Se la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari e la tornata di elezioni regionali 2020 ha detto che il Pd è uscito come vincitore d questo appuntamento con le urne, adesso è chiaro che il boccino sia nelle mani di Nicola Zingaretti. L’ipotesi di un rimpasto nel governo non sembra essere così campata in aria: d’altronde l’esecutivo esce rafforzato ma soltanto grazie ai risultati conseguiti dal Partito Democratico, non certo da un MoVimento 5 Stelle che alle Regionali è stato sconfitto dappertutto. Ecco allora che potrebbe tornare d’attualità la necessità di “riequilibrare” gli assetti del governo a favore dei dem, effettuando una sorta di tagliando per arrivare a fine legislatura con il Pd in una posizione di forza. Almeno per ora, però, il vicesegretario Andrea Orlando sembra allontanare l’ipotesi di un diretto coinvolgimento di Zingaretti nel governo, magari nel ruolo di vicepremier per dare all’esecutivo un profilo ancora più politico: “Questa non è una valutazione all’ordine del giorno. Non c’è una richiesta di Zingaretti in questa direzione“, ha detto ad Agorà su Rai3. (agg. di Dario D’Angelo)
ZINGARETTI VINCE: ORA MES, DECRETI SICUREZZA E IPOTESI RIMPASTO
L’analisi del voto ha eletto Nicola Zingaretti, segretario del Pd, come l’unico grande vincitore della tornata elettorale: tra Referendum e Regionali, in attesa di capire cosa dirà oggi lo spoglio delle Comunali, il leader democratico può dire di aver messo a tacere tutte le cassandre che gli ultimi giorni pronosticavano una debacle del suo partito. Ma adesso cosa cambia per il Pd? A livello nazionale è ormai chiaro che gli equilibri di forza con il MoVimento 5 Stelle si sono ormai modificati a favore dei dem. Resta dunque sul piatto l’ipotesi di un rimpasto di governo, cui lo stesso premier Conte sarebbe disponibile per blindare l’esecutivo. Questa vittoria politica, però, dona al Pd soprattutto maggiore potere contrattuale in sede di trattativa sui temi più scottanti e “divisivi”, due su tutti: il Mes e i decreti Sicurezza di Matteo Salvini che Zingaretti vorrebbe abolire. Come riportato da La Repubblica, davanti alla piccola folla di parlamentari accorsi al quartier generale per fare festa, è stato lo stesso segretario a sottolineare: “Dal Mes ai decreti Salvini, dobbiamo accelerare perché da oggi siamo di gran lunga più forti“. Anche se poi davanti alle telecamere modera il concetto: “Quando si sta in una coalizione bisogna ottenere risultati, non dare ultimatum che servono solo per fare un titolo sui giornali“. (agg. di Dario D’Angelo)
ELEZIONI E REFERENDUM, ZINGARETTI ESULTA
Elezioni e Referendum, come è andata al Pd di Nicola Zingaretti? I risultati sono ormai assodati ed è tempo di bilanci in casa dem: grande soddisfazione per il Sì al Referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, definiti “ottimi” i risultati ottenuti alle sei Regionali. Ma entriamo nel dettaglio e partiamo proprio dal Referendum, che ha acceso il dibattito in casa dem fino a pochi giorni fa: la Direzione ha infatti dato il suo appoggio al Sì solo lo scorso 7 settembre, ma le polemiche non sono mancate, con diversi esponenti decisi a promuovere il No. Ma la linea del partito è stata chiara e Zingaretti ha piazzato la bandierina: «Noi siamo molto soddisfatti, si conferma che il Pd è la forza del cambiamento, garante anche in questa legislatura di un percorso di innovazione e modernizzazione delle istituzioni. Questo lo dico perché con la vittoria del Sì si apre una stagione di riforme: noi vogliamo che si apra una stagione di riforme e faremo di tutto affinchè vada avanti spedita. Il No invece avrebbe bloccato questa speranza di cambiare anche le istituzioni».
ELEZIONI E REFERENDUM, COM’É ANDATA AL PD?
Passando alle Elezioni Regionali, il Pd deve fare i conti con la perdita di una Regione, le Marche, e la conferma di tre, ovvero Campania, Puglia e Toscana. Saldo negativo, dunque, ma nonostante ciò c’è grande entusiasmo in casa dem. I dati evidenziano anche un altro aspetto: il Partito Democratico risulta essere il movimento politico più votato in Toscana, Marche e Puglia, mentre al Nord è un clamoroso flop tra Liguria e Veneto. Come dicevamo, grande gioia per il segretario Zingaretti: «Credo che questi risultati siano figli di un partito collettivo ed unitario, c’era il rischio del referendum, ma anche questa differenziazione ha dato l’idea di un partito plurale. Avevo chiesto di chiudere le agende, di rimandare le riunioni inutili per dedicarsi alla campagna. Io non ci credevo, ma lo hanno fatto tutti, dai parlamentari ai ministri», le sue parole ai microfoni del Tg La 7.
ELEZIONI-REFERENDUM, IL BILANCIO DI ZINGARETTI
Nicola Zingaretti ora però vuole passare all’incasso. Il segretario del Pd già nel pomeriggio aveva messo in risalto la «situazione molto difficile, molto frammentata dell’alleanza che sostiene il Governo», bacchettando il Movimento 5 Stelle: «Voglio anche dire che dai dati emerge che se ci avessero dato retta di più, l’alleanza di Governo probabilmente avrebbe vinto quasi tutte le Regioni italiane. L’unità non è un problema o un rischio, ma è un’opportunità. Lo diciamo fin dal primo giorno del Governo Conte: alleati, non avversari». E, intervenuto ai microfoni de La 7 in serata, Zingaretti si è soffermato su due dossier roventi come Mes e decreti Sicurezza: «Per quanto riguarda il fondo salva-Stati, il premier ha detto che discuterà il Parlamento: ora bisogna passare dalle parole ai fatti. Sui decreti Salvini, che non chiamo sicurezza, c’è un’intesa: ora vanno assolutamente approvati. C’è stato un duro lavoro di cesello politico e di confronto: penso che ora sia giunto il momento e si possa fare».