Se da un lato il Ministro in quota Lega non ritiene lo scioglimento dei Comuni come “istituto” che veicoli un’infiltrazione della criminalità organizzata, è anche vero che occorre fare una riflessione se esso può sempre essere la soluzione idonea e appropriata «negli esiti che ci sono dopo 18 mesi di gestione commissariale».
IL METODO CAIVANO E IL SUPPORTO DELLE PREFETTURE
In sostanza per il Ministro Piantedosi alle volte non è sufficiente lo scioglimento del Comune per debellare l’infiltrazione e la presenza delle mafie all’interno delle amministrazioni: per questo motivo occorre rendere più centrale il supporto operativo delle prefetture a fianco del sindaco, e non facendolo decadere prima ancora di un processo o della fine delle indagini.
Serve «affiancare i sindaci», secondo il titolare del Viminale per provare a comporre strade parallele dal semplice scioglimento della giunta: dai risultati avuti nella lotta contro l’illegalità con il “metodo Caivano” è poi lo stesso Ministro dell’Interno a considerare l’elemento chiave per la legalità e l’inclusione, per recuperare (in parte) la fiducia dell’elettorato italiano spesso sfiduciato per la strisciante criminalità dentro e fuori le grandi città. È di appena poche settimane fa la decisione del Viminale di commissariare dopo aver sciolto per mafia i Comuni di Caserta, Aprilia e Casabona.
«Si è fatta professione di volontà nell’affrontare i problemi storici dei nostri territori», commenta ancora il titolare del Viminale a margine dell’evento di Caivano che nel frattempo aveva suscito le ire delle opposizioni, su tutte l’Alleanza Verdi-Sinistra che con il capogruppo alla Camera Zaratto parla di dichiarazioni e scenari «inquietanti». La lettura a sinistra è che l’input dato da Piantedosi nel trovare un’alternativa allo scioglimento dei Comuni sia in realtà un modo di affiancare i prefetti (guidati dallo Stato, ndr) ai sindaci presunti mafiosi e/o indirettamente colpiti da indagini sulla propria giunta cominale.
In realtà la proposta del Ministero responsabile della sicurezza e del contrasto all’illegalità era già presente nel programma del Centrodestra alle ultime Elezioni, in particolare nel piano della Lega per ripristinare piena efficienza nella lotta alle criminalità organizzate: secondo Salvini occorreva infatti depotenziare lo scioglimento dei Comuni come “arma” contro la mafia, puntando invece alla decadenza del singolo potenziale “colluso” nell’amministrazione comunale e affiancando appunto il sindaco con un commissario prefettizio e con personale comunque esterno a quel singolo paese.
