Fine Vita, il Governo Meloni si riunisce per impostare la nuova legge in Senato: “cure palliative, rispetto della Consulta e niente diritto al suicidio”

IL VERTICE DEL GOVERNO SUL FINE VITA: COSA SAPPIAMO (PER ORA) E COSA PUÆ SUCCEDERE ENTRO LUGLIO

Entro metà luglio il Governo Meloni potrebbe presentare al Senato un primo disegno di legge sul Fine vita per passare all’azione dopo i tre principali rilievi della Consulta sulla materia delicata e spinosa che tra le file dell’opposizione vorrebbero trasformare in un effettivo riconoscimento del suicidio assistito in Italia (e per i più radicali ci si spinge addirittura verso l’eutanasia). La svolta è giunta oggi con un vertice di maggioranza convocato dalla Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, un po’ a sorpresa l’indomani della debacle della sinistra sul Referendum.



Con possibili discussioni avvenute su terzo mandato e riforma del fisco, ufficialmente è il tema del Fine vita ad aver tenuto banco tra i 4 leader del Centrodestra – la Premier Meloni per FdI, Maurizio Lupi per Noi Moderati e i due vicepremier Salvini e Tajani rispettivamente per Lega e Forza Italia – e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio.



Sono le fonti di Governo all’ANSA a precisare come la riunione di questo pomeriggio abbia visto la messa a punto di una prossima legge con cui l’esecutivo intende dare seguito e forma ai vari interventi della Corte Costituzionale, provando a mettere ordine ad una materia che anche a livello regionale ha visto troppi “salti in avanti” con confusione e disparità tra i vari regolamenti locali.

Secondo quanto trapela dal leader di Noi Moderati, un possibile testo di legge per il Fine vita potrebbe arrivare al Senato entro il prossimo 17 luglio, così da impostare una prima discussione prima della pausa estiva del Parlamento: giocoforza, il testo ripercorrerà i “rilievi” della Corte Costituzionale emersi dalla prima legge (Dj Fabo-Cappato) del 2019, fino agli ultimi due interventi nel 2024 e del maggio 2025. Come ha spiegato poi il leader di Forza Italia uscendo dalla riunione di Palazzo Chigi, la maggioranza è unita sul tema delicato del Fine vita, ritenendo tutti nel Centrodestra il suicidio assistito come tutto fuorché “un diritto”.



Una legge arriverà, dice il Ministro degli Esteri Tajani, e sarebbe già stata calendarizzata in aula a Palazzo Madama per il 17 giugno prossimo: il metodo scelto dal Centrodestra è quello di proseguire con una proposta unitaria in modo da creare distanze e confusioni su un tema molto divisivo e che incontrerà di sicuro polemiche nel passaggio parlamentare.

IL GIUDIZIO DEL VICEPRESIDENTE CEI E IL TEMA CARDINE DELLE CURE PALLIATIVE

Secondo il Governo, i tecnici dei vari Ministeri stanno lavorando per mettere a punto gli ultimi dettagli, tanto tecnico-sanitari quanto soprattutto giuridico-politico, con criteri etici che puntano sempre sul rispetto della vita in ogni grado e condizione, e rispettando i vari dettami della Corte Costituzionale. Su un punto in particolare Meloni, Salvini, Tajani e Lupi, con anche il Guardasigilli Nordio, vi è pieno accordo: «Non esiste il diritto al suicidio, noi siamo per le cure palliative». Sebbene la Lega predichi prudenza e non inviti alla “fretta” per preparare un testo di legge a tutto tondo, il dibattito politico inizia ad alzarsi con Pd e AVS che invocano una legge sulla “scia” della Consulta senza alcuna aggiunta del Centrodestra.

Davanti però ai primi rilievi posti dal Governo sulla prossima legge per il Fine vita, torna a farsi sentire il vicepresidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) Mons. Francesco Savino, al termine di settimane un po’ turbolente tra vescovi ed esecutivo sui temi chiave di otto per mille e voto Referendum: secondo quanto rileva il n.2 della Chiesa italiana, intervenuto ai taccuini dell’ANSA a margine di un incontro locale, è ora che la politica si metta a scrivere una legge nazionale che articoli quanto richiesto dalla Consulta. Ma per quanto riguarda il tema delle cure palliative, la CEI giudica del tutto positivo l’avvio dell’iter legislativo: «Se si parte da qui si parte bene».

La “terza strada” che ha sempre invocato la Chiesa tra eutanasia e accanimento terapeutico c’è ed è possibile, ovvero appunto «le cure palliative», che danno «dignità ai malati» e rendono lo Stato civile e democratico. Secondo il vicepresidente dei vescovi italiani serve poi sempre una pianificazione finanziaria tanto per strumenti sanitari e medici, quanto per il personale specializzato che già oggi è fortemente necessitante negli hospice e cliniche per malati terminali: il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Savino, invoca infine il dialogo tra i vari partiti, cercando di operare sempre con il fine legato alla cultura della vita senza pregiudizi, «si metta al centro la dignità del malato».