SCENARIO/ 1. M5s e Lega vogliono un Governo di soli 2 anni

- int. Francesco Forte

Salvini e Di Maio dialogano, ma secondo FRANCESCO FORTE è impossibile un'alleanza tra i due partiti. C'è comunque un modo per formare un Governo in grado di durare 5 anni

matteo_salvini_4_lapresse_2017 Matteo Salvini (Lapresse)

La telefonata tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in cui potrebbe essere stata decisa la “spartizione” delle nomine dei Presidenti di Camera e Senato, ha riportato sotto i riflettori l’ipotesi di un’alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle: i due partiti avrebbero infatti i numeri per governare. «Mi sembra che non ci sia né la volontà, né la possibilità di un accordo per una maggioranza di governo, perché Lega e M5S hanno programmi antitetici: uno vuole ridurre le imposte e l’altro mettere il reddito di cittadinanza», ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.

Perché Di Maio e Salvini allora dialogano?

Hanno un interesse comune ad andare a elezioni anticipate. Ciascuno ha il suo buon programma di “cannibalismo”. I 5 Stelle nei confronti di Pd e LeU, specie verso il partito di Grasso. Già ora gli intellettuali di sinistra che hanno sempre bisogno di una casa, visto che il Pd non è più una buona casa, stanno rapidamente correndo in massa verso M5S. Che diventa sempre più partito di sinistra. I pentastellati possono inoltre divorarsi una parte dell’intellighenzia. Questo è molto importante perché al momento sono impresentabili e potrebbero “cooptare” personaggi migliori. Lo stesso Di Maio potrebbe essere accantonato.

La Lega invece cos’ha in mente?

Salvini spera di ipotecare i voti di Forza Italia, di fare un’Opa sul partito di Berlusconi. È uno schema che in qualche modo riproduce quello del primo centrosinistra in cui la Dc si era presa il Psi come alleato, ma non alla pari, bensì da mettere nel salotto buono, da utilizzare per le parti più tecniche, per fare lo Stato sociale, per costruire un’economia più modernizzata. Dunque Salvini vorrebbe Forza Italia gregaria della Lega, anche per prendere voti al Sud. Non dimentichiamo che già degli esponenti del Partito liberale sono confluiti nel Carroccio, visto che Berlusconi non li ha voluti.

Prima diceva che Lega e M5S hanno il comune interesse ad andare a elezioni anticipate. Secondo lei entro quanto tempo?

Circa due anni. Nel frattempo ciascuno porterebbe avanti la propria operazione di egemonizzazione. Non credo però che questo disegno funzionerà, perché nel frattempo è possibile che i democratici si convertano e scoprano che stanno suicidandosi. Non è poi da escludere che Salvini stia facendo una “recita” per spaventare gli altri, cosa invece impossibile da dire nel caso di Di Maio che non ha alternative. Ritengo in ogni caso che questa legislatura non possa durare due anni. Lo dico facendo un ragionamento economico. 

Cosa intende dire Professore?

Noi abbiamo bisogno di una legislatura di cinque anni, non di due. Ci sono gli Npl, il Quantitative easing che cesserà, il rischio di una politica europea penalizzante. Abbiamo dei problemi che non ci permettono una legislatura di due anni. Ci sono segnali, come il fatto che i cittadini, impauriti dalla tassazione che potrebbe aumentare per finanziare il reddito di cittadinanza, hanno smesso di consumare, che vanno ascoltati. Come anche il fatto che non solo le grandi aziende, ma anche le Pmi si stanno spostando all’estero.

C’è secondo lei qualcuno che potrebbe guidare un Governo capace di durare cinque anni?

Potrebbe essere sia un personaggio che viene da fuori, sia da dentro il centrodestra, una specie di federatore, un po’ com’è stato Parisi nel Lazio. Non voglio fare nomi, ma ci sono personaggi di questo tipo all’interno della Lega e di Forza Italia. Salvini potrebbe accettare di cedere il passo e accontentarsi di guidare il principale partito della coalizione, che in ogni caso terrebbe un po’ le fila della maggioranza. 

Ma un federatore del centrodestra potrebbe avere i voti necessari del Pd o di una parte di esso?

Al Senato servono pochi voti, alla Camera non molti. Guardiamo alla Spagna: c’è un Governo di minoranza, con i socialisti che l’appoggiano esternamente. Ciò che si chiede dunque ai dem non è di far parte dell’esecutivo, ma un sostegno esterno. Si ripeterebbe qualcosa di già visto: in Italia i comunisti, quando erano esclusi dal potere, non hanno proprio fatto un’opposizione cruenta, ma, in cambio di aver accettato di essere non emarginati, hanno avuto posti ottimi nel mondo culturale, scientifico, bancario, ecc. Il Pd potrebbero quindi non perdere la Rai, gli agganci con il mondo finanziario, con Confindustria. Con l’appoggio esterno i democratici possono essere protagonisti e mantenere intatta la loro alternativa. 

(Lorenzo Torrisi)





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