Governo, M5s: “Di Maio premier o niente”/ Duello con Salvini, i “responsabili 3.0” e l’asse col Pd

- Niccolò Magnani

Governo M5s: Bonafede, "Di Maio premier o nessun esecutivo". Reddito di cittadinanza sì, bocciato "reddito nascita" di Grillo. Salvini, "Luigi sbaglia, senza Berlusconi non si fa niente"

luigi_dimaio_3_lapresse_2017 Luigi Di Maio (Lapresse)

Luigi Di Maio è stato chiaro: “O io sarò il premier o niente”. Con questo avviso il candidato primo ministro del Movimento 5 Stelle ha avvisato Matteo Salvini, leader della Lega e del Centrodestra, nell’ambito di un possibile accordo per il Governo della prossima legislatura. A tenere banco è Forza Italia con Silvio Berlusconi, con il quale i pentastellati non hanno alcuna intenzione di trovare un’intesa ma con il quale Salvini ha stretto un patto chiaro: la coalizione si muove unita e senza avanzate personali. E, secondo il Corriere della Sera, significativo è il messaggio di Di Maio nel suo intervento sul blog: i “responsabili 3.0” da lui citati sarebbero i parlamentari disposti a formare un governo a trazione pentastellata con punti chiari e numeri affidabili in Parlamento. Ma non solo: il M5s è pronto a lanciare segnali distensivi ai dem, riaprendo così la partita del doppio forno. Il futuro è tutto da scrivere, Di Maio e il Movimento al lavoro per formare il Governo… (Agg. Massimo Balsamo)

PD: C’E’ CHI SPERA IN GOVERNO DI MINORANZA M5S

Movimento 5 Stelle e Centrodestra si contendono il governo e lo scenario più probabile nelle ultime ore sta precipitando come percentuale: l’accordo tra Lega e M5S, con tutto il Centrodestra coinvolto, difficilmente verrà raggiunto e bisognerà valutare il da farsi. Gianni Letta, braccio destro di Silvio Berlusconi, ha ventilato l’ipotesi di un governo tecnico scommettendoci, come sottolinea il Corriere della Sera, ma attenzione a una possibile sorpresa. Secondo il quotidiano di via Solferino, in casa Partito Democratico c’è chi spera in un governo di minoranza guidato da Luigi Di Maio: una parte del partito infatti spera di fare partire un governo M5S per poi discutera in Parlamento di legge elettorale e di riforme. Lega e M5S, come sottolineato, difficilmente raggiungeranno un’intesa, con Giancarlo Giorgetti, vice-segretario del Carroccio, che non si fida più dei grillini, accusandoli di trescare con i dem… (Agg. Massimo Balsamo)

DI MAIO: “IL SOTTOSCRITTO PREMIER”, MA BERLUSCONI…

Continua ad essere infuocata la dialettica tra Movimento 5 Stelle e Lega per la scelta del Premier. Il Presidente del Consiglio è una carica che vuole essere ricoperta dai due partiti che hanno ottenuto il maggior numero di voti, anche se quello di Lega è un voto di coalizione. Per questo Salvini ha ammonito Luigi Di Maio, chiedendogli di superare i personalismi e ricordandogli che il ruolo di Silvio Berlusconi è fondamentale nel centrodestra. La controreplica di Di Maio però non si è fatta attendere: “Il premier deve essere espressione della volontà popolare. Oltre il 32% ha votato il Movimento 5 Stelle e il sottoscritto come premier. Non mi impunto per una questione personale, ma per la credibilità della democrazia. È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinché venga soddisfatta. Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito davanti al popolo italiano”. (agg. di Fabio Belli)

SALVINI: “DI MAIO SBAGLIA”

Nella registrazione della nuova puntata di Porta a Porta che andrà in onda questa sera in seconda serata, Matteo Salvini torna a parlare dell’ipotesi di governo con il Movimento 5 Stelle e manda un messaggio chiaro al rivale-alleato vincitore delle Elezioni. «Se Di Maio dice ‘o io premier o niente’ non è il modo giusto per partire. Se Di Maio dice o io o nessuno sbaglia, perché a oggi è nessuno. Non puoi andare al governo dicendo o io o niente, altrimenti che discussione è?». Per il leader della Lega e della coalizione di Centrodestra, la possibilità di un accordo di governo trasversale resta in piedi solo se la coalizione resta tale con un’alleanza pentastellata. Ovvero, «Se si dice ‘fuori Forza Italia’ non se ne fa niente, è chiaro?», precisa Salvini da Bruno Vespa. Il segretario del Carroccio riprende dunque il “discorso” dei punti principali da adottare al più presto, accordi o non accordi che tengano: «il mio obiettivo è la cancellazione della Fornero, la riduzione delle tasse, il controllo dei confini, l’espulsione dei clandestini. Da quello riparto, lo proporremo come centrodestra unito, la coalizione che ha vinto è una squadra. Da soli non si va lontano. Io sono pronto, c’è una squadra pronta e con loro abbiamo preso i voti. Non è il momento per preclusioni o capricci». In maniera ancora più esplicita, Salvini apre di nuovo la porta ad un accordo con Di Maio chiarendo di non voler imporre un pacchetto ma di ritenersi tutti provvisori in questo campo delicato che è la politica, «Proporremo a M5s un’idea di Italia non di cinque mesi, ma di cinque anni». 

