BENEDIZIONI RELIGIOSE IN CLASSE/ Consiglio di Stato gela i laicisti: perché gli origami sì e la preghiera no?

- Niccolò Magnani

Benedizioni religiose in classe: sono legittime se operate fuori da orario scolastico, ultime notizie e decisione del Consiglio di Stato. Ribaltata sentenza Tar, il caso di Bologna

scuola_crocifisso_croce_lapresse_2017 (LaPresse)

Da oggi le benedizioni religiose nelle scuole, se svolte in orario post-lezioni e fuori dunque dal normale orario scolastico, sono legittime: si ribalta così la decisione di una sentenza Tar in merito al caso di Bologna scoppiato nel 2016, quando cioè era stata annullata la delibera dell’istituto scolastico bolognese che invece le ammetteva. Sfida tra tribunali visto che la novità a suo modo clamorosa arriva dal Consiglio di Stato che “contraddice” il Tribunale Amministrativo della Regione Emilia Romagna. Le benedizioni a scuola, da sempre esistite sul nostro territorio e permesse senza alcun problema dalle legislazioni passate, sono divenute un problema in virtù dei tanti ragazzi e alunni non cristiani o comunque di altre religioni: si è arrivati così alla polemica dopo l’approvazione della delibera di una scuola di Bologna, e con il Tar che ha dato ragione ad alcuni genitori annullando tale delibera. Resta per i giudici del Consiglio di Stato che “il rito non può in alcun modo incidere sullo svolgimento della didattica e della vita scolastica in generale”. In questo modo, e fuori dall’orario didattico, permette a chi vuole partecipare di poterlo fare, mentre chi non è d’accordo sulla forma o sul rito specifico di non potere liberamente aderire. La sentenza poi specifica nelle motivazioni in maniera assai dettagliata e in modalità a loro modo “clamorose” visto come di norma vengono trattati casi del genere in Italia e in Europa negli ultimi anni, spesso a favore della limitazione di una presenza “religiosa” in ambienti scolastici. «C’è da chiedersi – prosegue la sentenza – come sia possibile che un (minimo) impiego di tempo sottratto alle ordinarie e le attività scolastiche, sia del tutto legittimo o tollerabile se rivolto a consentire la partecipazione degli studenti» – spiega nelle motivazioni pubblicate il giudice relatore del Consiglio di Stato – ad attività culturali, sportive o ricreative mentre si trasformi, invece, in un non consentito dispendio di tempo se relativo ad un evento di natura religiosa, oltretutto rigorosamente al di fuori dell’orario scolastico».

Un caso complicato quello sorto a Bologna circa un anno fa che ha coinvolto con la sentenza di oggi anche il Consiglio di Stato: la polemica sulle benedizioni religiose (in occasione di Natale o Pasqua, ad esempio) nasce tutto dal ricorso presentato da alcuni docenti e genitori in un istituto scolastico “l’istituto 20” di Bologna e dal comitato “Scuola e costituzione”, come riporta il Corriere della Sera nel suo focus oggi. Il Tar aveva accolto la richiesta di annullare una delibera della scuola che ammetteva le benedizioni, con queste motivazioni: «a scuola non poteva essere coinvolta in un rito attinente unicamente alla sfera individuale di ciascuno». Oggi però la svolta, con il Consiglio di Stato che ha invece ribaltato tutto dicendo come tali riti non incidono sulla vita scolastica, «non diversamente dalle diverse attività “parascolastiche” che, oltretutto, possono essere programmate o autorizzate dagli organi di autonomia delle singole scuole anche senza una formale delibera». Non sono state serene alcune reazioni alla notizia, con una delle insegnanti della primissima denuncia, Monica Fontanelli, che ai colleghi del Corriere ha affermato come «non siamo ovviamente soddisfatti di questa sentenza. Crediamo che la scuola debba essere laica esattamente come lo è lo Stato. Ricorreremo alla Corte di giustizia europea». Secondo gli stessi docenti e genitori che hanno presentato ricorso, una novità importante comunque il Consiglio di Stato lo ha deciso: «non si possono fare benedizioni durante l’orario scolastico, pertanto ci aspettiamo che in nessuna scuola delle Repubblica siano celebrate funzioni religiose o benedizioni durante l’orario dell’attività scolastica», chiude l’intervista alla docente ricorsista al Tar e ora alla Corte Europea.





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