200 NOMINE/ Da Cdp a Eni e Leonardo, il “veleno” che può spaccare M5s e Lega

- Sergio Luciano

Sono 200 le nomine che il nuovo governo dovranno fare nelle prime settimane a Palazzo Chigi: Cdp, Rai, Leonardo, le controllate dell'Eni e molte altre. SERGIO LUCIANO

Palazzo_Chigi_Lapresse Palazzo Chigi (LaPresse)

Sono un collante oggi; saranno un veleno domani. Stiamo parlando delle nomine, le 200 nomine che il nuovo governo — se davvero nelle prossime ore Luigi Di Maio e Matteo Salvini riusciranno a formarlo — dovranno fare nelle primissime settimane della loro inedita coabitazione a Palazzo Chigi.

E che nomine! Si comincerà dalle due che forse oggi, nell’ordinamento economico pubblico italiano, pesano di più dopo quelle governative: il vertice della Cassa Depositi e Prestiti, oggi occupato dal presidente Claudio Costamagna, prodiano di ferro, e dall’amministratore delegato, Fabio Gallia. Resteranno? Tutti gli addetti ai lavori lo considerano assurdo. Parrebbe che Giuseppe Guzzetti — al quale in quanto presidente dell’Acri va la nomina del presidente — voglia nominare se stesso che però, a 84 anni suonati, coglierebbe un inedito record di senilità attiva. Certo, la tentazione potrebbe averla: sta benissimo in salute e ha un carattere a dir poco coriaceo. Ma per quanto abbia sviluppato negli anni un buon rapporto con i leghisti — altrimenti come avrebbe fatto a sopravvivere tanti anni al vertice della Fondazione della Cassa di risparmio delle Province lombarde? — non è facile che Salvini punti su un campione che ha quasi il doppio dei suoi anni e sicuramente non ci punterà Di Maio. Peraltro, Guzzetti si è pronunciato in pubblico a favore di una riconferma di Costamagna: l’avrà fatto sinceramente o per tattica? Si vedrà il prossimo 23 maggio, quando avrà luogo l’assemblea della Cassa. Come si vedrà se è autentica la candidatura di Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario della Cassa, per la poltrona di amministratore delegato.

Le altre supernomine, su cui davvero si giocherà la credibilità di 5 Stelle e Lega, saranno da fare subito dopo, a fine giugno, per rinnovare i vertici Rai ed applicare per la prima volta la riforma Renzi (ammesso che i due nuovi leader non vogliano cambiarla!) e insediare al posto del direttore generale un super manager di nomina appunto governativa. Camera e Senato eleggeranno due componenti ciascuno e un altro verrà eletto dai dipendenti Rai. E per la poltrona di capo-azienda? L’inossidabile Orfeo, entrato in Rai col timbro di Gianfranco Fini e rimastovi in crescita con tutti gli altri pur mutevoli equilibri politici, dovrà dare il meglio della sua arte di galleggiamento. Ma siccome oltre che di sughero è fatto di intelligenza e napoletanissima arte di arrangiarsi, sbaglierebbe chi lo desse per morto…

In autunno poi inizierà una specie di rumba. Nell’insieme, le societa` direttamente partecipate dal Mef con organi sociali da rinnovare nel corso del 2018 sono undici. Nello specifico: Arexpo Spa, Leonardo-Finmeccanica, Sga, Sogesid e Studiare Sviluppo dovranno rinnovare il collegio sindacale. Occorrerà rinnovare i vertici di società importanti come Simest, Sace, Invimit, Sogei, Consip, Antitrust, Gse e Autorità di regolazione per l’energia. E sempre in campo economico: dieci controllate dall’Eni, sei dall’Enel, Simest, 16 organi di amministrazione di controllate Fs, Telespazio e Thales Alenia Spa del gruppo Leonardo.

Altra supernomina sarà quella del capo della Polizia: il governo Gentiloni ha prorogato di un anno Franco Gabrielli e il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco.

Andranno rinnovati anche i capi dei servizi segreti: Dis, Aisi e Aise. E se il governo sopravvivesse alle “Idi di marzo” del 2019 — quando l’approssimarsi della scadenza delle elezioni europee e la probabilità della riabilitazione all’elettorato passivo di Silvio Berlusconi renderanno particolarmente improbabile questa sopravvivenza — ci saranno tante altri nomi da scegliere.

Tra il 2019 e il 2020 scadranno infatti i consigli di amministrazione di alcune tra le più grandi aziende controllate dal Tesoro: Enel, Eni, Snam, Leonardo, Enav, Mps, Fincantieri, Terna, Saipem, Italgas.

Ora: è vero che tante nomine rappresentano un Bengodi che malvolentieri Lega e 5 Stelle accetteranno di lasciare a terzi. Ma è altrettanto vero che trovare la quadra in questo Bengodi spartendosi le scelte senza sbilanciare i pesi e le influenze è un’improbabile quadratura del cerchio.





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