Meghan Markle accusata di plagio per la serie Netflix “Pearl”: l’autrice Mel Elliott contesta somiglianze con il suo libro “Pearl Power”

Una bufera inattesa ha travolto Meghan Markle – già abituata alle luci dei riflettori e alle polemiche di corte – ma stavolta toccando la sua immagine pubblica da “paladina del femminismo”: Mel Elliott, scrittrice britannica di libri per bambini, ha inviato una lettera legale alla duchessa sostenendo che Pearl – la serie animata prodotta da Meghan Markle per Netflix nel 2021 – presenterebbe “sorprendenti somiglianze” con la sua creazione Pearl Power, nata sette anni prima.



Entrambe le opere ruotano attorno a una bambina che scopre il proprio potere ispirandosi a donne storiche, un tema nobile ma non nuovo, come ricorda Elliott: “Mi aspettavo che una femminista come lei rispettasse il lavoro altrui”.

Il progetto – parte dell’accordo da 100 milioni di dollari con Netflix – venne abbandonato nel 2022 senza spiegazioni ufficiali, ma ora riemerge come un boomerang; curiosamente, ogni traccia di Pearl è stata cancellata dal sito di Archewell, la società di produzione dei Sussex, quasi a voler seppellire un capitolo imbarazzante.



La Elliott – 51enne di Hastings – ha inviato tre lettere (una legale e due personali) alla duchessa, mettendo in luce l’ironia amara: “Un programma che celebra l’originalità femminile dovrebbe partire dal rispetto, non dall’appropriazione”. Il caso ricorda dispute letterarie come quella tra J.K. Rowling e la scrittrice russa Dmitrij Jemeljanenko, ma qui la controversia verte su un punto delicato: l’autenticità di un’icona progressista.

Meghan Markle tra femminismo e copyright: il peso delle aspettative

Se il primo atto della vita pubblica di Meghan Markle si può intendere come manifesto contro le costrizioni della monarchia, il secondo rischia di trasformarsi in una trappola narrativa, in quanto, l’accusa di Mel Elliott non è solo una questione di diritti d’autore, ma solleva anche domande scomode: quanto conta l’originalità in un’epoca in cui l’attivismo diventa branding?



Pearl Power – con la sua eroina britannica che sfida gli stereotipi – è un’opera di nicchia, mentre Pearl ambiva a essere un simbolo globale; la sovrapposizione tematica, però, fa riflettere su come persino nel femminismo – terreno di lotte collettive – i confini tra ispirazione e plagio siano labili.

C’è poi un paradosso in tutta questa vicenda: Meghan Markle, che ha fatto della narrazione personale un’arma contro i tabù, si trova ora a dover difendere la propria voce da chi la accusa di averla prestata ad altri, e per questa ragione, la cancellazione della serie – inizialmente attribuita a “cambiamenti strategici” di Netflix – acquista nuovi retroscena.

E mentre i fan dei Sussex invocano una cospirazione mediatica, i critici ricordano altri casi celebri, come quello di Beyoncé accusata di aver coperto Lemonade da un’artista emergente, ma qui si toccano temi più vulnerabili: in un mondo dove le donne lottano per il credito intellettuale, anche un’icona come Meghan deve scegliere se essere musa o allieva.