Zuppi, in un'intervista a Tv2000, rivela i retroscena dell’elezione di Papa Leone XIV tra ascolto e unità nella Chiesa: "Segnale di speranza"
Un’elezione rapida, quasi un soffio dello Spirito Santo tra le mura della Cappella Sistina: così il cardinale Matteo Maria Zuppi – presidente della CEI – ha descritto a Tv2000 il clima vissuto durante il Conclave che ha portato all’elezione di Robert Francis Prevost – oggi Papa Leone XIV – dopo due giorni di votazioni, quattro scrutini appena e una decisione che – come ha spiegato Zuppi – non è frutto di fretta ma della maturazione di un consenso profondo costruito nel dialogo tra i 133 cardinali elettori.
I porporati nel cuore del Giubileo della Speranza hanno vissuto un’esperienza intensa e inaspettata trasformando il Conclave in quello che il cardinale ha definito un vero e proprio “concistoro spirituale” dove gli scambi franchi durante le congregazioni generali hanno favorito una sintesi condivisa, pur tra tensioni latenti e pressioni provenienti dall’esterno che non sono mancate.
Zuppi ha rievocato il clima coeso e profondo che si è respirato tra i porporati, con pranzi comuni a Santa Marta, telefoni spenti e momenti di preghiera collettiva che hanno favorito un senso di fraternità non costruita ma autentica ricordando come nella solennità della Cappella Sistina, davanti al Giudizio Universale, le scelte non si facciano solo con la testa ma anche con la responsabilità di chi è chiamato a servire una comunità globale, un popolo universale che guarda a Roma con attese spesso silenziose e complesse.
Il momento in cui le logge si sono aperte per annunciare l’“Habemus Papam” è stato – nelle parole del cardinale – carico di commozione per tutti, compreso Prevost, che prima di affacciarsi alla folla raccolta in Piazza San Pietro ha voluto abbracciare in silenzio i cardinali che lo avevano appena eletto, un gesto che – secondo Zuppi – ha racchiuso fin da subito l’essenza del nuovo pontificato, sobrio e intenso, caratterizzato da una volontà di prossimità più che di protagonismo.
Zuppi e Papa Leone XIV: ascolto, umiltà e comunione per un pontificato in tempi difficili
Nel delineare il profilo di Leone XIV, Zuppi ha richiamato alla memoria una visita del futuro Papa a Bologna nel 2023, quando già lo aveva colpito la sua capacità di ascoltare chiunque, dai parroci ai più semplici tra i fedeli con un’attenzione silenziosa e piena di rispetto che il cardinale ha definito “tessuta di silenzi attivi” ribadendo come quella mitezza d’animo non fosse affatto sinonimo di debolezza, ma piuttosto il segreto per guidare nella carità, in continuità con l’eredità di Papa Francesco.
Citando Sant’Agostino, Zuppi ha affermato che “l’umiltà uccide la superbia e compie miracoli” mettendo in evidenza come questa virtù sia l’antidoto più efficace al potere esercitato come dominio e come la visione di Prevost si inserisca in una Chiesa che non vuole schierarsi su fronti contrapposti ma raccogliere nella comunione le differenze interne che – se guidate con saggezza – possono diventare una forza e non una minaccia.
In diversi video pubblicati anche su Instagram, il cardinale ha insistito sul valore simbolico dell’unità ecclesiastica in un mondo sempre più diviso, ricordando come “mentre fuori si parla di muri e supremazie, la Chiesa mostra che un’altra strada è possibile” e facendo notare come anche la scelta del nome Leone XIV abbia un significato preciso, richiamando il pontefice ottocentesco che cercò un difficile equilibrio tra modernità e tradizione.
A chi ha visto nell’elezione lampo un accordo strategico, Zuppi ha replicato che in questo caso la rapidità non ha significato superficialità ma è stata piuttosto un segno di saggezza collettiva che ha saputo riconoscere nel nuovo Papa un punto d’incontro tra esigenze diverse, dentro una Chiesa che si prepara a guidare nel caos contemporaneo.
Il porporato non ha nascosto le sfide che attendono il pontificato di Leone XIV, a partire dalla frammentazione sociale e spirituale che attraversa il mondo, dalla crisi demografica europea alle tensioni africane fino alle divisioni latinoamericane e ha indicato nella coesione ecclesiale una risorsa da difendere e coltivare affinché la Chiesa possa davvero diventare un “faro nel caos”, in linea con il messaggio del Giubileo della Speranza che ne fa da cornice.
E se il Conclave è stato breve, ha concluso, il cammino che attende Leone XIV è ancora tutto da costruire e si preannuncia lungo, faticoso e fondamentale per il futuro della Chiesa.
