FINANZA ED ELEZIONI/ Spread e manovra, le verità sul voto anticipato

- int. Francesco Forte

L’ipotesi di un voto anticipato prende sempre più corpo. Per qualcuno sarebbero un male e anche i mercati sarebbero contrari. Ma per FRANCESCO FORTE le cose non stanno così

Palazzo_Chigi_Lapresse Palazzo Chigi (LaPresse)

Nuovi passi in avanti sono stati compiuti per arrivare a definire una nuova legge elettorale e l’ipotesi di un voto anticipato prende sempre più corpo, scatenando anche le reazioni degli alleati del Pd al Governo, con Alfano che ritiene che tutta questa “impazienza” costerà cara al Paese. Anche perché da lunedì la Borsa italiana e lo spread non hanno preso una piega positiva. «In linea di principio sarebbe certo preferibile arrivare al termine della legislatura, ma l’attuale Governo risulta incapace di fare qualsiasi manovra, come si è visto nel caso dei voucher», ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.

Secondo lei, qual è la causa di questa situazione?

Dopo la scissione nel Pd è emersa in maniera più netta una fase di stallo parlamentare. Inoltre, si sa benissimo che Padoan non ha la stessa visione né di Renzi, né di Gentiloni, anche perché cerca di “guadagnare punti” per un qualche ruolo professionale internazionale. Di fatto, quindi, il Governo non ha una maggioranza vera ed è costretto a vivacchiare. Nessuno vuole fare una manovra per non scontentare nessuno. L’esecutivo ha paura dei sindacati, dei referendum ed è incapace di provvedere anche alle cose più impellenti. Dunque se il Governo “balbetta”, meglio andare a votare, perché non c’è altra possibilità che avere un Parlamento che decida. 

I mercati non sembrano però gradire la prospettiva di un voto anticipato.

Ho l’impressione che ci siano dei gruppi di interesse che vogliono tirare a campare, sperando in benefici. Confindustria, per esempio, spera di avere le decontribuzioni sulle assunzioni dei giovani. Questi gruppi di interesse raccontano quindi che lo spread cresce perché ci sono in vista le elezioni, ma per me sta aumentando perché non si sta risolvendo il problema delle banche venete. Inoltre, manca ancora uno schema della manovra per l’anno prossimo, che dovrebbe emergere in questo periodo. E non mi pare che il Governo sia in grado di poterlo predisporre.

Non pensa che in ogni caso, in qualunque modo vadano le elezioni, la manovra sarebbe di fatto già decisa?

In realtà non si sa ancora bene come sarà la manovra, anche perché non è chiaro se ci sarebbe una qualche forma di “sconto” rispetto all’ipotesi di portare il deficit/Pil all’1,2% come previsto nel Def. Se ci fosse da fare tutto l’aggiustamento, sarebbe una manovra corposa. Il tasso di inflazione in crescita potrebbe anche aiutarci. In ogni caso dopo le elezioni ci sarebbe un governo con un chiara maggioranza. E devo dire che secondo me la legge elettorale dovrebbe essere proporzionale, con una soglia di sbarramento sotto il 3%. Certo il sistema proporzionale comporta delle decisioni lente, ma la lentezza delle decisioni fa parte della democrazia, della saggezza, della moderazione. E non mi risulta che quando c’era il proporzionale l’Italia non sia cresciuta. 

E se a vincere le elezioni fosse il Movimento 5 Stelle cosa potrebbe accadere?

Non credo che questo possa avvenire e penso che loro stessi abbiano capito che al potere non ci andranno mai e che sia più conveniente vivacchiare all’opposizione. Se mai vincessero e provassero a fare in 5 minuti il reddito di cittadinanza come dicono, verrebbero commissariati. Già adesso potremmo esserlo, la Merkel lo vorrebbe, ma non lo fa perché ha Trump contro e spera sempre nelle mediazioni. Un Governo a cinque stelle sarebbe un giusto pretesto per il commissariamento. Che rappresenterebbe un “grattacapo” per i tedeschi, perché non siamo la Grecia. Loro hanno bisogno anche di un’Italia che funziona per vendere i loro prodotti. 

(Lorenzo Torrisi)





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