EUGENIO MONTALE, CHI È?/ Poeta e giornalista: amore eterno con moglie Drusilla Tanzi

- Andrea Murgia

Eugenio Montale, chi è? Il poeta partecipò alla guerra, ma fu anche un inviato del "Corriere della Sera" in Terra Santa nel 1964. Retroscena, aneddoti e curiosità

eugenio_montale_poesia_web Eugenio Montale (1896-1981) (Foto dal web)

Oggi, martedì 12 ottobre 2021, decorre il 125° anniversario dalla nascita di Eugenio Montale. Il poeta, tra i più apprezzati in Italia e non solo, ha legato gran parte delle sue opere all’amore eterno con la moglie Drusilla Tanzi, anch’ella scrittrice. La donna morì nel 1963, una data che segna il cambiamento nello stile di scrittura dell’autore. I componimenti a lei dedicati sono ad ogni modo numerosi: tra questi tutti quelli delle sezioni Xenia I e Xenia II, della raccolta poetica Satura. Uno dei più celebri è “Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale”.

Le figure femminili che compaiono nelle poesie di Eugenio Montale, ad ogni modo, non sono poche. Il giornalista aveva una vera e propria propensione nei confronti di queste ultime. Esse si raggruppano in tre categorie ben precise: la donna superiore; la donna mostruosa; la donna complice e sorella. Ognuna di loro ha un ruolo ben preciso nei componimenti. (Agg. di Chiara Ferrara)

EUGENIO MONTALE: L’INCONTRO CON PAPA PAOLO VI

In occasione di questa giornata dedicata alla memoria di Eugenio Montale, uno dei più grandi poeti del Novecento, approfondiamo la sua figura non soltanto da un punto di vista prettamente letterario, ma andando anche a scandagliare il limbo delle curiosità, alla ricerca degli aneddoti meno conosciuti legati alla figura di uno dei più importanti autori del secolo scorso. Una di queste, è la motivazione del Premio Nobel per la Letteratura vinto nel 1975, che non sempre viene riportata: Montale lo conquistò “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”.

Non solo poeta, però: Eugenio Montale era anche un giornalista e, in qualità di inviato per il “Corriere della Sera”, documentò il pellegrinaggio di Papa Paolo VI in Terra Santa nel 1964. Inoltre, indiscrezioni non confermate ufficialmente sostengono che ci sarebbe stato anche il padre di “Ossi di seppia” tra i partecipanti al famoso brindisi alla carcerazione di Giovannino Guareschi in occasione del premio Bagutta del 1954. Infine – questo lo si sa di certo – nel 1991, dieci anni dopo la sua morte, come egli stesso aveva predisposto, fu pubblicato da Mondadori il volume di poesie inedite “Diario postumo”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)

EUGENIO MONTALE: PESSIMISMO ETERNO, DAL FASCISMO AL DOPOGUERRA

Eugenio Montale, celebrato oggi 12 ottobre per il suo 125 anniversario, nel 1917 ha combattuto in Vallarsa e un anno dopo concluse a Rovereto l’esperienza. In seguito fu trasferito a Chienes, poi al campo di reduci di guerra dell’Eremo di Lanzo e, infine, fu congedato nel 1920 con il grado di tenente. Durante gli anni del fascismo, Montale prese le distanze dall’ideologia sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.

L’antifascismo di Eugenio Montale aveva una dimensione perlopiù culturale. Il poeta ha vissuto il periodo della dittatura nella sua Liguria, che gli ispirò una visione profondamente negativa della vita. Il suo pessimismo, non essendo immediatamente riconducibile alla politica, sopravvisse però anche dopo l’avvento della democrazia, come è possibile evidenziare ne “La bufera e altro”,  con il suo non riconoscersi nei due partiti principali (Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano) e nella società dei consumi. (agg. di Andrea Murgia)

EUGENIO MONTALE, LE DONNE-MUSA DELLA SUA VITA

Eugenio Montale, oltre ad essere riconosciuto all’unanimità come uno dei poeti più importanti d’Italia e non solo, così come testimoniato dal premio Nobel, è famoso anche per i suoi tanti amori. Lo scrittore genovese ebbe infatti svariate donne nella sua vita, e tutte per certi versi divennero delle sue muse ispiratrici, a cominciare dalla più famosa, la collega Drusilla Tanzi, quella che poi sarebbe divenuta sua moglie nel 1962, un anno prima di morire, dopo un lunghissimo periodo di convivenza.

