BONUS PENSIONI/ Forte: così Renzi “castiga” chi non vota per lui

- int. Francesco Forte

Per FRANCESCO FORTE, escludendo 600mila aventi diritto dal bonus da 500 euro Renzi compie un calcolo elettorale, a partire dall’idea che i pensionati più ricchi siano di centrodestra

matteorenzi_tesseraR439 Matteo Renzi (Infophoto)

«Escludendo oltre 600mila aventi diritto dal bonus da 500 euro, Renzi compie un calcolo puramente elettorale. Poiché ritiene che i pensionati più ricchi siano di centrodestra, non dà loro il bonus perché votano per il partito sbagliato e quindi non se lo meritano”. È il commento del professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, a proposito del “bonus Poletti” con cui il governo Renzi intende soddisfare i requisiti contenuti nella sentenza della Corte costituzionale. Il premier ha annunciato che darà una media di 500 euro una tantum ai 3,7 milioni di pensionati al di sotto dei 3.200 euro netti al mese, mentre gli altri ne resteranno esclusi.

Professore, ritiene che la soluzione individuata dal governo possa funzionare?

Il fatto di limitare il recupero soltanto a una parte dei pensionati non corrisponde al requisito della progressività citato nella sentenza della Corte. Gli esclusi sono solo 600mila, ed è qui che si vede che Renzi ha fatto un calcolo puramente politico. Dare 250 euro a ciascuno di questi 600mila pensionati sarebbe venuto a costare solo 150 milioni di euro, che tutto sommato è una cifra modesta.

In che senso quello di Renzi è un calcolo politico?

Il premier ha voluto sfidare la Corte costituzionale, imponendole di accettare il nuovo provvedimento in quanto tra poco il Parlamento controllato dal Pd nominerà due nuovi giudici. Dall’altra quello di Renzi è anche un calcolo elettorale, in quanto secondo lui quanti percepiscono una pensione superiore sono comunque elettori di centrodestra. In questo modo Renzi lancia un messaggio: “Voi che continuate a votare per i partiti sbagliati non avrete niente, io do i bonus solo a chi mi sostiene”.

Da un punto di vista economico invece come valuta questo provvedimento?

Dal punto di vista economico il bonus da 500 euro ha due effetti negativi. In primo luogo si genera l’appiattimento delle pensioni, per cui la rivalutazione monetaria si fa su quelle più basse. In questo modo si dà un grosso vantaggio ai fondi di investimento, che sono poi gli amici di Renzi, in quanto i contribuenti si rendono conto che la loro pensione da un certo livello in poi non è protetta e quindi si rivolgeranno ai privati.

E il secondo effetto negativo?

Con il bonus da 500 euro si lancia il messaggio che il sistema previdenziale basato sul principio contributivo non è detto che sarà rispettato. Può darsi che l’intero impianto non regga e che quindi si decida poi di adottare un sistema di minimo pensionistico, mentre chi versa molto in termini di contributi non dovrà aspettarsi qualcosa dall’operatore pubblico bensì soltanto dal mercato.

 

E quindi?

L’idea è che i ricchi debbano rivolgersi al mercato, mentre l’economia pubblica si basi soltanto sulla redistribuzione. È un modello cinico nel quale sparisce il ceto medio, e ciò che rimane è una massa popolare che riceve un reddito garantito. La piccola proprietà è così sostituita dalla tecnocrazia. È una concezione diametralmente opposta a quella in base a cui bisogna coniugare il merito con il bisogno, garantendo il minimo a tutti e il di più solo a chi se lo merita. Va tenuto conto del fatto che non ci sono solo i ricchi e i poveri, ma anche un onesto ceto medio.

 

Per Cottarelli bisogna legare tutte le pensioni al sistema contributivo. Che fine fanno i diritti acquisiti?

Cottarelli ha pienamente ragione. Quello che oggi è chiamato sistema retributivo in realtà non è nato come tale, perché l’idea era quella di creare un sistema che fosse in equilibrio. Il problema è che per la demagogia di Cgil e Pci si sono iniziate a inventare delle anzianità convenzionali.

 

In che modo?

Per esempio, si sono inclusi gli anni di maternità e di servizio militare, che però non aggiungono contributi, e si sono inventate le anzianità convenzionali, come la sede disagiata che vale due anni di anzianità. Poi si è ridotto il numero di anni sul quale si deve calcolare la pensione, e questo è diventato un trucco ignobile, perché si è fatto in modo che il numero di anni diventasse tre, ma in realtà erano due e mezzo. Quando si parla di diritti acquisiti bisognerebbe tenere conto del fatto che ciascun diritto va acquisito in modo legittimo o si va contro il principio della giustizia retributiva.

 

(Pietro Vernizzi)





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie di Fisco

Ultime notizie