IL CASO GROENLANDIA METTE A NUDO I RAPPORTI CONFLITTUALI TRA USA E COMMISSIONE UE
Le rivendicazioni degli Stati Uniti sul controllo del territorio della Groenlandia non sono solo una risposta energica del Presidente Trump all’avanzata presenza di Cina e Russia sulle rotte commerciali marittime: sono anche uno “specchio” e un anticipo di quello che potrebbe avvenire nei prossimi anni coi rapporti tutt’altro che semplici tra Unione Europea e America trumpiana. Il fatto che la Casa Bianca nelle scorse ore abbia contattato direttamente la Premier della Danimarca Mette Frederiksen – così come le telefonate del Segretario di Stato Rubio agli omologhi Ministri degli Esteri di Polonia, Italia, Lituania e Lettonia – mette in luce un promessa di Trump subito messa in atto: l’amministrazione Trump non è interessata a comunicare con l’Unione Europea in maniera diretta.
Come scrive del resto “Politico” citando alti funzionari della Casa Bianca, è proprio nella persona del leader della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che la Presidenza americana non intende trattare i temi considerati più importanti. Il “dividi et impera” americano passa anche dalla considerazione effettiva che per velocità e poteri, è molto più importante e urgente collegarsi direttamente con i Paesi singoli europei, piuttosto che con la lenta burocrazia di Bruxelles che in questi anni non ha certo elevato gli standard di risposta comunitaria. Ancora secondo le fonti dirette dei media USA, Trump già in questi primi giorni dopo l’insediamento «sta congelando i rapporti con la Commissione europea e stabilirà contatti diretti con i paesi dell’UE».
Il caso della Groenlandia è un esempio lampante di questo: un territorio ancora legato ad uno Stato UE, ovvero la Danimarca, è stato messo nel mirino degli Stati Uniti che provano a contrattare direttamente con Copenaghen senza passare minimamente dalla Commissione Europea. Un dettaglio che non è sfuggito alla Premier danese che in visita a Berlino dal cancelliere uscente Olaf Scholz ha lanciato un nuovo appello a Von der Leyen: «tocca all’Europa definire il futuro del nostro continente». Le rivendicazioni di Trump sulle materie prime assai ricche presenti in Groenlandia devono portare ad una risposta veloce e unita dell’Europa, cosa che finora non è avvenuto neanche dopo le chiarissime parole dell’Amministrazione repubblicana anche dopo il giuramento alla Casa Bianca: «il controllo sulla Groenlandia ha a che fare con la protezione del mondo libero», si difende il Presidente USA davanti a cui l’omologa europea Von der Leyen ancora non ha espresso alcuna risposta in merito.
DAZI E LEGGE COMPETITIVITÀ: LE RISPOSTE UE E IL RUOLO DELL’ITALIA DI MELONI
Se proprio non avverrà la proposta provocatoria del presidente della commissione militare dell’Unione europea (Robert Brieger, intervistato dai media tedeschi), ovvero l’invio di truppe europee in Groenlandia, una risposta comunque unitaria dovrà arrivare da Bruxelles e dovrà essere il più rapida e specifica possibile per evitare una dolorosa guerra diplomatica a distanza con Washington. Non è ovviamente possibile separare i casi Groenlandia dalle vicende ancora più complesse dei dazi e dei rapporti di competitività a livello commerciale ed economico: l’Europa teme uno stravolgimento dei rapporti USA-UE e per questo dovrebbe anticipare alle prossime ore il lancio del pacchetto Competitività, nato sulla scia del report di Mario Draghi richiesto da Von der Leyen.
La “bagarre” sui possibili dazi da imporre ad alcune aree d’Europa dove la bilancia commerciale pesa a sfavore con gli Stati Uniti, si unisce al tema di un’Europa che vuole tornare ad essere pienamente competitiva con USA, Cina, Russia e India. Trump può essere una “prova” per la tenuta effettiva dell’Europa, già “avvisata” dal voto dei cittadini che alle ultime Europee ha sostanzialmente bocciato tutte le maxi riforme messe in campo da Bruxelles con un forte scollamento con la popolazione normale. Se da un lato l’UE deve avere una risposta comune all’altezza, è anche vero che gli stessi Paesi membri dovranno giocoforza trovare un canale importante di mediazione e diplomazia con Washington: su questo è l’Italia del Governo Meloni ad essere in prima fila e in vantaggio sugli alleati, con iniziative e strategie che potrebbero alla lunga tornare comodo sia ai rispettivi partner (USA e Italia), ma anche come “testa di ponte” per le richieste europee nei confronti dell’alleato-rivale americano. Una prima risposta giunta oggi da Bruxelles con l’Alto Rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas, sul tema Groenlandia può essere un primo segnale di “sveglia”: «sosteniamo la Danimarca, che è un nostro Stato membro, e la sua regione autonoma, la Groenlandia, ma non dovremmo fare speculazioni». Kallas andrà nelle prossime settimane a Washington e lì si inizierà a misurare la valenza di una vera politica estera europea: se fallirà o colpirà nel segno è solo il tempo (e le congiunture economico-commerciali) a definirlo…