PENSIONI & INPS/ L’idea di Boeri per controllare le scelte di Governo e Parlamento

- Giuliano Cazzola

L'Inps starebbe pensando a creare una struttura di valutazione delle proposte di legge sulle tematiche di lavoro e di riforma delle pensioni. GIULIANO CAZZOLA

tito_boeri_1_lapresse_2018 Tito Boeri, ex presidente dell'Inps (Lapresse)

Mentre l’estate volge al termine, gli italiani – sia quelli annichiliti e pieni di vergogna per l’ultima bravata di Matteo Salvini, sia quelli che intonano il peana al nuovo Conducator; tutti comunque frastornati dagli eventi e in attesa della resa dei conto d’autunno – non hanno di certo prestato la dovuta attenzione a una notizia riportata da un’agenzia. “È l’ultima idea dell’Inps, guidato da Tito Boeri che ha allo studio la riorganizzazione della direzione Studi e ricerche, istituendo una nuova area manageriale. Il progetto – apprende l’Adnkronos – è contenuto in un documento inviato dal direttore dell’Ufficio studi Massimo Antichi al direttore generale dell’Istituto Gabriella Di Michele. In pratica si chiede l’istituzione di una nuova area manageriale denominata ‘Analisi e valutazioni di impatto della normativa’”. L’obiettivo – si legge nel documento – è quello di “svolgere attività di analisi dei provvedimenti normativi e delle proposte di legge sulle tematiche del lavoro e della protezione sociale che impattano sul fabbisogno previdenziale”. 

Ovviamente siamo ancora nella fase preliminare; la stessa agenzia fa notare che, per dare corso alla proposta, occorrerà “istituire una nuova posizione dirigenziale da affidare con apposito interpello finalizzato alla ricerca di una professionalità”, la cui specificità di funzioni richiede “approfondita conoscenza della normativa sulle tematiche del lavoro e della protezione sociale che impattano sul fabbisogno previdenziale in particolare della normativa in materia di contrasto alla povertà, in materia di anticipo pensionistico e di adeguamento dei requisiti previdenziali alla speranza di vita”. Inoltre, il nuovo dirigente dovrà vantare una “comprovata esperienza nell’attività di coordinamento e di reporting” e capacità di “interrelazione con enti e istituzioni pubbliche”. 

I due caporioni del governo, in tutte altre faccende affaccendati, non si sono ancora accorti della idea di Massimo Antichi. Altrimenti tutto lascia credere che sarebbero stati coinvolti nella cultura del sospetto, immaginandosi nuove congiure da parte dell’establishment per ricoprire di ostacoli la via del cambiamento. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, poi, li ha messi più volte in difficoltà, sia sul versante delle pensioni (a proposito dei costi derivanti dall’introduzione di quota 100 e quota 41), sia su quello dell’occupazione (quando ha stimato la perdita di posti di lavoro in conseguenza delle misure contenute nel decreto dignità). Ma limitandosi a considerare gli aspetti di carattere formale non sarebbe del tutto fuori luogo una domanda: per quali motivi l’Inps dovrebbe darsi una struttura siffatta? Per rispondere tempestivamente e in modo adeguato, sul piano tecnico, alle eventuali richieste del governo in merito a provvedimenti che iniziano l’iter legislativo oppure per monitorare, anche autonomamente e con un supporto di competenze ancor più qualificate, i testi dell’esecutivo e renderne noti gli oneri per la finanza pubblica? 

Ammesso e non concesso che il governo non sia comunque contrario a questa iniziativa, esso preferirebbe che la nuova struttura si limitasse a una funzione di mera consulenza. E questa, in teoria, sarebbe la soluzione più corretta, perché le politiche della previdenza e del lavoro sono di stretta competenza del governo e del Parlamento, non di un ente pubblico tenuto ad applicare la legge. Ma siamo, in questa fase, in una situazione normale oppure sono in gioco scelte che possono creare guasti gravi al Paese e alle future generazioni? 

Non è sufficiente vincere le elezioni per considerarsi svincolati da ogni impegno; la democrazia non può essere cultura dello sfascio; anche ai popoli non è consentito suicidarsi. Nella lotta che si è aperta nel Paese chiunque disponga tuttora di una posizione di potere o di un minimo di autorevolezza, ha il diritto di avvalersene e il dovere di denunciare, fino a quando ne avrà la possibilità, i misfatti della coalizione giallo-verde. 

Anche se preferisce ascoltare ciò che dicono i cattivi profeti, l’opinione pubblica deve essere informata. Così, quando verrà la resa dei conti, nessuno potrà reclamare di non essere stato avvertito. 





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