Germania, aumentano gli investimenti delle imprese in Cina: il rischio è di una completa dipendenza da Pechino a discapito dell'intera UE
Nonostante i costanti allarmi che arrivato dall’Unione Europea, da alcuni osservatori e da varie parte della società civile e industriale, la Germania sembra avere un vero e proprio problema di investimenti in Cina, in costante aumento specialmente per le industrie che si trovano a fare i conti con la galoppante crisi economica: un segnale – a dir poco – preoccupante perché se le industrie tedesche (e ci arriveremo tra un attimo) sviluppassero un’eccessiva dipendenza dalla Cina, Pechino potrebbe facilmente approfittarne per dettare legge in tutta Europa.
Procedendo per ordine, è importante partire dalla portata dei suddetti investimenti della Germania sul suolo cinese: tra il 2023 e il 2024 – non sono ancora disponibili i dati del 2025, anno ancora più complesso economicamente rispetto a quello precedente -, infatti, secondo il Mercator Institute for China Studies le aziende tedesche hanno investito 1,3 miliardi di euro in più per un totale (sempre nel 2024) di oltre 5,7 miliardi.
Quasi superfluo dire che sono soprattutto le aziende dell’automotive tedesco – ovvero quelle maggiormente colpite dalla crisi – a star spostando la loro produzione sul suolo della Cina con un totale di 4,2 miliardi investiti tra il 2023 e il 2024, cresciuti del 69% e ormai pari a circa due terzi dell’intero parco si investimenti delle imprese automobilistiche: non a caso, attualmente quello cinese è il mercato più importante per tutti e tre i “mostri sacri” dell’ingegneria tedesca, tra BMW, Mercedes e Volkswagen.
Non solo, però, perché al contempo anche il colosso chimico tedesco BASF ha avviato un piano da – addirittura – 8,7 miliardi di investimenti in Cina, unitamente a Bosch che mentre si vede costretta a licenziare sempre più dipendenti tedeschi, aumenta la produzione di alcuni componenti tecnologiche sul suolo del Dragone; mentre per capire la portata complessiva si può considerare che se la media degli investimenti fino al 2019 era pari a 3,3 miliardi di euro, attualmente – come dicevamo prima – ha superato i 5 miliardi annuali.
Cosa c’è dietro agli investimenti delle imprese in Cina: “Un potenziale rischio per la Germania e per l’intera UE”
Ovviamente i rischi di una simile espansione degli investimenti tedeschi in Cina sono parecchi, partendo dalla possibilità – nel mezzo degli scontri commerciali con l’UE – che Pechino possa decidere di punto in bianco di limitare le esportazioni dal suo territorio al blocco europeo; ma arrivando fino al più grave rischio che il Dragone sfrutti la dipendenza delle imprese tedesche per fare pressioni sulla Germania affinché orienti a seconda dei suoi interessi l’intera economia europea.

Dal conto suo, peraltro, il governo non sembra veramente intenzionato a mettere in campo misure per limitare l’espansione degli investimenti: in gioco c’è, infatti, l’intera economia della Germania che – come ben si saprà – sta affrontando una delle sue più feroci (per non dire la più feroce) crisi economiche degli ultimi decenni, con la produzione a Pechino che permette di contenere notevolmente i costi che dovrebbero essere affrontati producendo sul suolo tedesco.
D’altra parte qualche segnale positivo era emerso da parte di Scholz all’epoca in cui era ancora cancelliere della Germania e dopo diverso tempo di inattività il successore Merz settimana scorsa ha dato il via ai lavori del Consiglio per la sicurezza nazionale: per ora, tuttavia, si è discusso solamente di diversificare le fonti di approvvigionamento tedesche, con una mossa che richiederà almeno un paio di anni con il rischio che nel frattempo aumenti ulteriormente la dipendenza dalla Cina.
