Bambino Gesù all’ex Forlanini: accordo storico tra governo e Vaticano/ Coinvolti anche Cdp e Inail

- Silvana Palazzo

L'ospedale pediatrico Bambino Gesù "trasloca" all'ex Forlanini: accordo governo-Vaticano che vede in prima linea Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) con l'Inail. Il trasferimento entro il 2030

vaticano governo accordo bambino gesu yt 2024 640x300 Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, firma della dichiarazione di Intenti (screen da YouTube)

Accordo tra Italia e Vaticano per il trasferimento del Bambino Gesù nell’ex ospedale Forlanini. Il presidio fondato nel 1920 per la cura dei malati di tubercolosi, poi chiuso nel 2015, diventerà entro il 2030 la nuova sede dell’ospedale pediatrico. Nella sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, ieri il segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, hanno firmato la Dichiarazione di intenti per avviare la riqualificazione del complesso ex Forlanini. Decisivo anche il contributo di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) nelle figura di Dario Scannapieco e del suo braccio destro Fabio Barchiesi, a cui Mantovano ha rivolto un ringraziamento coinvolgendo anche le altre parti coinvolte, come Regione Lazio, il Comune di Roma Capitale e il ministero della Salute.

Il Vaticano acquisterà l’area, ma sarà l’Inail a trasformare l’immobile – che poi verrà assegnato in affitto alla Santa Sede – nel nuovo ospedale pediatrico. Gli spazi previsti sono, secondo le indicazioni fornite da Mantovano, “almeno quattro volte superiori a quelli attuali”. La svolta è legata al fatto che le strutture in cui è ubicato attualmente il Bambino Gesù, soprattutto la sede storica di Sant’Onofrio, “non consentono né ulteriori ampliamenti né miglioramenti dell’offerta sanitaria o delle attività di ricerca”. Quindi, il governo e la Santa Sede hanno individuato nell’area dell’ex ospedale Carlo Forlanini di Roma uno di quelli più ideonei per la realizzazione della nuova sede.

CDP AL FIANCO DI INAIL, LAZIO, ROMA E MINISTERO SALUTE PER CONTRIBUIRE AL PROGETTO

Infatti, la firma della dichiarazione d’intenti arriva dopo un anno di lavoro comune. Anche il cardinale Parolin ha voluto ringraziare Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), Inail, Regione Lazio, Comune di Roma Capitale e ministero della Salute, perché grazie a questo lavoro si possono “offrire maggiori possibilità di attenzione e cura nei confronti dei bambini”. Soddisfatto anche il governatore del Lazio, Francesco Rocca, secondo cui “si tratta di un primo passo di un percorso che porterà alla restituzione del Forlanini alla sua vocazione di presidio a difesa della salute dei più fragili”.

Entusiasta anche il sindaco capitolino Roberto Gualtieri, per il quale è “una grande opportunità per rafforzare un polo di eccellenza sanitaria apprezzato in tutto il mondo e rigenerare un pezzo importante della città mantenendone la sua vocazione”. Alla cerimonia per la firma della dichiarazione d’intenti hanno preso parte anche l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), Dario Scannapieco, il commissario straordinario dell’Inail Fabrizio D’Ascenzo, il presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, Tiziano Onesti, oltre al ministro della Salute Orazio Schillaci.

COSA PREVEDE L’ACCORDO ITALIA-VATICANO

Il Vaticano acquisterà l’area, la Regione Lazio l’immobile, ma i costi sono ancora “da stabilirsi”. Dopo l’acquisto, ci sarà la concessione da parte della Santa Sede del diritto di superficie a Inail, “per un periodo e un valore da concordarsi tra le parti”. Successivamente partirà la realizzazione del nuovo ospedale da parte di Inail. L’accordo tra Italia e Vaticano prevede che il nuovo ospedale venga affittato al Bambino Gesù con il “corrispettivo di un canone che remuneri l’investimento di Inail”.

L’intesa stabilisce la stipula di un accordo tra Santa Sede e Italia anche “per il trasferimento delle immunità” di tipo extraterritoriale anche nella nuova sede, al pari di quelle già previste dal Trattato del Laterano per l’attuale ospedale al Gianicolo. Quindi, in futuro ci sarà un confronto tra le parti per valutare il destino della sede storica di Sant’Onofrio, “tenendo conto dell’attuale funzione socio assistenziale del complesso e prevedendo anche il diritto di prelazione a favore dello Stato italiano”.







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