PAPA FRANCESCO/ Lo sguardo di Bergoglio su ambiente, economia e guerre

- Antonio Magliulo

Viviamo un tempo di nuovi e drammatici conflitti tra polarità che sembrano inconciliabili. Utile, quindi, ricordare le parole del Papa

Papa Francesco Papa Francesco in Udienza Generale (LaPresse, 2023)

Viviamo un tempo di nuovi e drammatici conflitti tra polarità che sembrano inconciliabili: pace e giustizia, economia e ambiente, democrazia e governo forte, nazione e comunità internazionale. Sembra inevitabile dover scegliere un polo sacrificando l’altro. Molti pensano: se si vuole la pace, si deve essere disposti a rinunciare alla giustizia accettando una sostanziale resa del più debole o, al contrario, se si vuole la giustizia, senza compromessi, si deve essere disposti a combattere una lunga guerra. Oppure consideriamo il rapporto tra economia ed ecologia. Molti pensano: se vogliamo difendere l’occupazione dell’economia europea occorre rinviare o rallentare la transizione verde o, al contrario, se vogliamo un’aria pulita dobbiamo accettare un abbassamento del livello di benessere e magari una maggiore dipendenza da Paesi autocratici come la Cina. E così via.

Papa Francesco ha uno sguardo diverso sulle polarità che compongono la realtà. È un tema, quello delle contrapposte polarità, che ha attratto la sua attenzione fin dai giovanili studi teologici e che ha trovato nell’opera di Romano Guardini un’autorevole guida. Il tema compare nella programmatica Evangeli Gaudium di inizio pontificato e torna nei recenti interventi: l’esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre e il Messaggio del 6 ottobre ai giovani di The Economy of Francesco.

Il Papa delinea la prospettiva di un’unità degli opposti in una sintesi superiore che, senza annullarle, armonizza le originarie polarità. Scrive nel Messaggio ai giovani: “Mi avete spesso sentito dire che la realtà è superiore all’idea. E tuttavia le idee ispirano e ce n’è una che, sin da quando ero un giovane studente di teologia, mi affascina. In latino si chiama la coincidentia oppositorum, cioè l’unità degli opposti. Secondo questa idea la realtà è fatta di poli opposti, di coppie che sono in opposizione tra loro. Alcuni esempi sono il grande e il piccolo, la grazia e la libertà, la giustizia e l’amore, e così via. Cosa fare di questi opposti? Certo si può tentare di scegliere uno dei due e di eliminare l’altro. Oppure, come suggerivano gli autori che studiavo, nel tentativo di conciliare gli opposti, si potrebbe fare una sintesi, evitando di cancellare un polo o l’altro, per risolverli in un piano superiore, dove però la tensione non sia eliminata”.

Francesco chiarisce, innanzitutto, che alcune cose sono difficilmente conciliabili: per esempio, guerra e giustizia. In passato, come noto, la Chiesa aveva legittimato la “guerra giusta”, combattuta per difendere valori vitali. Oggi considera molto difficile che ricorrano le condizioni, elencate nel Catechismo (al punto 2309), per giustificare il ricorso alle armi. Una coppia inconciliabile è quella tra vera e falsa economia. Scrive il Papa ai giovani: “Tuttavia, non dimenticatelo, ci sono opposizioni che non generano affatto un’armonia. L’economia che uccide non coincide con un’economia che fa vivere; l’economia delle enormi ricchezze per pochi non si armonizza dal proprio interno con i troppi poveri che non hanno di come vivere; il gigantesco business delle armi non avrà mai nulla in comune con l’economia della pace; l’economia che inquina e distrugge il pianeta non trova nessuna sintesi con quella che lo rispetta e lo custodisce … L’economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non è economia”.

