Noemi Durini uccisa nel 2017 ad appena 16 anni, il suo assassino Lucio Marzo, minorenne all’epoca dei fatti, gode di permessi premio e può persino andare allo stadio. In una delle uscite era stato addirittura sorpreso alla guida in stato di ebbrezza. La famiglia della vittima rilancia il suo appello contro i benefici concessi al killer e chiede l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, affinché vengano abolite queste forme di agevolazione a soggetti che si macchiano di crimini di questa portata.
Lo ha ribadito l’avvocato Valentina Presicce che assiste Imma Rizzo, madre di Noemi Durini, sottolineando la necessità di un’azione immediata. Lo stesso legale ha annunciato una mossa contro i vertici della struttura sarda in cui Lucio Marzo è detenuto dopo la condanna definitiva a 18 anni e 8 mesi di reclusione: “Abbiamo chiesto l’abolizione dei permessi premio per chi si macchia di reati efferati come i femminicidi. E abbiamo chiesto provvedimenti disciplinari a carico del direttore e degli educatori dell’Istituto Penale per Minorenni di Quartucciu”.
La madre di Noemi Durini: “Mia figlia sepolta viva, il suo assassino allo stadio”
“Mia figlia è stata colpita con un coltello e sepolta viva sotto grandi massi, a distanza di pochi anni il suo assassino vive la libertà grazie ai permessi, io invece sono sempre al cimitero, lui va anche allo stadio“. Sono le parole di Imma Rizzo, intrise di dolore e rabbia per i benefici concessi al giovane che uccise la figlia 16enne in modo atroce mentre erano fidanzati.
L’avvocato della madre della vittima avrebbe inoltre dichiarato che Lucio Marzo “tornava dai permessi lavorativi positivo alla cannabis e continuavano a concederglieli. Usciva anche per consolidare la conoscenza di una ragazza. I 6 anni di detenzione un fallimento completo“. Reo confesso per l’efferato omicidio, non avrebbe mai mostrato segni di pentimento. “Direttore ed educatori dell’Istituto Penale Minorile di Quartucciu hanno concesso permessi premio in violazione di legge – sostiene il legale della famiglia di Noemi Durini – e ad un soggetto evidentemente ancora pericoloso per la società. Per questo abbiamo chiesto provvedimenti disciplinari“.