Eugenio Montale la chiamava affettuosamente “Mosca” nelle sue poesie, per via della sua miopia, e ad essa è dedicato uno dei suoi lavori più belli, la poesia numero 5 di Xenia II: “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, ne più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue”. Fra le altre donne della vita di Eugenio Montale si ricorda anche Anna degli Uberti, conosciuta in tenera età, ma anche Irma Brandeis, americana che nelle poesie è chiamata Clizia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EUGENIO MONTALE CHI È? SIGNIFICATO DE “SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO”

Nel giorno in cui Google celebra con un apposito doodle la figura di Eugenio Montale, sono tanti i personaggi celebri che stanno a loro volta commentando sui social il 125esimo anniversario della nascita del grande scrittore. Noi de ilsussidiario.net, però, vogliamo approfittare di questa ricorrenza per indagare soprattutto il suo pensiero. Come non citare allora uno die suoi componimenti più iconici: “Spesso il male di vivere ho incontrato”. Questi i versi di un’opera entrata di diritto nella storia della letteratura: “Spesso il male di vivere ho incontrato: | era il rivo strozzato che gorgoglia, | era l’incartocciarsi della foglia | riarsa, era il cavallo stramazzato. | | Bene non seppi, fuori del prodigio | che schiude la divina indifferenza: | era la statua nella sonnolenza | del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato“. Il significato di questa poesia è chiaro: secondo Montale la vita non è altro che un continuo accumularsi di dolore. Alla poesia l’ingrato compito di raccontarle, ma senza farsi strane illusioni: porvi rimedio, cambiare il corso, non si può. (agg. di Dario D’Angelo)

EUGENIO MONTALE: LA SUA CONCEZIONE DELLA VITA

Sono tante le frasi e le citazioni che Eugenio Montale, poeta italiano celebrato oggi da Google con un Doodle, ci ha lasciato. Ad esempio nel corso della sua esistenza aveva parlato così della vita, dimostrando un grande avanguardismo: “La vita deve essere vissuta, non pensata, perché la vita pensata nega se stessa e si mostra come un guscio vuoto. Bisogna mettere qualche cosa dentro questo guscio, non importa che cosa”. Eugenio Montale è stato di fatto un autodidatta, essendosi formato con l’istruzione ma anche grazie alla voglia intrinseca di imparare, e proprio per questo fra le sue massime vi era: “Essere sempre tra i primi e sapere, ecco ciò che conta”.

In un’occasione aveva rilasciato anche delle piacevoli dichiarazioni sulla sua famiglia, in cui parlando dei suoi fratelli aveva spiegato: “Eravamo una famiglia numerosa, i miei fratelli andavano nello scagno (l’ufficio, in genovese), l’unica mia sorella frequentò l’università, per me non era il caso di parlarne. In molte famiglie esisteva il tacito accordo che il cadetto fosse dispensato dal tenere alto il buon nome della famiglia”. Infine fra le citazioni più note di Eugenio Montale vi è una frase che di fatto ognuno di noi potrebbe fare sua: “Piuttosto che fermarsi a mezza via, val meglio non cominciare”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EUGENIO MONTALE CHI E’ QUANDO DICEVA: “L’UOMO DI OGGI? ESTRANEO FRA ESTRANEI”

Eugenio Montale avrebbe compiuto oggi 120 anni, e Google ha deciso di dedicare all’immenso poeta italiano la sua “home page” con uno splendido Doodle. Noi vogliamo ricordare lo scrittore e filosofo genovese, scomparso il 12 settembre del 1981, con alcune delle sue frasi e citazioni più celebri, come quando descrivendosi diceva: “Io sono come un vino che sta invecchiando. Il vino invecchiando dicono che migliori, ma non tutti i vini migliorano, alcuni inacidiscono”.

