Romano Colozzi (Cesena, 1949) si è laureato in lettere classiche ed è stato insegnante di italiano e latino. Ricopre il primo incarico istituzionale nel 1975 come consigliere comunale di Cesena, dove rimane per tre legislature fino al 1990. Nel 1983 entra a far parte del Comitato di gestione dell'Usl n. 39 di Cesena dove cura il sistema informativo e la Scuola di Formazione infermieristica. Dal 1986 al 1988 è membro del Consorzio Romagna Acque per la costruzione della diga di Ridracoli (Forlì). Nel 1990 è eletto consigliere regionale in Emilia-Romagna, dove resta fino al 1995, dedicandosi a problematiche istituzionali e regolamentari. Dal 1997 è consulente del presidente della Regione Lombardia per gli affari istituzionali e le politiche sociali. In questa veste ha curato in particolare le problematiche della riforma federalista dello Stato e le politiche per la famiglia. Dal 2000 al 2013 è assessore al Bilancio, finanze e rapporti istituzionali di Regione Lombardia e, in questa veste, ricopre anche l’incarico di presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, per il rinnovi contrattuali e di coordinatore degli assessori al Bilancio della Conferenza delle Regioni. Dal 2006 al 2010 è presidente del Consiglio di sorveglianza di Lombardia informatica Spa. E dal 2008 al 2010 fa parte del Consiglio di amministrazione dell’Unire. Dal 2004 fino alla fine del suo mandato di assessore è consigliere d'amministrazione di Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Dal 2010 ad aprile 2013 è nominato dal ministro dell’Economia Tremonti nel Cda di Cassa depositi e prestiti. Dal 1 maggio 2013 al 30 aprile 2018 ricopre l’incarico di segretario generale del consiglio regionale della Lombardia.
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Salvini non ha saputo smuovere gli indecisi; FI ha propiziato la sconfitta con 80mila voti persi, e il Pd deve ringraziare M5s. L’analisi dei risultati delle elezioni in Emilia-Romagna
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I dati Istat sulla denatalità e la crisi della famiglia sono allarmanti. Ma sono proprio politiche come quelle di Bonaccini a produrli
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Sembra che il governo si appresti ad inserire, all’interno del ddl Bilancio 2020-2022, la legge quadro sulle autonomie. A pensar male ci si azzecca
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