Napolitano, elezioni presidenti Camere/ Senato, richiamo al Parlamento: forti critiche al Partito democratico

- Davide Giancristofaro Alberti

Giorgio Napolitano presidente del Senato "arbitro" per l'elezione del successore di Grasso. Il primo discorso è una stroncatura al Pd e a Renzi, poi punge anche Lega e M5s

lattanzi_napolitano_wikipedia_2018 Napolitanto Presidente del Senato per due giorni

Una delle istantanee della prima seduta del Senato è il via di Giorgio Napolitano alla XVIII Legislatura. Lo ha fatto dallo scranno più alto di Palazzo Madama, mentre sottotraccia proseguono le manovre per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Nel suo intervento il Presidente emerito della Repubblica Italiana ha commentato l’esito delle elezioni politiche, evidenziando il balzo in avanti di movimenti e coalizioni e lanciando una critica al Partito democratico. L’ex inquilino del Colle non ha infatti risparmiato critiche al Pd. Il discorso è tutt’altro che scontato. Presidente di turno, perché senatore più anziano, Napolitano ha fatto la prima seria riflessione sulla sconfitta pesante del Pd. Per lui ora sono Lega e Movimento 5 Stelle «i candidati a governare il Paese». La presa di posizione è molto politica, del resto è difficile definire chi sta all’opposizione e chi deve andare al governo con l’attuale legge elettorale. Per Napolitano il Pd «ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all’opposizione». (agg. di Silvana Palazzo)

NESSUN ACCORDO E FUMATA NERA IN PARLAMENTO

Giorgio Napolitano ha provato a richiamare tutti i partiti ad una maggiore responsabilità ma per quanto riguarda la giornata di oggi si avrà un sonoro nulla di fatto: alla Camera 592 schede bianche, al Senato 312 e dunque fumata più che nera in Parlamento dove non ci sono accordi tra le forze politiche. «Gli elettori hanno premiato le forze politiche di rottura e bocciato l’autoesaltazione dei governi», aveva detto in apertura Legislatura Napolitano da Palazzo Madama ma i vari gruppi parlamentari non hanno “ascoltato”, intenti a trovare una quadra che per ora non si vede all’orizzonte pratico. Nuova votazione, ha detto Napolitano poco fa, alle ore 17.30 con la netta impressione che andrà esattamente come la prima. A palazzo Madama crescono le ipotesi di un sostituto di Paolo Romani tra le file del centrodestra: Elisabetta Casellati e Anna Maria Bernini, sempre in Forza Italia, con la prima favorita per i Cinque Stelle tra le file degli avversari. In estrema alternativa, un accordo Pd-M5s potrebbe avanzare un senatore dem come Marcucci o Zanda come candidato in extremis sostenuto dai grillini che farebbe così fuori il centrodestra estromettendolo dalla spartizione delle Camere. (agg. di Niccolò Magnani)

ASSENTE SALVINI AL DISCORSO DELL’EX PRESIDENTE EMERITO

L’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è dalla mezzanotte di ieri la seconda carica più importante dello stato. Il 92enne senatore, per diritto e anzianità, a succeduto a Grasso divenendo il numero uno del Senato. Questa mattina ha aperto le danze con un discorso politico molto profondo, rivolto ai vari senatori, al presidente della Repubblica Mattarella e anche agli sconfitti del Partito Democratico. Non l’ha però ascoltato il leader del Carroccio, Matteo Salvini, candidato premier del Centrodestra. Non si sa se il leghista lo abbia fatto volontariamente o meno, fatto sta che lo stesso non era presente in aula mentre Napolitano esternava le proprie parole per inaugurare la 18esima legislatura di Palazzo Madama. La Lega era al completo, ed ha assistito al discorso dell’ex Capo dello Stato, tranne appunto il suo leader. I due non si sono mai amati, e in un tweet risalente alla scorsa estate, Salvini ammise: «Napolitano non dovrebbe essere intervistato, pagato e scortato, dovrebbe essere processato». Parole che fecero scalpore e che vennero condannate da molte forze politiche. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL DISCORSO DI NAPOLITANO

