SCENARIO/ Gasparri: Alfano premier, ma la Grande Coalizione è solo un’ipotesi

- int. Maurizio Gasparri

Proseguono i congressi del Pdl. Domani, a Milano, è atteso Berlusconi, protagonista in questi giorni di un piccolo caso che ha riguardato anche Alfano. L'intervista a MAURIZIO GASPARRI

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Proseguono i congressi del Popolo della Libertà. Domani, a Milano, è atteso Silvio Berlusconi, protagonista in questi giorni di un piccolo caso che ha riguardato anche il segretario, Angelino Alfano.
Il Cavaliere si è infatti dichiarato dispiaciuto per le frasi che la stampa gli ha attribuito («Alfano ha seguito, ma gli manca un quid») e ha confermato la sua completa fiducia nel giovane “delfino”. «Le parole del Presidente spazzano via ogni polemica creata ad arte da un’informazione scorretta – dice a IlSussidiario.net il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri –. Bisognerebbe avere più rispetto. Alfano non ricopre un ruolo formale, ma sostanziale. Su questo non ho dubbi e lo dimostro ogni giorno. Quando faremo le primarie voterò e farò votare Angelino Alfano. Sono convinto che sarà lui il nostro candidato premier nel 2013».

Senatore, come sta procedendo la stagione congressuale del partito?

Stiamo ultimando i congressi, dove li abbiamo tenuti si sono rivelati un successo e un grande momento di democrazia. Stanno partecipando centinaia di migliaia di persone, le competizioni tra candidati che si confrontano sono vere e non c’è nessun rito celebrativo. Questa è la dinamica democratica di un partito vero, anche se i giornali non lo sottolineano.  

Ma in cosa dovrà cambiare secondo lei il Pdl?

Guardi, abbiamo fondato questo partito nel 2009. Siamo passati dal commissariamento, al tesseramento fino ad arrivare ai congressi. Sono i passi naturali per fare del Popolo della Libertà un partito democratico e partecipato, com’è scritto nelle norme statutarie. Dobbiamo continuare su questa strada.

In questi giorni Silvio Berlusconi ha aperto alla Grande Coalizione. Lei non avrebbe niente in contrario ad andare al governo con il Pd?

Innanzitutto, il Presidente ne ha parlato come di un’ipotesi e l’ha collegata alle riforme. In questa fase stiamo collaborando tra partiti diversi a causa di un’eccezionale crisi economica che investe tutta l’Europa. La normalità però è un confronto bipolare e democratico e questo è ciò che avverrà alle prossime elezioni. Non bisogna fare confusione: la Grande Coalizione si può verificare davanti a una situazione di particolare gravità o nel caso di una vittoria mancata, ma non dobbiamo rinunciare all’alternanza dialettica tra maggioranza e opposizione.  

Qualcuno ipotizza però che nella mente di Berlusconi ci sia comunque il progetto di cambiare nome al partito, se non di rifondarlo. Resta poi l’ipotesi più volte discussa di formare il Ppe italiano…

Il desiderio di creare la convergenza delle forze moderate che si riconoscono nel Ppe continua a esserci, ma a questo appuntamento ci presenteremo come Popolo della Libertà. L’esistenza del partito non è in discussione.
Se poi leggiamo le dichiarazioni di Casini e di altri, sia in questi giorni che in passato, questa disponibilità al momento non mi pare che ci sia. Spero comunque che anche chi è fuori dal Pdl si ponga il problema di evitare la vittoria di una sinistra minoritaria. Unirsi può anche non voler dire fare un unico partito. Ci può essere un cartello o un’alleanza.

Per quanto riguarda l’asse con la Lega, invece, deve essere archiviato?

Mi auguro di no e continuerò ad agire perché questo non accada.

Da ultimo, i tassisti la ringraziano per il suo impegno al tavolo delle liberalizzazioni. Se la sente di intestarsi questa vittoria?

Non ha vinto Gasparri o i taxisti, ha vinto la Costituzione. Abbiamo agito infatti per ridimensionare lo strapotere di banche e assicurazioni e abbiamo ascoltato il mondo delle professioni e sui taxi abbiamo affermato i principi costituzionali: le licenze le danno i comuni. Affermare il contrario è calpestare la Costituzione.







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