Innocent Oseghale uccise Pamela Mastropietro dopo averla stuprata, di conseguenza è stato condannato all’ergastolo. Questa la condanna definitiva giunta nelle scorse ore nei confronti dell’uomo che il 31 gennaio del 2018, poco meno di sette anni fa, ammazzò la povera ragazza 18enne in quel di Macerata. La condanna è definitiva visto che è stata decisa in Cassazione ed è significativo il passaggio della violenza sessuale.
I giudici della Corte Suprema dovevano infatti discutere il ricorso presentato dagli avvocati di Innocent Oseghale, come scrive Repubblica, nei confronti appunto dello stupro, che a loro modo di vedere non era stato accertato oltre ogni ragionevole dubbio, e alla fine hanno confermato la presenza dell’aggravante della violenza sessuale, oltre che dell’omicidio e dello smembramento del cadavere, visto che la povera Pamela Mastropietro dopo la morte fu fatta a pezzi e poi messa in due diversi trolley, abbandonati nelle campagne di Pollenza.
PAMELA MASTROPIETRO, PERCHE’ OSEGHALE E’ STATO CONDANNATO
Quando la difesa aveva fatto ricorso in Cassazione la madre della vittima aveva parlato di “ennesima pugnalata”, ma in queste ore è finalmente giunta la parola fine ad una pagina di cronaca drammatica vissuto dal nostro Paese, con Oseghale che è stato ritenuto colpevole di tutti i tre capi d’accusa per cui era a processo. Oseghale aveva subito un doppio processo d’Appello, e nel secondo era stata riconosciuta la violenza sessuale, cosa sempre contestata dai suoi avvocati, di conseguenza Simone Matraxia e Umberto Gramenzi avevano fatto ricorso fino all’ultimo grado di giudizio, scontrandosi però con la decisione dei giudici della suprema corte.
PAMELA MASTROPIETRO, LE PAROLE DELLA MAMMA
Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro che da sette anni si sta battendo a fianco dell’avvocato, zia della vittima, affinchè l’imputato venisse condannato per tutti i reati, si è detta ovviamente soddisfatta per la decisione presa dai giudici, sperando però che sia quella definitiva a conferma dell’ergastolo.
Nel contempo la donna ha ancora chiesto un incontro con Innocent Oseghale in quanto “ho tanto da dirgli”, ma tale vis-a-vis non deve essere comunque una strada per ottenere dei permessi. Alessandra Verni ha polemizzato ricordando che ci sono tante agevolazioni per i detenuti e l’apertura della Porta Santa a Rebibbia, ma “non c’è una giornata per le vittime”, precisando infine che in una lettera Oseghale scrive che gli mancano i suoi famigliari “Ma mia figlia non la rivedrò mai più”.