MOSTRE/ Galileo e il piano inclinato. Come coinvolgere anche gli studenti più sfaticati

- La Redazione

3000 visitatori in dodici giorni di apertura, 2500 dei quali studenti, provenienti da svariati istituti. E’ il risultato della mostra su Galileo del Meeting di Rimini, portata in un istituto di Lecco. Novella Sestini, insegnante dell’ITIS Badoni di Lecco, la scuola che ha ospitato la mostra, racconta il coinvolgimento degli studenti.      

3000 visitatori in dodici giorni di apertura, 2500 dei quali studenti, provenienti da svariati istituti. E’ il risultato della mostra su Galileo del Meeting di Rimini, portata in un istituto di Lecco. Novella Sestini, insegnante dell’ITIS Badoni di Lecco, la scuola che ha ospitato la mostra, racconta il coinvolgimento degli studenti.      

Una mostra su Galileo, allestita al Meeting 2009, arriva in un istituto di Lecco nel mese di novembre. Il risultato è sorprendete: 3000 visitatori, tra cui 2500 studenti provenienti da diversi licei e istituti in dodici giorni di apertura e un coinvolgimento tra insegnanti e alunni, arrivato fino a costruire insieme modelli e esperimenti. Un esempio fra i tanti di come le mostre allestite ogni anno al Meeting possano diventare uno strumento durante l’anno, per approfondire i programmi e incuriosire ancora di più gli studenti rispetto allo studio. Abbiamo chiesto a Novella Sestini, insegnante dell’ITIS Badoni di Lecco, la scuola che ha ospitato la mostra, di raccontare la sua esperienza fatta insieme al preside e ad alcuni colleghi.

Com’è nata l’idea di allestire questa mostra?

L’idea è nata da un’esperienza passata, l’allestimento della mostra itinerante Einstein 1905. Il genio all’opera nella nostra scuola. Nel 2005, infatti, in occasione dell’anno internazionale della fisica, la provincia di Lecco aveva incentivato le scuole ad organizzare qualcosa sulla fisica. L’esperienza si era dimostrata così interessante da decidere di allestirne una seconda. L’occasione è arrivata con il nuovo preside che aveva il desiderio di coinvolgere di più i ragazzi in attività pratiche, nelle cosiddette aree progetto, aree di approfondimento di alcuni argomenti. Così ho cominciato a progettare di portarla nella nostra scuola coinvolgendo una mia collega del Liceo Classico Statale Manzoni di Lecco, con la quale avevo lavorato alla mostra di Einstein. La risposta è stata subito entusiasta.

Come vi siete organizzati?

Volevamo che i ragazzi per primi approfondissero la figura di Galileo attraverso l’aspetto storico, e sperimentale, ma soprattutto ripercorrendo l’avventura delle sue scoperte con l’uso del cannocchiale. Abbiamo allora concordato di organizzare un breve corso di formazione rivolto agli alunni disponibili a fare da guide alla mostra. Vista la vastità degli argomenti da approfondire, si è deciso di organizzare quattro corsi per quattro gruppi diversi, a partire da ottobre. Sono stati coinvolti dodici insegnanti e una sessantina di alunni, sia del nostro istituto che di altri due licei di Lecco.

E poi?

Dal 9 al 13 novembre sono stati i giorni necessari per l’allestimento e per le prove generali per le guide, e il giorno seguente il prof. Gargantini ha tenuto la conferenza di presentazione della mostra. Sabato 14 novembre la mostra ha aperto al pubblico ed i ragazzi, a turni prestabiliti, hanno coinvolto i visitatori con le simulazioni dei modelli dell’universo, gli esperimenti di laboratorio, ma soprattutto con il racconto delle osservazioni fatte da Galileo con il suo cannocchiale e con le conseguenze storiche e scientifiche delle osservazioni stesse, mettendoci tutto il loro entusiasmo e tutte le loro energie.

Con un argomento scientifico come quello su Galileo, come è stato possibile mettere assieme istituti così diversi e quali sono state le tappe principali?


