SCENARIO/ Fassina: la sinistra è morta, M5s e Lega hanno “rubato” i nostri voti

- int. Stefano Fassina

La sinistra apra gli occhi, il Pd rinneghi Renzi e faccia un mea culpa per le scelte di politica economica degli ultimi 25 anni. Solo così può salvare il paese. STEFANO FASSINA (LeU)

luigi_dimaio_m5s_comizio_lapresse_2018 Luigi Di Maio (LaPresse)

L’Europa, per ora, osserva e tace. Approva la professione di europeismo di Luigi Di Maio appena uscito dallo studio di Sergio Mattarella, ma guarda con sospetto un possibile accordo M5s-Lega, con il partito di Salvini a rappresentare la critica più seria alle politiche di austerity e ai trattati europei. Una sfida che dovrebbe raccogliere anche il Movimento 5 Stelle, dice il deputato di LeU Stefano Fassina, se si vuole impedire che l’ordine europeo faccia strame di ciò che resta della classe media italiana e della giustizia sociale.

Fassina, la sinistra esiste ancora?

Sì, anche se in una posizione residuale. Se per sinistra intendiamo gli eredi della sinistra storica, quella che fa riferimento al Pse, e gli eredi della sinistra  antagonista, entrambi sono stati travolti da un’ondata che non è solo nazionale. In Grecia la sinistra è sparita, in Germania è completamente subalterna, in Francia i socialisti di Hollande sono ininfluenti.

Ma quali sono le ragioni principali di questa marginalizzazione?

L’ordine economico e sociale che la sinistra storica ha contribuito a costruire ha colpito gli stessi interessi sociali che la sinistra era nata per difendere e promuovere.

C’è una diseguaglianza enorme nel mondo, ma la sinistra non ne parla, perché?

Ne parla, ma non ha il coraggio o gli strumenti intellettuali per conoscerne le cause. Quelle cause sono le politiche che la sinistra storica ha contribuito a realizzare. 

Ad esempio?

Il mercato unico europeo è un fattore potentissimo di svalutazione del lavoro e di aumento delle diseguaglianze. Lo stesso vale per la moneta unica, fiore all’occhiello e trofeo dell’Ulivo in Italia.

Il Pd è nel caos e pare che Renzi voglia seguire le orme di Macron. En Marche! è una cosa di sinistra?

No, è una rappresentanza degli interessi più forti con in più una componente relativa ai diritti civili. Il discorso ha una portata più generale: negli ultimi 25 anni la sinistra è stata completamente impotente sul terreno delle condizioni economiche e sociali dei più deboli e si è data un’identità sul terreno dei nuovi diritti. Macron con il 23 per cento ha potuto vincere, il Pd e Forza Italia, che rappresentano interessi simili, insieme sono al 30 per cento ma non hanno i numeri per governare.

Dopo l’incontro con il capo dello Stato, Di Maio ha fatto professione di europeismo e atlantismo. M5s non era una forza anti-sistema o anti-establishment o — a detta di quest’ultimo — “populista”?

Di Maio è stato scelto dagli esperti di marketing politico-elettorale proprio per realizzare la transizione di M5s da forza anti-sistema a forza che sta dentro il quadro delle compatibilità date. Va detto che per chi va al governo il mestiere normalmente si complica e la funzione ridefinisce priorità e linguaggio. M5s è un insieme composito, articolato, con dentro anche rappresentanti di interessi forti che hanno voce in capitolo nel definire la linea. 

Voi di LeU però vi siete detti disponibili a sostenere l’agenda a 5 Stelle.

Saremmo disposti a sostenerne singoli punti. Ritengo che il Pd, e lo dico da cittadino e non da ex esponente di quel partito, commetta un grande errore a non prendere in considerazione questa ipotesi. 

Cosa sta facendo il Pd?

Sta giocando al tanto peggio-tanto meglio. Alcuni lo fanno in modo esplicito, altri subiscono l’offensiva e non hanno la forza di reagire. Renzi appartiene al primo gruppo.

Renzi e i suoi che cosa vogliono ottenere?

Ogni possibile ricaduta del fallimento M5s-Lega. Ma si illudono, perché la storia insegna che quando il paese peggiora le proprie condizioni sociali non imbocca una via progressista, quella che potrebbe difendere gli interessi vilipesi anche dal Pd, ma si sposta più a destra. Il Pd fa un calcolo stupido e irresponsabile sulla pelle del paese. 

Nondimeno lei rimane di sinistra.