Napolitano ha tenuto il discorso di apertura da pochi minuti al Senato, con cui di fatto ha aperto i lavori della nuova XVIII Legislatura: un discorso accorato e che rappresenta forse il primo vero atto di critica e lettura della sconfitta della Sinistra, ovvero della parte che storicamente viene rappresentata e vissuta dal due volte Presidente della Repubblica. «Il voto del 4 marzo ha rispecchiato un forte mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica quale si era venuta caratterizzando da non pochi anni a questa parte», ha spiegato il Presidente Emerito che poi ha invitato Lega e M5s a prendersi le proprie responsabilità vista la scelta degli elettori, «Gli elettori hanno premiato straordinariamente le formazioni politiche che hanno espresso le posizioni di più radicale contestazione, di vera e propria rottura rispetto al passato […] È da considerarsi meritorio e importante il fatto che le forze pronte a governare il Paese sulla base del consenso degli elettori abbiano dichiarato di volersi assumere le proprie responsabilità nel senso di evitare derive distruttive per il Paese. Di certo per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica, al quale rivolgo a nome di voi tutti l’espressione calorosa della nostra stima e fiducia». Poi arriva la vera stroncatura, non attesa, al Partito Democratico e indirettamente alla gestione di Matteo Renzi (tra l’altro presenta in aula come normale senatore): «Queste reazioni  hanno mostrato quanto poco avesse convinto l’auto- esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza. Sono stati condannati in blocco – anche per i troppi esempi da essi dati di clientelismo e corruzione – i circoli dirigenti e i gruppi da tempo stancamente governanti in quelle Regioni». Insomma, un durissimo schiaffo al Pd e alla gestione collegiale degli ultimi anni; «ha contato molto nelle scelte degli elettori il fatto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme». (agg. di Niccolò Magnani)

“ARBITRO” PER L’ELEZIONE DEL SUCCESSORE DI GRASSO

L’ex presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, diverrà a brevissimo la seconda carica dello Stato. Il 92enne politico succederà infatti a Pietro Grasso dalla mezzanotte di oggi nel ruolo di presidente del Senato della Repubblica. Questo ruolo gli spetta di diritto, visto che, stando alle procedure, l’incarico di numero due del paese, in attesa delle elezioni, spetta al senatore più anziano, in questo caso, appunto Napolitano. La seduta di palazzo Madama si aprirà domani mattina alle ore 10:30, con l’annuncio della nomina a senatore a vita di Liliana Segre. Alle 10:55, quindi, il presidente del senato ad interim nominerà i senatori segretari, mentre pochi minuti dopo, precisamente alle 11:00, verrà convocata la Giunta provvisoria per la verifica dei poteri. A quel punto si apriranno le elezioni per il ruolo di presidente del Senato, aperte dallo stesso Napolitano, che a sua volta, terminati i voti, comunicherà il risultato in aula a tutti i presenti.

“FARO’ UN BREVE INDIRIZZO AI NEOELETTI”

L’incarico del 92enne uomo politico durerà fra le 24 e le 48 ore, a seconda del fatto che il nome del nuovo eletto scaturirà fin dalla prima votazione o meno. Nel frattempo, lo stesso Napolitano, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Senato Tv, in vista proprio del nuovo incarico che inizierà fra circa due ore: «L’inaugurazione della XVII Legislatura del Senato della Repubblica rappresenta una prova importante – ha affermato – ma anche difficile per molteplici ragioni, anche perché il voto del recente 4 marzo ha segnato un forte mutamento nell’orientamento e nelle scelte del corpo elettorale. Farò un breve indirizzo, rivolto ai neoeletti senatori, per indicare le possibili prospettive non solo di formazione di un governo, cosa che naturalmente spetterà accertare e definire al presidente Mattarella, ma più in generale la tenuta dei Paese e l’interesse generale del Paese, nel nuovo scenario politico».





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