Pagelle Sanremo 2025: i voti della seconda serata. Lucio Corsi convince sempre più, floppa Rocco Hunt. E Fedez...
Eccoci pronti per le pagelle Sanremo 2025, capitolo due (qui le Pagelle Sanremo 2025 della prima giornata). Meno canzoni, più umorismo e varietà: la seconda serata di Sanremo 2025 conferma le promesse di Carlo Conti. Alle prese con 15 canzoni dei Big più 4 Nuove Proposte, il conduttore e direttore artistico può rallentare il ritmo della gara e lasciare spazio ai suoi compari: a condurre insieme a Conti, infatti, ci sono l’istrionico Cristiano Malgioglio, che ha una vis comica naturale, mista all’egocentrismo di una diva degli anni ’50, l’entusiasta Bianca Balti (però basta con la retorica della guerriera contro la malattia) e un Nino Frassica esilarante, in formissima, che regala momenti memorabili a getto continuo, tra cui la lettura dei dati Auditel e il libro su Cristiano Malgioglio.
Pagelle Sanremo 2025, le Nuove Proposte
Si parte musicalmente con le sfide delle Nuove Proposte, di cui vi abbiamo parlato in un articolo a parte, presentando artisti e canzoni. Alex Wyse sembra già un cantante “maturo” nei suoni e nella composizione, nel look anche, a differenza di Vale LP e Lil Jolie, che fanno tenerezza anche per i loro cappottoni shabby chic. Però sono forti i cartelloni gialli con scritto “Se io non voglio tu non puoi”: vince Alex Wyse e la sua Rockstar. A sfidarlo domani sera sarà Settembre, che ha vinto contro Maria Tomba: anche qui il primo ha uno stile già definito, nella voce, nel timbro e nell’interpretazione, mentre Tomba ha un bel modo di stare sul palco e un’ottima verve, ma il pezzo è troppo facile e fragile, sebbene “Guardami gli occhi e non le poppe” sia tra le frasi cult di questa edizione.
Ospite speciale. Pagelle Sanremo 2025: Damiano David
Ospite speciale della serata è Damiano David, in smoking e guanti velati, ripreso in bianco e nero a cantare la magnifica Felicità di Lucio Dalla. Al suo fianco, a supporto scenico, Alessandro Borghi su una panchina assieme a un bambino (quadretto che, dobbiamo ammetterlo, non abbiamo ben capito). Dopo canta la sua ultima canzone, Born with a Broken Heart, un pezzo pieno di energia e di talento compositivo, che abbiamo voglia di ascoltare molto più di parecchie canzoni in gara.
La gara e le pagelle Sanremo 2025 per la seconda serata
La gara, appunto: la giuria radiofonica e il televoto hanno premiato, in ordine sparso, Giorgia, Simone Cristicchi, Fedez, Achille Lauro e Lucio Corsi. Ed ecco i nostri giudizi sulle performance dei cantanti della seconda serata.
Giudizi sulle performance dei cantanti in gara: i voti delle pagelle Sanremo 2025
- ROCCO HUNT (Mille vote ancora): nonostante il testo e la voglia di tornare ai suoi esordi (che non è che fossero così brillanti, ma vabbè), sembra tutto così programmatico: il testo svenevole e nostalgico, il look appena uscito dal barbiere, i gesti e l’interpretazione. Manca ogni grinta. 5
- ELODIE (Dimenticarsi alle 7): abito rosso porpora e corpo di ballo esistenzialista, sembra più sciolta nell’interpretazione e nel dare sensualità al brano, che resta però sempre piatto. 5+
- LUCIO CORSI (Volevo essere un duro): l’abbigliamento odierno è da metalmeccanico, il pezzo è il più ricco musicalmente e completo, forse, dell’intera gara. C’è un senso e voglia della musica, oltre che uno spirito dolcissimo, che lo rende un nostro prediletto. E poi la frase “Cintura nera di sputo” è l’epitaffio che vorremmo sulla nostra tomba. 8
- THE KOLORS (Tu con chi fai l’amore): nel plasticume della canzone, il divertimento che emana la musica suonata con vigore da loro fa breccia. 6+
- SERENA BRANCALE (Anema e core): stile preso in prestito all’attrice Florence Pugh, nasconde le sue radici raffinate e la sua ricerca musicale in un pezzo popolanissimo, vajasso, ma a suo modo irresistibile. Però anche lei, come tre quarti dei cantanti, è costretta al balletto, alla coreografia per TikTok, e perde spontaneità. 7-
- FEDEZ (Battito): anche l’abito è tutto nero, non solo gli occhi, come l’anima di questo pezzo, che non è facile e cerca di scuotere. Vi avevamo avvisato: è un pezzo che cresce con gli ascolti e coinvolge. Vive di narrazione, come tutto ciò che è arte e comunicazione oggi. 7
- FRANCESCA MICHIELIN (Fango in paradiso): sempre più convinta nell’interpretazione, tanto che poi sbotta a piangere alla fine, e usa il palco a suo favore, nonostante la caviglia infortunata. 7
- SIMONE CRISTICCHI (Quando sarai piccola): la dimensione teatrale delle sue canzoni si adatta perfettamente all’Ariston, che infatti due volte applaude a scena aperta e piange, rapidamente mostrato dalla regia Rai. Oggi pone una pesante pietra sulla sua seconda vittoria. 6
- MARCELLA BELLA (Pelle diamante): fa gara con Rkomi per sbagliare la pronuncia di ogni singola vocale. È un’operazione simpatia noiosa, che dubitiamo abbia possibilità di sfondare col pubblico. 5,5
- BRESH (La tana del granchio): il testo meno sensato del festival, forse è proprio lì che possiamo trovare uno sprazzo di creatività in un brano che cerca tutti i modi di essere piacione. 5+
- ACHILLE LAURO (Incoscienti giovani): come quasi tutto ciò che fa Lauro, rischia di sgonfiarsi sulla media distanza. Ha preso il suo modo standard di cantare e di comporre melodia e ci ha messo un vestito vintage, come quello da Al Capone con cui entra. 6+
- GIORGIA (La cura per me): il miglior outfit della serata: completo nero lieve su maglia di merletto nero trasparente. Cita Dalla (volontariamente?) e dà lezioni di canto a tutti. Podio assicurato, al di là della canzone, che regge a sprazzi. 6,5
- RKOMI (Il ritmo delle cose): classico pezzo che vive di produzione, per cui dal vivo, specie su un teatro con l’orchestra, perde un bel po’. Rispetto al debutto, aggiunge due ballerini di terza età, che non danno spessore in più al pezzo. 6-
- ROSE VILLAIN (Fuorilegge): abito marrone semplice e sensualissimo, lei sempre più dentro il pezzo. Gli dà identità e, rispetto alle divette del pop contemporaneo, ha una vera voce, autotune o meno. 6,5
- WILLIE PEYOTE (Grazie ma no grazie): anche lui mette in scena un mini-balletto mentre rappa, sfrutta bene le coriste (con rapida inquadratura su Luca Ravenna, ospite abusivo dell’orchestra), ma il simpatico pezzo non ha la presa e la precisione satirica che aveva Mai dire mai nel 2021, in cui stigmatizzava le canzoni su misura di TikTok per poi caderci. 6+