Sì. E penso che chiunque oggi abbia la possibilità di contrastare il formarsi di un governo M5s-Lega, dovrebbe farlo. Lo dico da cittadino prima che da uomo di sinistra.

La crisi si annuncia complessa. Che cosa dovrebbe fare il presidente della Repubblica?

Garantire il rispetto della Costituzione e del voto popolare. Un voto che ha premiato i partiti che hanno proposto di forzare le norme e i vincoli europei e dell’eurozona.

Lei sa bene, invece, che nello studio alla Vetrata si è parlato e si parlerà anche e forse soprattutto di euro e trattati europei, ma per sapere chi è disposto a rispettarli e chi no.

Senza forzature ai vincoli economici e politici imposti da Bruxelles, gli interessi popolari che la sinistra non è riuscita più a interpretare e che si sono rivolti ad altri non avranno risposte adeguate. 

Ma chi rimane capace di queste forzature, se Di Maio ha detto di guardarsi bene dal toccare trattati e moneta unica?

Oggi può farlo solo la Lega. E’ l’unica forza politica, e lo dice uno che sta dall’altra parte, che ha un’analisi economica fondata e condivisibile anche da sinistra delle criticità fondamentali della Ue e dell’eurozona.

E voi vi aggrappate ai 5 Stelle.

M5s è un contenitore onnicomprensivo, ma anche un partito che costruisce la sua posizione sulla base dell’orientamento prevalente dell’opinione pubblica. Ed è flessibile. Ripeto, vediamo le carte. Tridico vuole ripristinare l’articolo 18? Noi ci stiamo. Di Maio vuole potenziare il reddito di inclusione per combattere la povertà? Ci stiamo. Vuole fare una politica di investimenti forzando l’indebitamento e violando il Fiscal compact? La sosteniamo. I 5 Stelle hanno preso un terzo di voti degli italiani e sui punti sui quali siamo d’accordo dobbiamo metterli in condizioni di poter andare avanti.

Altrimenti?

Altrimenti la distanza tra istituzioni e paese diventerà ancora più ampia. 

Lei vede più probabile uno scenario di governo M5s-Lega o M5s-Pd?

Diciamo che vedo meno improbabile un governo M5s-Lega, anche a causa della scelta del Pd. Però auspicherei un governo di minoranza M5s con un appoggio selettivo da parte del Pd, in modo da consentire di rispondere a quegli interessi che il Pd dovrebbe rappresentare.

Che dovrebbe rappresentare se fosse di sinistra.

Ci vorrebbe un Pd con un nuovo gruppo dirigente che dicesse: scusateci, abbiamo sbagliato tutto, ora correggiamo la rotta e sfidiamo i 5 Stelle sugli impegni presi. Ci vorrebbe una revisione critica degli ultimi 25 anni di politica economica, un mea culpa anche a nome del defunto Ulivo.

La Lega si è proposta di difendere il primato della Costituzione di fronte ai trattati europei, quegli stessi trattati ispirati al pensiero ordoliberista che sta alla base dell’eurozona. E’ un obiettivo realistico?

E’ un obiettivo difficile, però è irrinunciabile per dare una risposta a quelle classi medie impoverite e a quella parte di popolo che è sempre più insofferente.

Mi aspettavo che avrebbe detto “irrinunciabile per salvare il paese”.

Ma il paese è fatto anche di interessi diversi: c’è un pezzo di Italia che sta molto bene con questa Europa e questa moneta unica, perché il lavoro non è mai stato tanto docile e subalterno come in questi anni.

Quindi?

Quindi il fatto che lo dica la Lega non dovrebbe impedire a tanti che stanno dalla mia parte di riconoscere che l’obiettivo è fondato e va perseguito. Se invece continuiamo a pensare che a parte noi il resto d’Italia è fascista, ci metteremo in un angolo e saremo sempre più residuali.

Si va allo scontro con l’Europa franco-tedesca.

Sì. E dobbiamo farlo a carte scoperte. Oppure, la sinistra decida che la sua vicenda si chiude con il 900. Non sta scritto da nessuna parte che un movimento politico debba esistere in eterno. Lo stesso vale per i sindacati, che nella loro deriva corporativa ormai tutelano solo i lavoratori più forti.

Come andrà a finire?

Se noi di sinistra non riusciremo a dare uno sbocco progressivo a questo conflitto, che va affrontato nell’interesse di tutti, gli elettori si rivolgeranno ai fautori dello sbocco regressivo. In questo caso vorrà dire che meritiamo di sparire.

(Federico Ferraù)





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