Dopo il recentissimo stop da parte della Cgil all’aumento salariale a beneficio di sanitari ed infermieri, il segretario della Cisl Luigi Sbarra ne ha ragionato in una breve intervista rilasciata al quotidiano La Verità nella quale ha aspramente criticato i suoi ‘colleghi’ sindacalisti per aver optato per una strada che – a conti fatti – non fa altro che danneggiare quegli stessi lavoratori che i sindacati dovrebbero tutelare: “Aver fatto saltare il tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto della sanità – chiarisce Luigi Sbarra fin da subito – è stata una decisione inconcepibile, che tocca direttamente le tasche di chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini”.
Ragionando sul contenuto del testo – infatti – Luigi Sbarra ricorda che oltre ad assicurare “aumenti stipendiali del 7% pari a oltre 170 euro lordi al mese” e un aumento ulteriore di “90 euro annui pro capite” a favore dei “fondi contrattuali”, l’accordo disponeva anche nuovi “strumenti per la sicurezza sul lavoro (..), il riconoscimento del buono pasto in smartworking, l’introduzione sperimentale della settimana corta” ed anche “la proroga delle progressioni economiche in deroga”; tutto mandato all’aria – accusa il segretario Cisl – “per un astratto benaltrismo“.
Luigi Sbarra: “La Cgil ha una mentalità antagonistica che impoverisce i lavoratori”
Dal conto suo Luigi Sbarra ritiene che l’opposizione da parte della Cgil – ma anche della Uil – sia legata soprattutto ad un “ennesimo tatticismo movimentalista” in una sorta di “impostazione antagonistica che sacrifica e impoverisce i lavoratori” al solo fine di incendiare “i luoghi di lavoro per alzare il clima sociale” ed arrivare – come abbiamo visto in più occasioni negli ultimi anni – “all’ennesimo sciopero politico“; tutto – ribadisce ancora una volta – sulle spalle “di quasi 600mila addetti” sanitari che hanno peraltro il compito di “occuparsi di chi sta male” e meriterebbero “più rispetto”.
Dello stesso tenore sarebbe – sempre secondo Luigi Sbarra – anche l’opposizione ideologica della Cgil alla proposta sulla partecipazione dei lavoratori che garantirebbe “più potere nelle scelte dall’azienda” ai dipendenti e, dunque, “più soldi in busta paga, più sicurezza, qualità e stabilità del lavoro“; mentre il sindacato di Maurizio Landini vorrebbe “affidare ai partiti le regole sulla rappresentanza e le dinamiche sui salari”, finendo solamente per danneggiare “il ruolo della contrattazione”.