FINANZA/ La Germania prepara la sua svolta (per lasciarci ancora più indietro)

- Ugo Bertone

Non è difficile immaginare cosa avverrà nei prossimi mesi, ora che è stata certificata la recessione dell'economia italiana

coronavirus germania Angela Merkel (LaPresse)

Tutto come previsto. Anzi peggio. L’Italia, come già era facile sospettare, è finita in recessione. Ma la novità, almeno all’apparenza, non scuote le certezze della variegata maggioranza impegnata a raccontare, con la complicità interessata della tv di Stato, un mondo immaginario dove investimenti (che non si vedono) e misure pro-crescita (destinate a deludere) dovrebbero garantire un’accelerazione nel secondo semestre dell’anno che sta già scritta nel libro dei sogni. O nell’agenda di Giuseppe Conte, che si rivela ogni giorno più bravo: nemmeno il mago Otelma sarebbe in grado di restare serio raccontano, come ha fatto il Premier, che “il 2019 sarà un anno bellissimo”.

Eppure non è difficile anticipare il seguito del copione. Fino alle elezioni europee si cercherà di procedere a vista tra promesse clientelari all’avvio difficoltoso del reddito di cittadinanza e di quota 100, necessarie per sostenere le fortune dei boss della maggioranza. Poi, com’è già successo in occasione della trattativa con Bruxelles, si faranno i conti con la realtà. A modo nostro, tra invettive contro gli alleati, slanci retorici che più o meno si rifanno alla peggior tradizione italica (la Francia al posto della “perfida Albione”, ad esempio) e cedimenti di sostanza, necessari per far tornare i conti. Alla fine sarà probabilmente necessaria una manovra. Anzi, almeno una “manovrina” necessaria per tranquillizzare i mercati, grati con il Bel Paese perché la sceneggiata anti-euro dei mesi scorsi ha garantito ottimi profitti, ma non troppo robusta perché l’organismo debilitato del Paese non è in grado di far fronte a una cura troppo robusta. A meno che la terapia non consista in provvedimenti in grado di rilanciare gli investimenti, pubblici e privati, e di garantire il necessario consenso di popolo non con la riedizione dei metodi del comandante Lauro (una scarpa prima delle elezioni, l’altra dopo), ma con un rilancio del welfare per tutti, che passa da ospedali e scuole che funzionano.

Non andrà così, naturalmente. E il Bel Paese continuerà a navigare in acque limacciose, tra proclami imponenti e una realtà impotente. Sul fronte dei mercati si navigherà a vista fino alla riunione della Bce del 7 marzo, quando potrebbe essere annunciata una nuova operazione Tltro che consentirà alle banche di far fronte agli impegni con la Bce presi per superare la crisi post Lehman Brothers. Intanto, complice il taglio delle stime del Governo tedesco sulla congiuntura d’oltre Reno, è facile prevedere che il Pil italiano sia destinato a rallentare verso crescita zero.

Un destino in grigio, insomma, perché l’Europa, investita da venti di crisi non meno complessi, dai gilets jaunes francesi alla frenata dell’auto tedesca, non ha certo alcun interesse a una resa dei conti con l’Italia. La prospettiva più probabile, insomma, è quella di una lunga transizione in attesa di capire che ruolo potremo avere nel mondo post-global, dominato dai nuovi assetti che emergeranno dal confronto Cina-Usa. Un processo delicato, governato da banche centrali di nuovo “colombe” a partire dalla Fed. Fino alla Bce, dove regna una strana armonia tra falchi e colombe.

È toccato a Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, lanciare l’allarme sulla crescita tedesca. Sarà un travaglio lungo e complesso, ha ammonito, prima che si riattivi il ciclo dell’inflazione. Nel frattempo Berlino, che dispone di ben altri mezzi rispetto allo Stato italiano, procederà a risanare Deutsche Bank e il resto del sistema bancario per preparare la Germania a un nuovo ciclo di crescita che probabilmente punterà sull’energia verde, trampolino di lancio per un’economia diversa cui, al solito, una parte dell’industria italiana potrà partecipare in una posizione gregaria, garantendo alla macchina pubblica i mezzi per fornire, con sempre maggior difficoltà, i mezzi alla parte del Paese che resta sempre più indietro. Ha ragione Conte: almeno per qualcuno sarà un anno bellissimo.







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