Francesco sostiene, poi, che sarebbe miope eliminare uno dei due poli in conflitto. Un’economia incurante dell’ambiente non è sostenibile ed è destinata a implodere. Nella Laudate Deum vi sono parole forti che sembrano destinate anche a quei cattolici allineati con la mentalità mondana che esalta le ragioni della falsa economia. Il Papa afferma, senza dubbi, che il cambiamento climatico è in atto ed è imputabile anche, se non principalmente, all’uomo: “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi”. E ancora: “L’origine umana – ‘antropica’ – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio”.

Ma anche un’ecologia senza economia sarebbe insostenibile. L’economia, quella vera, come indica la stessa radice del termine (oikos), è la cura della casa comune con un’attenzione speciale, aggiunge il Papa, a quelli più deboli che la abitano. Un’ecologia che trascurasse o sacrificasse la vita dei più esposti alla transizione verde sarebbe ugualmente insostenibile e destinata al fallimento. Ma il Papa va oltre: chiede non solo di prendersi cura dei poveri e di coloro che finora sono stati ai margini dell’economia, comprese le donne, ma che gli esclusi diventino protagonisti della nuova economia: “Fare economia significa prenderci cura della casa comune, e questo non sarà possibile se non avremo occhi allenati a vedere il mondo a partire dalle periferie: lo sguardo degli esclusi, degli ultimi. Finora lo sguardo sulla casa che si è imposto è stato quello degli uomini, dei maschi, in genere occidentali e del nord del mondo. Abbiamo lasciato fuori per secoli – tra gli altri – lo sguardo delle donne: se fossero stati presenti, ci avrebbero fatto vedere meno merci e più relazioni, meno denaro e più redistribuzione, più attenzione a chi ha e a chi non ha, più realtà e meno astrazione, più corpo e meno chiacchiere. Non possiamo più continuare a escludere sguardi diversi dalla prassi e dalla teoria economica, così come dalla vita della Chiesa. Per questo, una mia gioia speciale è vedere quante giovani donne sono protagoniste di Economy of Francesco. L’economia integrale è quella che si fa con e per i poveri – in tutti i modi in cui si è poveri oggi – gli esclusi, gli invisibili, quelli che non hanno voce per farsi sentire”.

La soluzione prospettata è un’economia integrale o un’ecologia integrale e cioè una sintesi superiore tra polarità contrapposte in un quadro di multilateralismo riconfigurato a partire dall’imminente COP28 di Dubai.

Quello che a me più stupisce è che, leggendo la stampa di questi drammatici giorni, la ragione umana sembra corroborare e non smentire o contraddire le parole del Papa. Recentemente l’Economist, il settimanale dell’élite illuminata, ha pubblicato un rapporto intitolato “Homeland Economics” in cui ha mostrato, con l’evidenza dei dati, i limiti di una strategia che, in nome dell’interesse nazionale, mira a spezzare la catena globale del valore attraverso cui ci siamo approvvigionati negli ultimi decenni per tornare indietro verso forme di autarchia regionale. Il paradosso è che l’Occidente, per allontanarsi dalla Cina, si sta approvvigionando da Paesi, come il Vietnam, che importano molto dalla Cina stessa. La soluzione auspicata è riconfigurare e non distruggere il multilateralismo faticosamente costruito in questi anni. Un altro, drammatico, esempio riguarda il duplice conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese. All’origine del duplice conflitto, è stato autorevolmente osservato, vi sono molteplici e intrecciate ragioni: tra queste anche la volontà della Russia di Putin e quella di Hamas di non riconoscere l’esistenza stessa dell’Ucraina e di Israele, oltre alla tragica illusione di Israele di poter ignorare i diritti dei palestinesi.

Nella realtà vi sono cioè opposte polarità che non possono essere eliminate, né ignorate ma che attendono di essere risolte in una sintesi superiore rispettosa dei fondamentali diritti delle persone e dei popoli. In un accorato appello per la pace in Medio Oriente, il Papa ha detto: “È diritto di chi è attaccato difendersi ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI







© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultime notizie di Papa

Ultime notizie