Aumentano i battezzati adulti in Francia: un ritorno alla fede che nasce da un bisogno di senso cui la “città secolare” non sa rispondere
La notte di Pasqua, nelle chiese di Francia c’è stata la novità dei battesimi di adulti. Quest’anno sono 10.384. Non si tratta di una cifra irrilevante in quanto si è dinanzi ad un fenomeno in progressione costante: due anni fa erano 5.423 e lo scorso anno 7.135. Per di più un tale fenomeno non riguarda solo gli adulti, ma si segnalano anche gli adolescenti tra i 12 ed i 18 anni: erano 2.953 nel 2023, sono 7.404 quest’anno. E non si tratta affatto di richieste estemporanee, dettate sull’onda di un’emozione per sua natura passeggera, bensì di decisioni che per essere realizzate richiedono un percorso di formazione catecumenale di due anni presso operatori pastorali qualificati.
Da qui una prima importante considerazione: chi richiede il battesimo non vuole solo il rito, ma domanda anche la preparazione per riceverlo. La richiesta del sacramento è accompagnata da quella del cammino da fare per esserne degni. Non è solo una richiesta di appartenenza, ma vuole anche appropriarsi di una conoscenza. In conclusione non si tratta solo di voler essere battezzati, ma di entrare nell’abito nuovo di chi rinasce alla fede.
Ovviamente non si tratta di un ritorno del sacro, o di un declino della secolarizzazione. Ma i fiumi carsici della ricerca personale continuano ad affiorare alla superficie. E ad emergere sono domande sincere, richieste di verità e domande di senso. Quello stesso senso che è invece lentamente scivolato via dal mondo ordinario, sempre più immerso in una mesta ordinarietà, nella quale, in mancanza della gioia che solo un cuore acceso sa dare, bisogna accontentarsi dell’euforia.
È molto probabile che un tale fenomeno prosegua la sua crescita per diversi anni in quanto è assicurato da almeno tre elementi che ne svelano la non superficialità.
Il primo di questi è stato costituito dalle forti anticipazioni della presenza giovanile durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Un fenomeno che ha manifestato un interesse reale ed un legame affettivo ben lontani dallo spegnersi. C’era una domanda viva al giubileo di Tor Vergata, che aveva rivelato come l’attesa del Redentore fosse più che reale.
Il secondo elemento è dato dalla presenza di una Chiesa viva, che non ha mancato di rivelare una forte visibilità pubblica nel caso della “Manif pour tous”. La sua vitalità è stata tale da arrivare a parlare nel 2014 di “maggio cattolico”. Quanti richiedono il battesimo, preparandovisi per due anni, hanno pertanto la percezione di entrare a far parte di una Chiesa viva, capace di uno sguardo sul mondo, di una capacità di esserci anche al di là del perimetro privato delle vite interiori.
Il terzo motivo è dato dall’indiscutibile “decadenza funzionale” che sta attraversando il polo opposto della “città secolare” sul piano dei comportamenti. L’allontanamento religioso vissuto, da almeno ottant’anni, come autonomia da principi e legami ereditati, nonché come distacco da modelli di comportamento e codici di vita praticati è arrivato a fine corsa. Se gli allontanamenti e gli abbandoni degli anni Sessanta e Settanta si realizzavano tanto più volentieri quanto più si viveva la felice speranza di soddisfare esigenze di autenticità e di espressività fino a quel momento percepite come represse, oggi una tale promessa appare ben più limitata.
Oggi, una volta sperimentate le criticità ed i vuoti di senso che attraversano la società secolarizzata, sono queste stesse esigenze di autenticità e di espressività che si ripresentano irrisolte. Quella volontà di vita che si voleva realizzare “senza padri, né maestri”, sfidando un mondo che veniva percepito come ancora denso di vincoli e di condizionamenti, si va oggi trasformando sempre di più in una ricerca di principi primi, di criteri di risposta alla vita basati su principi forti più che su emozioni temporanee. Proprio per questo la richiesta di essere battezzati è destinata a durare.
Quanti oggi richiedono il battesimo non si presentano per partecipare, ma per apprendere e per capire. La prospettiva è quella di entrare stabilmente all’interno di una ecclesia dalla quale non ci si vuole staccare e che va ben al di là delle singole comunità cristiane che si incontreranno sulla strada. L’obiettivo è quello di far entrare Cristo nella propria vita, e possibilmente di mantenerlo all’interno di questa.
Lo si voglia o no, la richiesta di essere battezzati segnala l’emergere di una generazione nuova dove i segni dei tempi sono quelli dell’impossibile rinuncia a un legame di fede e a un’appartenenza ecclesiale dalla quale non ci si vuole più separare ed alla quale si vuole partecipare come popolo di Dio, parte vitale, in corpo e in spirito. Dove la Parola non cade senza essere ascoltata ed apprezzata. Decisione solenne di cuore e ragione, in un nuovo e forte sodalizio tra l’uno e l’altra.
Si tratta così di una domanda nuova, che non viene a strascico di una tradizione. Non è il recupero di una usanza, bensì il desiderio di una formazione. Là dove essere educati alla fede vuol dire anche trovare le ragioni per focalizzare i principi di vita e definire i modelli di esistenza che ne conseguono.
Verosimilmente quanti richiedono il battesimo e vi si impegnano con due anni di catecumenato non vogliono essere edotti per sapere, ma vogliono apprendere per essere: la posta in gioco non è solo conoscitiva, ma esistenziale. Non vanno alla ricerca di una conoscenza, ma di una vita.
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