Migranti, con figli minori sì protezione umanitaria/ Cassazione “Peculiare fragilità”

- Silvana Palazzo

Migranti con figli minori hanno diritto a protezione umanitaria, perché bambini rappresentano "peculiare fragilità" e genitori sono per questo "vulnerabili". La sentenza della Cassazione

suprema corte cassazione 2018 lapresse 640x300 Suprema Corte di Cassazione (Foto: LaPresse)

I migranti che hanno figli minori possono restare in Italia, in quanto possono usufruire della protezione umanitaria. Il fatto che i figli siano minori accresce la “vulnerabilità”, e Viminale e giudici non possono ignorarlo. Lo stabilisce la Cassazione, che ha accolto il ricorso di una mamma libica con due gemelli nati a Brescia nel 2017 dopo essere arrivata in Italia. Viminale e Tribunale si erano opposti alla sua richiesta di protezione, in quanto la donna era «senza particolari problematiche personali e familiari», ma la Corte Suprema ha ribaltato questa decisione. Ciò in quanto i due bambini «sono proprio una delle problematiche personali e familiari che il giudice doveva considerare».

Per la Cassazione la presenza di figli minori in Italia configura una «condizione familiare idonea a dimostrare da un lato una peculiare fragilità», sia dei singoli membri della famiglia che di questa nel suo complesso, dall’altro «uno specifico profilo di radicamento del nucleo sul territorio nazionale», per l’inserimento dei figli in percorsi sociali e scolastici, quindi hanno una «naturale tendenza ad assimilare i valori e i concetti fondativi della società italiana».

MIGRANTI, GENITORI “VULNERABILI” CON FIGLI MINORI

La Cassazione ha, quindi, ordinato al Tribunale di Brescia di rivalutare questo caso tenendo conto che per il riconoscimento della protezione umanitaria ai migranti, la presenza dei figli minori è «uno degli elementi che devono essere considerati nell’apprezzamento circa la sussistenza della vulnerabilità del genitore». A tal proposito, precisa che la vulnerabilità dei figli minori «va presunta fino a prova contraria dovendosi dare primario rilievo al danno che deriverebbe loro per effetto del rimpatrio in un contesto socio-territoriale con cui il minore non abbia alcune legame». Nella fattispecie, il Ministero dell’Interno si era opposto al ricorso della mamma libica, difesa in Cassazione dall’avvocato Massimo Gilardoni. Il Viminale, tramite l’Avvocatura dello Stato, aveva chiesto la conferma del decreto che il Tribunale di Brescia aveva emesso nel giugno 2019 con cui dava il via libera al rimpatrio della mamma e dei figli minori. Ora però la sentenza della Suprema Corte che ribalta quanto precedentemente stabilito.





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