La famiglia nel bosco di Palmoli è diventata un caso, ma forse dovremmo pensare alla lezione che ci offre sulla deriva preoccupante dei nostri tempi
Tutti a litigare sui diritti della famiglia stanziatasi nei boschi di Palmoli, nel chietino, che conduce una vita sua propria. Farà bene ai figli? Sarà una stravaganza?
Ma… Provate a chiudere un attimo gli occhi e a farvi la stessa domanda sulla vostra di famiglia, sul suo stile di vita. Fa bene ai figli? Se ci pensate davvero, vi rendete conto che la vostra vita piccolo-borghese (cioè da borgo cittadino inurbato e inquinato) è davvero strampalata rispetto ad un modo di vita rispettoso di ritmi vostri e dei pargoli.
La vostra vita è tutta una corsa, basata sul principio di prestazione, come lo chiamava Marcuse, cioè sullo sgomitare per accaparrarsi un posto; con orari anti-fisiologici soprattutto per i bambini, con stili di alimentazione sballati per costituenti e orari; con un livello di socializzazione che non vi permette nemmeno di sapere chi sono i vostri vicini.
E i bambini poi? Sequestrati! Non possono uscire da soli di casa o da scuola; per vedere loro simili lo devono fare in spazi sorvegliati e recintati (feste in casa, attività sportiva che si è sostituita ai giochi spontanei). Non giocano più ma usano e sono usati dai giochi (costosi) che gli comprate voi, spesso per zittire il senso di colpa che avete per non passare il tempo che serve loro con i vostri figli.
E se si lamentano? Una volta c’era il ciuccio, ora c’è il tablet, tanto che fanno passeggini per lattanti con tablet annesso così che non dia fastidio con la sua puerile presenza.
Ora, sarà strana la vita di chi vive nei boschi, ma non vi sembra che sia strana anche la vostra?
Il mondo della pediatria è in continua agitazione, e non certo per rimpiangere i tempi andati in cui la povertà e le malattie erano diffusi più di ora; ma perché è un mondo accademico che dà sempre più indicazioni stringenti per preservare i piccoli dalle aggressioni urbane: i pediatri si sgolano per far sparire tablet e cellulari dalle camere dei piccoli: risposta, zero.

I pediatri chiedono di far dormire di più i piccoli perché le ore di sonno di un ragazzino sono molte più di un adulto, invece questa società fa una marmellata di bisogni e tutti escono presto di casa per correre alla fabbrica o alla scuola che da luogo di crescita è divenuta un babisitteraggio.
Già, la scuola non è luogo di svago (come vuole la parola stessa scholè, che in greco significa “divertimento”) ma è luogo di indottrinamento al culto del consumismo e della performance, dove i bambini sono sempre più stressati, sempre più cercano aiuto psicologico (basterebbero due parole del babbo, certo, ma chi lo vede più?). E la scuola restringe i bambini in aule sovraffollate e piccole (lo sguardo per non sforzarsi richiede una distanza dagli oggetti di almeno 8 metri).
Per non parlare dell’inquinamento che respirano sin prima di nascere, e delle prospettive nere che presenta loro qualunque massmedia in cui almeno la metà delle notizie è di cronaca nera o di catastrofi.
Detto tutto ciò, sarà anche stravagante abitare nel bosco (e beninteso occorre osservare le leggi). Ma non vi sembra ancora più stravagante far vivere i bambini in un mondo come quello che ho appena descritto, e vorrei sentire chi si azzarda a dire che non è vero?
Ripensiamo il modo di convivenza o aspettiamo che sempre più fuggano da ambienti cittadini tossici moralmente e fisicamente, da quantità di particolato e idrocarburi da mettere paura? Sì, lo so, è una provocazione e non porterà da nessuna parte, perché il degrado è inarrestabile; ma se qualche forma di dissenso trapela, o meglio ancora qualche voce innovativa – scuole montessoriane, periferie vivibili e non dormitori, prospettive di cambiare gli orari scolastici come in Gran Bretagna – non sarebbe almeno la soddisfazione di averci provato?
Insomma, provate a riflettere, come invitano a fare i grandi filosofi, da Günther Anders a Martin Heidegger, per non parlare del movimento ecologista più fondato, cioè non quello che invita a non inquinare per paura della catastrofe (ecologia grigia), ma per semplice e alto rispetto del creato (ecologia celeste): ma questa vita moderna vale proprio la pena o – magari approfittando di sfide o provocazioni come quella dei boschi chietini – è da rifondare?
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