Il ritorno del cardinale Pizzaballa in Terra Santa: “la Chiesa di Papa Leone XIV faciliterà la pace. Ripartire da Gerusalemme ma basta guerra a Gaza”
DAL CONCLAVE AL MEDIO ORIENTE: IL PATRIARCA PIZZABALLA CREDE NELLA “FACILITAZIONE” ALLA PACE CON LA CHIESA
Ancora un po’ frastornato dalle tante voci sul suo nome prima e durante il Conclave, il Patriarca del Latini a Gerusalemme – cardinale Pierbattista Pizzaballa – ha tenuto una conferenza stampa al suo ritorno in Terra Santa per fare il bilancio su questo mese intensissimo per la Chiesa, senza però dimenticare la centralità di una guerra che non sembra ancora concludersi all’orizzonte. Le speranze di pace sono presenti, anche se ancora “minime”, davanti alla missione di Trump in Medio Oriente, con alcune distanze fra Stati Uniti e Israele che fanno ben sperare per un potenziale “convincimento” di Netanyahu verso una tregua con Hamas.
Al di là però degli scenari geopolitici, il Card. Pizzaballa sottolinea più volte la speranza cristiana rinnovata da Papa Leone XIV nei suoi primi discorsi e i suoi primi atti concreti da Pontefice: il Patriarca ben conosce e racconta senza remore le enormi difficoltà che vi sono ancora oggi in Medio Oriente, gli orrori della guerra nella Striscia di Gaza e le fortissime difficoltò delle diplomazie internazionali. Ma non per questo la speranza cede, anzi: «vedo la Santa Sede con un ruolo di facilitatore».
La proposta fatta dal Papa di ospitare in Vaticano ogni possibile negoziato di pace, di aiutare i nemici ad incontrarsi, è una voce anomala nel contesto internazionale: anche il parlare di «disarmare il linguaggio» per frenare i venti di guerra è un gesto potente di Leone XIV, «uno dei contributi principali per la Chiesa nel futuro», osserva il cardinale 60enne. Ogni ipotesi di pace e di collaborazione non può che “partire” da Gerusalemme, un luogo simbolo storico ma anche tremendamente attuale: come spiega Pizzaballa nell’intervista esclusiva all’Avvenire, la vera missione di Cristo è iniziata qui in Terra Santa ed è da Gerusalemme che i primi cristiani sono partiti per annunciare il Vangelo al mondo.
GLI ORRORI A GAZA, I RAPPORTI CON L’EBRAISMO E IL PERICOLO FONDAMENTALISMO ISLAMICO
Per questi motivi il futuro della pace non possono che “passare” da Gerusalemme: è un vero e proprio «paradigma», rileva il Patriarca Pizzaballa, di quanto accade nel pianeta dal punto di vista religiose, sociale, politico e anche religioso. La pace fino ad oggi è la grande assente delle dinamiche internazionali, ma l’impegno di Papa Francesco “ereditato” ora dal rinnovato impulso di Leone XIV rappresentano i punti da cui ripartire per fondare un vero processo di distensione.
Non sarà facile, come ammette lo stesso cardinale, ma il ruolo di “facilitatore” appellato da Papa Prevost non può che andare nella giusta direzione: dalla speranza per il viaggio di Trump ai colloqui in Medio Oriente, con spiragli minimi ma comunque da verificare. Resta il dramma di quanto sta avvenendo a Gaza, con Pizzaballa che senza mezzi termini accusa, «si rischia la tragedia dal punto di vista umanitario», oltre che l’attualità parla di un fatto «moralmente inaccettabile con situazione ancora gravissima».
Tante le preoccupazioni in carico alla Chiesa della Terra Santa, dall’evoluzione del “nuovo” Libano ai rapporti con il mondo ebraico – «vanno rafforzati, certi questioni vanno chiarite» – fino al problema non da poco del fondamentalismo islamico che potrebbe riemergere con forza: «l’estremismo si nutre con la crisi economica, le povertà, le ingiustizie e l’umiliazione» che avverte la popolazione civile palestinese. Ergo, conclude Pizzaballa, il rischio vero di crescita del radicalismo è purtroppo presente: serve resistere nel senso cristiano del termine, annunciando il Vangelo, rimanendo vicino alle comunità e “scommettendo” sull’aiuto della Chiesa di Cristo impegnata con Papa Leone XIV ad essere costante voce di dialogo nel mondo travolto da guerre e soprusi.