È giunto il tempo per gli studenti di terza media di decidere quale indirizzo di studi superiori intraprendere e in quale istituto. Per aiutare le famiglie e i ragazzi nella scelta sono stati diffusi due strumenti: l’ormai nota classifica fornita da Eduscopio, il tool a cura della Fondazione Agnelli e una lettera del ministro del MIM, il quale annuncia un modello di prossima pubblicazione per la compilazione del consiglio orientativo da parte delle scuole, suggerisce la consultazione della sezione “Orientamento” della piattaforma ministeriale “Unica” per avere informazioni sul panorama complessivo dell’offerta formativa, e propone dati e statistiche relativi alle scelte dei percorsi di Istruzione tecnologica superiore (ITS) e alle prospettive lavorative dei diplomati.
Strumenti utili per avere una panoramica molto dettagliata di informazioni sui lavori più ricercati nel prossimo futuro, per chi si diplomerà nelle scuole professionali e negli istituti tecnici, e sulla preparazione che licei e istituti tecnici garantiscono in base agli esiti del primo anno di università. Ma a che cosa deve guardare prioritariamente uno studente per capire quale strada intraprendere? Come può orientarsi in questa mole di dati e di informazioni? Quali domande deve porsi?
Innanzitutto, per prepararsi al futuro, occorre riflettere su sé stessi, sulla propria storia scolastica e sull’esperienza di studio che si sta facendo nel presente: Quali interessi, doti, inclinazioni e limiti sono emersi nell’impegno con le diverse discipline di studio? Che cosa ho scoperto del mio modo di imparare, della mia intelligenza, delle strade che la mia ragione predilige nell’affrontare la conoscenza della realtà? Quanto tempo concretamente dedico allo studio? Da quale materia inizio quando devo studiare da solo? Che cosa mi distrae e da che cosa mi sento più aiutato a concentrarmi? A che cosa mi dedico nel tempo libero?
Domande come queste aiutano a prendere coscienza dei segni della propria vocazione di studente, perché chi non troverà soddisfazione nell’indirizzo di studi che andrà a intraprendere, chi non riscontrerà una qualche corrispondenza tra il proprio tipo di intelligenza e i propri interessi e la proposta scolastica, difficilmente farà esperienza di quel fiorire della persona che lo renderà in futuro davvero utile alla società. È purtroppo evidente che gli studenti i quali hanno scelto un indirizzo incompatibile con le loro potenzialità vivono o una mortificazione o una ribellione che nei casi più gravi non fa che aumentare la dispersione, il cui tasso in Italia è ancora tristemente alto.
Una seconda questione che non può eludere chi si affaccia agli studi superiori riguarda il significato dello studio. Proprio in questi giorni una studentessa mi poneva tale domanda: “Mi rendo conto che spesso studio per dovere e per prepararmi a una professione futura. Contemporaneamente sento crescere in me interrogativi importanti sulle questioni della vita e vorrei dedicare le mie energie ad esse. Come stanno insieme queste due esigenze?”. Non si può dimenticare che si decide la scuola superiore quando inizia l’adolescenza e con essa tutto ciò che veniva accettato nell’infanzia senza porsi particolari problemi, viene passato al vaglio della critica. Se nella proposta culturale ed educativa della scuola lo studente non riesce a cogliere l’unità tra le due istanze, tra il suo presente e il suo futuro, si alimenta un dualismo dannoso per la crescita della persona.
Illuminante a tale proposito il paragone tra due matricole proposto da Romano Guardini, filosofo, teologo e grande educatore di inizio 900: “Ci sono due matricole. La prima lavora senza veder nient’altro che la propria futura carriera; che le possibilità di impiego; che l’utilità di queste o quelle cognizioni, di questo o quell’esame. Una cosa eccellente, e con ciò quella matricola potrà avere successo come avvocato, medico, o in qualsiasi altra professione. La seconda, è tutta occupata a comprendere cosa significhi domandare, e ricercare che cosa si intenda con la parola ‘verità’. Viene assorbita dallo studio, con tutti i suoi problemi. Può essere che così perda del tempo, coltivi qualcosa che non ha scopi pratici immediati, qualcosa per così dire di ‘inutilizzabile’. Supponiamo, in breve, che anche il suo corso di studi giunga alla logica conclusione… Cosa dobbiamo concludere a loro riguardo? Per la prima matricola, la scienza era un mezzo per conseguire un certo fine; un prerequisito, per potersi imporre, più tardi, nella vita. Tutto ciò che ha fatto è stato interamente incollato al suo proprio io. La seconda, si è dimenticata di sé. L’atteggiamento di fondo del suo agire era l’apertura schietta alla realtà e agli oggetti di volta in volta presenti. I problemi hanno avuto la possibilità di dispiegarsi nel suo spirito. Il centro di gravità di ogni cosa: non ella in primo luogo, ma la verità. Quale delle due, alla fine, è più profondamente, più autenticamente, più pienamente sé stessa? Nel senso delle immediate energie vitali, di sicuro la prima; ma nel senso dell’autentica realizzazione di sé stessi, la seconda. Quella è rimasta ferma nella propria immediata identità; non è mai andata un poco più in là; così è diventata angusta e misera, e, nonostante tutta la sua bravura, priva di vita. Al contrario, questa ad ogni passo lungo la via dell’autentico domandare e ricercare, veniva nuovamente e più intensamente donata a sé stessa. Nel distacco da sé per aderire alla conoscenza della verità, e senza accorgersene, trovava sempre di più sé stessa” (R. Guardini, Persona e libertà. Saggi di fondazione della teoria pedagogica, La Scuola, 1987, pp. 44, 45).
Una terza importante domanda, una volta compreso l’indirizzo adatto a sé stessi per valorizzare le proprie potenzialità e per fare una reale cammino di conoscenza della realtà, riguarda la scelta dell’istituto che realizza al meglio gli obiettivi di quell’indirizzo. Oltre all’esperienza e alla conoscenza, diretta e indiretta, oltre alla frequentazione delle giornate di scuola aperta e alla lettura dei Piani dell’offerta formativa, un indice da osservare è quello che Eduscopio mette in evidenza, anche se poi non viene considerato incidente nello stilare le classifiche tra gli istituti: quello dei “diplomati in regola”. È interessante confrontare le scuole in base a tale indice – ovviamente scuole che sono similari per quanto riguarda gli altri indici relativi alla media dei voti e delle percentuali dei crediti del primo anno di università –, perché è significativo della qualità della proposta formativa. Se l’indice è alto, vuol dire che la maggior parte degli studenti iscritta al primo anno è arrivata senza bocciature, riorientamenti o abbandoni al quinto anno. Ciò dà una certa garanzia del fatto che in quell’istituto lo studente non è considerato solo per la sua riuscita, ma viene sostenuto dagli adulti e dai compagni nella fatica che lo studio inevitabilmente implica, accompagnato nella sua ricerca di unità tra dovere e significato del proprio impegno, adeguatamente orientato nelle sue scelte presenti e future.
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