SCENARIO/ Così Padoan, Calenda e Orlando si preparano al Governo tecnico di transizione

- int. Francesco Forte

Negli ultimi giorni c'è stato un can-can politico riguardante l'aumento dell'Iva. Per FRANCESCO FORTE è in corso una partita per arrivare a palazzo Chigi dopo le elezioni

Andrea Orlando Andrea Orlando (LaPresse)

Negli ultimi giorni si è assistito a un balletto sull’Iva che ha visto protagonista Pier Carlo Padoan. Dopo una sua intervista si era infatti ipotizzato che ci potesse essere un aumento delle aliquote dell’Imposta sul valore aggiunto nella manovra autunnale per finanziare il taglio del cuneo fiscale, ma il ministro dell’Economia, in audizione parlamentare, ha spiegato di essere stato frainteso, proprio nello stesso giorno in cui Matteo Renzi in televisione dichiarava che “l’Iva non si tocca e non si toccherà”. Secondo Francesco Forte, appare sempre più chiaro che né il Governo, né il Partito democratico hanno una chiara politica economica, anche perché sembra essere in corso una partita per guidare il prossimo governo tecnico o di transizione.

Professore, cosa ne pensa di questa idea di aumentare l’Iva per tagliare il cuneo fiscale?

Intanto non bisogna dimenticare che l’aumento dell’Iva sarebbe già previsto dalle clausole di salvaguardia. Che non è chiaro se scatteranno o meno, a prescindere dal taglio del cuneo fiscale: dipende da quante risorse ci saranno, anche dalla flessibilità che l’Europa vorrà o meno concederci, quindi trovo sia stato prematuro parlarne. Il punto è che si vuole cercare di tagliare il cuneo fiscale per rimediare a un errore che si è fatto.

Quale errore?

Sono stati aboliti i voucher, non c’è più la Legge Biagi: di fatto in Italia è come se ci fosse un contratto unico, c’è scarsa flessibilità. La produttività è scesa e ora si vuole compensare questa riduzione con un taglio del cuneo fiscale. Ciò però è sbagliato, anche perché i contributi sociali devono servire a finanziare il sistema previdenziale, se no come le paghiamo le pensioni? Insomma, dopo aver creato un sistema burocratico che funziona male, per farlo funzionare meglio si cerca di sovvenzionarlo.

Perché, secondo lei, c’è stato questo can-can politico su questo tema?

La mia spiegazione è che Padoan sta cercando di qualificarsi come eventuale Premier che piace all’Unione europea, al mondo internazionale, in vista di un possibile governo tecnico. Il ministro è una figura tecnocratica esterna al Pd e cerca di crearsi il suo spazio. Inoltre, avendo un passato al Fmi e all’Ocse, potrebbe anche pensare di farvi ritorno. Renzi si preoccupa delle elezioni e forse pensa anche che Padoan, siccome era vicino a D’Alema, voglia apposta mettere dei tributi, ma secondo me non è così. Comunque, oltre al ministro dell’Economia ci sono altri suoi colleghi che si stanno muovendo.

Chi esattamente?

Calenda ritiene di poter guidare un governo di coalizione, un governo transitorio però più flessibile e meno dipendente dall’Ue. Anche Orlando, dando per scontata la vittoria di Renzi al congresso, ma la sua sconfitta alle politiche, sta pensando di proporsi come leader di un governo di transizione. Senza dimenticare l’ipotesi di un Gentiloni-bis. Il punto è che tutti puntano sulla sconfitta di Renzi alle elezioni, anche se vincerà il congresso. La conseguenza è che questo governo, come il Pd, non ha più una politica economica perché ciascuno va per conto suo. C’è un caos perché ognuno cerca di accontentare il proprio mondo di riferimento: gli elettori, il sistema finanziario, Confindustria, le banche centrali, il Fmi, ecc.

Forse è per questo che si è parlato di Iva, visto che l’Ue e la Bce avevano già invitato l’Italia a spostare il carico fiscale “dalle persone alle cose”?

Guardi, il punto è che l’Italia ha una bassissima quota di imposte indirette e ha un’Iva che rende poco, in parte anche per le evasioni, dovute al sistema degli esoneri. Per cui una revisione del sistema potrebbe essere anche positiva, senza per questo aumentare la pressione fiscale. Basterebbe, per esempio, fare in modo che sui beni importati ci sia un’aliquota più alta, per poi applicare quella effettiva al consumo. In questo modo si eviterebbe una possibile fonte di evasione, il gettito probabilmente aumenterebbe, ma i consumatori non vedrebbero aumentare i prezzi.

(Lorenzo Torrisi)





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