Eugenio Montale parlò anche della religione durante una sua intervista e in quel caso disse: “Bisogna andare in Oriente per capire cos’è la religione. Ho inteso veramente il sentimento religioso solo laggiù; la vera sede delle religioni è l’Oriente. E, dopo tutto, il cattolicesimo è una religione orientale, che si è diffusa dovunque, ma che forse solo lo spirito di quei paesi può assimilare e accettare totalmente”. Infine un pensiero sui tempi in cui viveva Eugenio Montale, maledettamente d’attualità: “Tutto fa pensare che l’uomo d’oggi sia più che mai estraneo vivente tra estranei, e che l’apparente comunicazione della vita odierna − una comunicazione che non ha precedenti − avvenga non tra uomini veri ma tra i loro duplicati”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EUGENIO MONTALE, CHI È IL POETA E PREMIO NOBEL CHE SEGNÒ LA LETTERATURA ITALIANA

Oggi 12 ottobre 2021 si celebra il 125esimo compleanno di Eugenio Montale. Il Doodle di Google è dedicato proprio al poeta, critico e traduttore, considerato uno dei più grandi autori della storia contemporanea per la sua capacità di catturare le emozioni umane. Nato in questo giorno nel 1896 a Genova, Montale intraprese inizialmente la carriera di cantante d’opera baritono prima di trovare la sua vera strada, quella di poeta.

Nella sua prima raccolta, “Ossi di seppia” del 1925, l’autore Eugenio Montale ha usato la costa rocciosa italiana come simbolo per fornire sia ai suoi lettori sia a se stesso una fuga dall’ansia dell’Italia del dopoguerra. Questa raccolta, acclamata dalla critica, si distingueva dal linguaggio delle poesie dell’epoca e rappresentava un’inversione di tendenza per i simbolisti letterari del XX secolo.

EUGENIO MONTALE: IL PREMIO NOBEL NEL 1975

Nonostante abbia rifiutato l’etichetta, Eugenio Montale, il poeta nato oggi 12 ottobre, giornata in cui si celebra il suo 125esimo anniversario, è considerato tra i fondatori del movimento poetico modernista dell’ermetismo, uno stile letterario non sempre di facile interpretazione per il lettore, spesso ottenuto attraverso analogie volutamente difficili da capire e utilizzando un linguaggio emotivo.

Montale ha ottenuto la fama mondiale per cinque volumi di poesia simbolista pubblicati durante i suoi 50 anni di carriera di scrittore. Inoltre, ha lavorato come saggista di fama internazionale, critico musicale e letterario e traduttore di classici inglesi che vanno da Shakespeare a Mark Twain. Nel 1975, Montale ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. Spesso citata nell’opera dei poeti moderni, la notoriamente difficile poesia di Montale continua ad avere un profondo effetto sul mondo letterario di oggi.

IL CAMBIAMENTO NELLO STILE DI EUGENIO MONTALE

Eugenio Montale, celebrato oggi nel Doodle per i suoi 125 anni, fu anche scrittore, filosofo, giornalista e critico musicale. Tra i massimi poeti italiani del Novecento, il suo male di vivere fu approfondito nelle “Occasioni” (1939), dove subentra una “poetica dell’oggetto”: il poeta concentrò la sua attenzione su oggetti e immagini nitide ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire. Dopo la raccolta “La bufera e altro” (1956) che raccolse le poche poesie degli anni della guerra (bufera) e quelli immediatamente successivi, per un decennio non scrisse quasi nulla.

Nel 1963 Montale perse la moglie e ciò diede l’inizio a una nuova fase di poesia e a un nuovo stile: “Satura” (1971), “Diario del ’71 e del ’72” (1973) e “Quaderno di quattro anni” (1977). Nel 1967 venne nominato senatore a vita. Morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi di salute. I funerali di Stato furono celebrati due giorni dopo nel Duomo di Milano. Venne sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze, accanto alla moglie Drusilla. Nella seduta del successivo 8 ottobre, il Senato commemorò la figura di Montale, attraverso i discorsi del presidente Amintore Fanfani e del presidente del Consiglio Giovanni Spadolini.





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