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 Abbiamo suddiviso il lavoro di fisica in due programmi all’interno dell’attività area di progetto: il programma di ottica e quello di meccanica. I ragazzi di seconda I.T.I.S. si sono cimentati assieme a me e al docente di laboratorio nella costruzione di un modello di cannocchiale montato e funzionante e di uno aperto, in modo da poterne vedere il funzionamento. Inoltre, hanno allestito esperimenti per spiegare il funzionamento del cannocchiale. I ragazzi di terza hanno seguito il programma di meccanica e lavorato sugli esperimenti di Galileo sul moto. Particolarmente entusiasmante è stato il lavoro per la costruzione del piano inclinato, per la dimostrazione del moto accelerato, costruito in collaborazione con gli alunni del CFP Aldo Moro di Valmadreda, una scuola per falegnami e grazie al contributo di un maestro falegname che li ha guidati come un padre. Un modello in legno di abete lungo sei metri, riuscito talmente bene che altre scuole lo hanno richiesto per mostrarlo ai loro alunni.

 

 

E per la parte teorica?

Per la parte teorica, invece, è stato prezioso il lavoro dei ragazzi e degli insegnanti del Liceo scientifico Grassi e del Classico Manzoni di Lecco. Quelli del classico hanno curato le osservazioni di Galileo, nonché fatto un approfondimento sulle conseguenze storiche e filosofiche delle sue osservazioni. I ragazzi dello scientifico si sono invece concentrati sui modelli dell’Universo, sulle osservazioni di Galileo e sulle relative conseguenze.

C’è stato un pubblico numeroso?

Durante la settimana c’erano per lo più classi e insegnanti, mentre nel week-end un pubblico di adulti. Da lunedì 16 novembre a sabato 28 novembre hanno visitato la mostra 64 classi di scuola secondaria superiore, 28 di scuola secondaria di primo grado e 2 di scuola primaria per un totale di 2500 studenti, mentre i visitatori non prenotati sono stati 500 circa.

Ci può raccontare esempi di come si sono coinvolti i ragazzi?

 

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 Non dimenticherò mai la faccia di una ragazza del Liceo scientifico di 14 anni, una delle guide della mostra. Giunta al pannello conclusivo, si è soffermata sulla frase “La mirabile corrispondenza tra linguaggio matematico e struttura dell’universo fisico, forse la più grande intuizione di Galileo, si è rivelata adeguata fino agli estremi confini di un tale vastissimo universo. Questa corrispondenza rimane tutt’oggi uno dei più profondi misteri della conoscenza umana”. e ha commentato dicendo che ciò significa che la realtà ci è data. Una consapevolezza maturata in seguito a questa esperienza. Potrei fare tanti altri esempi di ragazzi che si sono totalmente spesi per questo lavoro, tanto da diventare un’esperienza loro. Un ragazzo non molto bravo a scuola e che all’inizio era titubante nel decidere di coinvolgersi come guida della mostra, ci ha molto colpito perché, aiutato dai compagni, è riuscito a spiegare la mostra in maniera brillante, davanti a professori e ad altri alunni. Quindi è stata un’occasione anche per i ragazzi di scoprire possibilità e capacità insperate.

Le sembra che la strumentazione proposta dalla mostra fosse adeguata e pensa che l’esperienza si potrà ripetere in futuro?

Il suo aspetto ridotto dà un input essenziale e fa venire il desiderio di andare a fondo degli argomenti. Lo stile della mostra si prestava molto bene per il lavoro che ci prefiggevamo. E’ stata concepita per essere ampiamente divulgativa pur non rinunciando ad essere culturalmente significativa e scientificamente rigorosa; offre una grande quantità di spunti sia per affrontare in modo significativo i modelli dell’universo con il passaggio dalla vecchia alla nuova cosmologia, che per comprendere la portata innovativa del metodo sperimentale messo in opera da Galileo. Per quanto riguarda il futuro… trovo molto affascinante la mostra sulla matematica che allestirete al Meeting 2010.

 

(Erika Elleri)





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