PARLANO TOTI E VERDINI 

L’intervista rilasciata questa mattina da Alfonso Bonafede, deputato del Movimento 5 Stelle nonché uno dei fedelissimi di Luigi Di Maio, a Radio 24 ha sollevato un vespaio di polemiche. L’ex portavoce grillino ha infatti detto, senza mezzi termini, che non immagina alcun Governo che non contempli il leader del pentastellati quale Presidente del Consiglio. Insomma, un avvertimento in piena regola a Matteo Salvini dopo che, almeno per l’elezione delle più alte cariche di Camera e Senato, aveva avuto successo la strategia comune portata avanti da Lega e Movimento: inoltre, a rincarare la dose ci ha pensato poi il portavoce grillino alla Camera, Riccardo Fraccaro, aprendo al dialogo con tutti per la formazione del nuovo esecutivo ma chiudendo invece la porta in faccia a Silvio Berlusconi: “Non si aspetti alcuna riabilitazione politica da noi” è stato il suo monito, sottintendendo che se, mai ci dovesse essere un accordo con Salvini, questo non contemplerebbe anche un patto di governo col resto del centrodestra. A Bonafede ha risposto in mattinata già Giovanni Toti, governatore della Liguria, e a stretto giro di posta sono arrivate anche le reazioni della deputata di Forza Italia, Renata Polverini, e di Denis Verdini, ex senatore di Ala. La prima ha commentato la presa di posizione di Bonafede precisando che “il Movimento 5 Stelle vuole imporre le sue scelte senza avere i numeri”, mentre quello che è stato uno dei “registi” del cosiddetto Patto del Nazareno ha spiegato che, a suo dire, è necessario un compromesso che consisterebbe in un “passo indietro di Salvini e Di Maio per aprire la strada di Palazzo Chigi a un terzo, una figura di riferimento”, suggerendo di fatto ai due leader di fare i vicepresidenti del Consiglio o i Ministri di alcuni dicasteri-chiave (Economia, Interni o Esteri). (agg. di R. G. Flore)

LA REPLICA DI TOTI, “APPROCCIO DRACONIANO”

Dopo le parole di Alfonso Bonafede, esponente del M5s considerato ministro della Giustizia in pectore in caso di un governo Di Maio, arriva la risposta di Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria, come riportato da Il Secolo XIX, in qualità di esponente di Forza Italia ha replicato all’aut aut di Bonafede, che ha prospettato di fatto due alternative, o Di Maio o il voto:”Mi sembra un modo un po’ draconiano di porre la questione. La trattativa è già inserita in un binario che non credo sia quello corretto, io penserei prima di tutto a cosa serve agli italiani e al Paese e come si rendono compatibili programmi differenti”. Rispetto al no al dialogo con Silvio Berlusconi, Toti ha aggiunto:”Se partiamo dai programmi credo sia più facile trovare delle soluzioni possibili in Parlamento per dare dei risultati a un Paese che li aspetta dopo una campagna elettorale in cui molti impegni sono stati presi. Se partiamo dalle persone, dai veti o dal colore delle cravatte, è molto più complicato trovare un accordo”. (agg. di Dario D’Angelo)

BONAFEDE, “O DI MAIO PREMIER O AL VOTO”

È il tempo dei colonnelli in attesa che i comandanti facciano il loro “dovere” nei prossimi giorni: nel Movimento 5 Stelle parla in una lunga intervista a Radio 24 da Luca Telese e Oscar Giannino il ministro della Giustizia in pectore Alfonso Bonafede. «Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica»: ovvero, se Di Maio non sarà il prossimo inquilino di Palazzo Chigi allora non ci dovrà essere nessun altro a Palazzo Chigi. Ergo, si torna al voto: «a queste elezioni i cittadini hanno partecipato con entusiasmo e, quindi, va data una risposta e questa risposta secondo noi non può prescindere dalla presenza di Luigi Di Maio come candidato premier», continua il probabile Guardasigilli in un ipotetico governo monocolore M5s. O Di Maio o morte insomma, il contrario di quanto in questi giorni va dicendo Salvini che sarebbe anche disposto a fare un passo di lato qualora ci fosse però un premier “terzo”, come spieghiamo qui nel dettaglio.

FRACCARO “AVVERTE” BERLUSCONI

Bonafede, uno dei colonnelli “principe” del nuovo corso M5s con Di Maio, illustra anche i temi più imminenti del programma da mettere in piano: allontana il “reddito di nascita” lanciato da Beppe Grillo sul Blog (parricidio?, ndr) e torna alla carica sul Reddito di Cittadinanza. «Grillo parla di una proposta che in questo momento non può essere realizzata, tuttavia realizzeremo un reddito di cittadinanza. Lo abbiamo promesso ai nostri elettori e rimane una nostra priorità da portare avanti, senza se e senza ma. Porteremo avanti il reddito di cittadinanza come porteremo avanti tutte le nostre promesse fatte in campagna elettorale». Al Corriere del Trentino è invece intervenuto stamane un altro dei colonnelli grillini, quel Riccardo Fraccaro che ha dovuto fare un passo indietro ala Camera per far posto a Roberto Fico: «M5S si confronta con i leader delle coalizioni e per il centrodestra quello indicato è Salvini. Quanto a Berlusconi, non può cercare riabilitazioni politiche dal M5S». Secondo Fraccaro poi, l’abolizione dei privilegi della casta dovrà essere il primo punto in programma in un eventuale alleanza con Salvini e la Lega: «aperti a tutte le forze politiche che vogliono ridare centralità ai cittadini che non possono certo aspettare i litigi e le frizioni all’interno delle segreterie di partito. È il momento di occuparsi delle priorità del Paese e non di quelle delle forze politiche».





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