"Amarcord", analisi del testo della canzone di Sarah Toscano a Sanremo 2025 e significato del brano: memoria e nostalgia tra romanticismo e illusione

TESTO AMARCORD, IL SIGNIFICATO DELLA CANZONE DI SARAH TOSCANO

Esordio tra i big di Sanremo 2025 per Sarah Toscano, vincitrice della 23^ edizione di Amici, che raduna tra gli autori il gotha del pop contemporaneo (tra cui Abbate ed Ettorre) per portare in gara il testo della canzone Amarcord, il cui titolo omaggia il film di Federico Fellini: “Il mio brano non parla del film. Vivo o meglio rivivo un’esperienza amorosa”.



Come il titolo fa presupporre, Amarcord è una canzone nostalgica sul ricordo di un tempo passato, in cui il vissuto si mescola a emozioni contrastanti, tra il dolce e il tragico, tra l’illusione e la consapevolezza del passato che non tornerà. Si parte con un’immagine della sera che “ride” pur suonando “drammatica”, evocando l’idea che anche nei momenti di apparente allegria si nascondano ombre e sentimenti profondi. Il termine “amarcord”, che in romagnolo significa ‘io mi ricordo’, diventa il leitmotiv che richiama la potenza della memoria, fatta di immagini che, pur essendo romantiche, portano con sé un senso di irreversibilità e di dolore.



“AMARCORD”, ANALISI TESTO CANZONE SARAH TOSCANO A SANREMO 2025

Sarah Toscano nel testo della canzone Amarcord alterna la leggerezza degli istanti vissuti (“con te era più romantica la ruota panoramica”, “mi piaceva anche avere paura”) con la consapevolezza della caducità di quei momenti (“non mi rimane niente”, “una lacrima mi scende / Anche se ti scorderò“). Il ricordo di momenti condivisi, che all’epoca potevano sembrare magici, si trasforma ora in una fonte di malinconia, in cui il desiderio di rivivere quei tempi si scontra con la realtà della loro perdita.



Ci penseranno il vento (che “mi porterà / Mi scioglierà le trecce” ) e il tempo a curare le ferite, a trasformare e dissolvere le identità, pur lasciando dietro di sé frammenti di un passato che ancora incanta (“vie en rose come Édith Piaf”).

Sarah Toscano nel testo della canzone Amarcord mette in dubbio l’effettiva natura di quell’esperienza amorosa: “Cosa eri tu, non lo so / Ma un po’ mi avevi illusa”, l’uso del termine “déjà vu” sottolinea il senso di ripetizione e familiarità con quei sentimenti, come se il ricordo fosse un’eco che ritorna continuamente, anche se, in fondo, la cantante si rende conto di essersi solo illusa.

Da un lato, quindi, il ricordo è fonte di tenerezza e di magia; dall’altro, è intriso di tristezza e di consapevolezza. Il quotidiano, la ruota panoramica, il volo del tempo, il contrasto tra la luce e l’oscurità della sera, diventano simboli di un passato che, pur essendo incantevole, è irrimediabilmente andato.

Il testo della canzone Amarcord ha un ritmo abbastanza trascinante, capace di rendere più vivo un testo un po’ banale, che non riesce del tutto a trasmettere la tensione tra il fascino del ricordo e l’impossibilità di recuperarlo, a cui manca un po’ di profondità emotiva.