Biden accusato di aver nascosto rischi di miocarditi per favorire i vaccini Covid. Funzionari sanitari sotto inchiesta, fda revoca richiami under 65
Una commissione del Senato degli Stati Uniti ha accusato pesantemente l’amministrazione Biden, sostenendo che alcuni funzionari federali abbiano deliberatamente minimizzato la grandezza dei rischi di miocarditi e altri effetti collaterali legati ai vaccini anti-Covid, nel tentativo di preservare la fiducia dell’opinione pubblica e durante un’audizione della sottocommissione per la sicurezza interna, il senatore Ron Johnson ha presentato documenti ottenuti tramite il Freedom of Information Act, dai quali emergerebbe che già nel febbraio 2021 i Centers for Disease Control (Cdc) erano a conoscenza di segnali preoccupanti provenienti da Israele riguardo infiammazioni cardiache.
A a fine aprile dello stesso anno, la farmacovigilanza aveva segnalato quasi 3.000 morti avvenuti entro 48 ore dalla vaccinazione, con il 46% dei casi concentrati nei primi tre giorni ma nonostante questi dati, i vertici sanitari – tra cui Anthony Fauci e Francis Collins – avrebbero scelto di descrivere le miocarditi come fenomeni “rari e lievi”, rinunciando così a diffondere allarmi ufficiali per timore di spingere lo scetticismo vaccinale.
Secondo Johnson, si sarebbe trattato di una strategia consapevole, messa in atto per salvaguardare la narrazione positiva sui vaccini, anche a costo di sacrificare trasparenza e sicurezza e i cosiddetti Pfizer Papers, un insieme di 450.000 pagine di documenti interni resi pubblici per via giudiziaria, sembrerebbero avvalorare questa tesi, rivelando buchi negli studi clinici e una precoce consapevolezza dei possibili danni multisistemici, uno scenario descritto nei documenti come “malattia CoVax”, con un’incidenza tripla tra le donne rispetto agli uomini.
L’eredità scomoda dell’era Biden: dalle miocarditi alle retromarce
Alla luce delle nuove dichiarazioni, le agenzie federali stanno riconsiderando alcune scelte, ad esempio la Food and Drug Administration (Fda) ha sospeso i richiami vaccinali per gli under 65, mentre i Cdc stanno valutando la possibilità di escludere l’obbligo vaccinale per i bambini dal calendario pediatrico (una modifica che trasferirebbe sui genitori l’onere economico di possibili dosi).
Allo stesso tempo, l’amministrazione Trump ha avviato verifiche sugli ordini esecutivi firmati da Biden tramite “autopen”, incluso un controverso provvedimento di perdono anticipato nei confronti di Fauci, personaggio fondamentale nell’ambigua gestione del Covid, ed oggi sempre più criticato per l’imposizione di lockdown, obblighi di mascherina e la diffidenza verso le terapie precoci.
Nel suo rapporto provvisorio, Johnson ha definito le politiche sanitarie dell’amministrazione Biden come “devastanti e irrazionali”, citando il caso del Remdesivir – promosso nonostante l’efficacia limitata – e l’insistenza quasi ossessiva sulle vaccinazioni, spesso a scapito di un’analisi rigorosa dei costi e benefici e anche in Europa, dove molte istituzioni hanno mantenuto il silenzio, il caso americano inizia a farsi sentire.
Se da un lato aziende come Pfizer e Moderna hanno registrato guadagni per 216 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2022, dall’altro cresce la richiesta di una presa di responsabilità verso chi avrebbe sminuito i rischi pur di sostenere l’agenda vaccinale; con Fda e Cdc oggi in fase di revisione, il tema Covid si riapre tra sospetti di conflitti d’interesse e possibili manipolazioni scientifiche, un’eredità che potrebbe pesare sull’ex presidente e su chi ha condiviso le sue scelte.
