L’INCHIESTA DEL “DOMANI” SUL CAPO DI GABINETTO DI MELONI SPIATO DAGLI 007: COSA SAPPIAMO FINORA
Come scoprire quasi casualmente che i servizi segreti del proprio stesso Governo stanno indagando e “spiando” un proprio collaboratore e funzionario: deve aver pensato più o meno questo Gaetano Caputi, attuale capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio, nel rinvenire traccia di numerosi accessi alle banche dati sul proprio conto all’interno di Palazzo Chigi. A svelare il tutto oggi è il “Domani”, quotidiano dell’ingegnere De Benedetti, che sbatte in prima pagina la presunta trama oscura interna al Governo Meloni, con protagonisti gli 007 e alcuni funzionari vicini alla Presidente del Consiglio. Caputi sarebbe stato infatti il primo a accorgersi, proprio prendendo spunto da un’inchiesta del quotidiano di area progressista dello scorso febbraio 2024, che qualcosa non tornava negli accessi avuti da tre agenti dell’AISI nei suoi confronti.
L’esposto in Procura a Roma di Caputi è riferito ad un anno fa, quando il “Domani” pubblica diversi articoli in cui si accusa il capo di gabinetto di P. Chigi – tra i fedelissimi della Premier Meloni – di presunti conflitti d’interesse nella duplice carriera di politico e imprenditore. Al netto del contenuto di quegli articoli, il tema è all’origine come del resto avvenuto già svariate volte in questi anni con le inchieste (ancora non concluse) sui presunti dossier contro esponenti del Governo: per Caputi quelle informazioni riservate pubblicate dal quotidiano sarebbero dovute rimanere tali, coperte dal segreto che impone un ruolo delicato come quello di capo di gabinetto del Governo.
È ancora l’articolo a firma Nello Trocchia e Stefano Iannacone a riportare di come le presunte “spiate” nei confronti di Caputi sarebbero state compiute materialmente dagli uomini dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, ma con una regia dietro ancora non chiara in chi avesse commissionato questo “dossier”. Secondo il “Domani” una possibilità concreta riguarderebbe Giuseppe De Deo, attuale vice del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) e anche lui uomo di fiducia di Fratelli d’Italia, in particolare del Ministro della Difesa Crosetto (a sua volta uno dei consiglieri più vicini e fidati della Premier). Sebbene gli approfondimenti dei giudici dopo la denuncia di Gaetano Caputi non abbiano portato a scoprire chi potesse aver girato ai giornalisti le informazioni sue riservate, è emerso che almeno tre 007 italiani avevano messo mano su quel materiale sensibile.
DOSSIERAGGI E CAOS SERVIZI SEGRETI: LE TRAME ATTORNO PALAZZO CHIGI (IN ATTESA DELLA RISPOSTA DEL GOVERNO)
È sempre dal “Domani” che viene considerata come motivazioni dietro alla “spiata” contro il capo di gabinetto della Presidente del Consiglio l’eventuale «attività ad elevata sensibilità» che aveva in incarico lo stesso Gaetano Caputi. Manca al momento una presa di posizione del Governo sull’intera vicenda e probabilmente non tarderà ad arrivare nelle prossime ore: finora non sembra siano stati a conoscenza delle attività dell’AISI né la Premier Meloni né tantomeno il sottosegretario alla Presidenza con delega sui servizi segreti, Alfredo Mantovano: il “caso Caputi” rischia però di inserirsi nella lunga sfilza di scenari poco chiari che hanno origine nell’immensa mole di dossier procurati (e in parte spifferati alla stampa) contro esponenti e Ministri del Governo di Centrodestra, oltre che esercito e imprenditori, svelato dalla denuncia di Crosetto mesi fa (il famoso caso Striano-Laudati).
Ma anche il più recente avvicendamento alla guida del DIS con l’uscente Elisabetta Belloni e il nuovo responsabile Vittorio Rizzi aveva sollevato alcune polemiche in merito ad un rapporto non del tutto sereno all’interno di Palazzo Chigi tra alcuni funzionari e sottosegretari. Ebbene, il caso Caputi ora potrebbe allargare la domanda delle domande su chi possa ordinare – così di frequente – dossieraggi e attività riservate di membri anche altolocati dell’esecutivo. Secondo quanto raccolto dai colleghi del “Domani”, lo scorso giugno il procuratore capo di Roma (Lo Voi) aveva scritto una lettera all’ambasciatrice e direttrice del DIS sul atto che alcuni agenti 007 avessero compiuto accessi alle banche dati del capo di gabinetto di Palazzo Chigi: la risposta venne direttamente al n.1 dell’AISI (Valensise) che confermava i nomi dei tre agenti coinvolti nella “spiata”.
Il responsabile dell’AISI aveva motivato che gli accessi nascevano da verifiche su voci e “rumors” in merito a possibilità che persone sospette potessero entrare nella squadra di Palazzo Chigi e rivelare informazioni delicate e di segretezza nazionale. Qui infine viene fatto il nome di Del Deo in quanto Valensise ritenne che l’attuale n.2 del DIS avrebbe attivato lui gli agenti in verifica sulle attività di Caputi, ma a sua volta non è chiaro chi possa aver dato quell’ordine all’uomo di fiducia del Ministro della Difesa. Ad aggiungere ulteriore caos alla vicenda, Del Deo ha negato su tutta la linea di aver mai lanciato l’ordine di quegli accessi alle banche dati di Caputi e dunque si ritorna al punto d’origine: chi abbia ordinati le indagini, dove siano finite quelle informazioni e perché il capo di gabinetto di Meloni fosse nel “mirino” degli 007 resta un assoluto mistero che con ogni probabilità il Governo cercherà di dipanare nelle prossime settimane, appena saranno più chiari i contorni di una vicenda al momento “solo” all’interno dell’inchiesta sul “Domani”.