Andrea, dal dolore il fiore della speranza

- Alice Spagnulo

La Via Crucis di una mamma accanto al figlio disabile grave ricoverato e intubato in rianimazione. “Desidera essere guardato da qualcuno che gli vuole bene”

terapia intensiva casal palocco roma 2020 lapresse
Terapia intensiva Covid-19 (LaPresse)

Come posso avere speranza? Questo periodo particolarmente faticoso ci ha portato a vivere un ricovero di mio figlio in rianimazione, sedato e intubato. Adesso comincia a stare meglio, ma come tutte le volte il percorso di ripresa è lungo. Nei momenti come questo, avendone già avuti altri di ricoveri poiché Andrea ha una disabilità grave, mi aggrappo a qualsiasi cosa mi faccia ricordare di essere guardata e amata, così chiamo e messaggio con gli amici, leggo e rileggo cercando forza.

Nel reparto pediatrico in cui siamo, la rete internet e il telefono prendono malissimo e il Covid non permette di vedere nessuno, così tutto quello a cui mi aggrappo di solito viene spesso meno per la situazione. Eppure guardo Andrea e capisco che la speranza e l’essere lieta attraverso di lui mi arriva sempre comunque. Attraverso di lui! I suoi occhi, che nei momenti in cui sta un pochino meglio mi sorridono sempre, il suo desiderio di essere preso in braccio per riuscire ad addormentarsi nonostante i tubi attaccati. Vuole me, la sua mamma vicina, è l’unico desiderio grande che riesce a trasmettermi ogni secondo. Desidera essere guardato da qualcuno che gli vuole bene.

La sua fragilità potrebbe in un attimo schiacciarmi, diventando insostenibile, e invece mi accorgo che attraverso lui tutto mi richiama a guardare Gesù in croce. Chiedo tutti i giorni di darmi la forza di stare al Suo servizio, di riuscire a stare al dono immenso che mi dà attraverso il vivere, attraverso la possibilità di essere mamma e di accompagnare mio figlio come in una via Crucis, come ha fatto la Madonna.

Chiedendo questo e stando a quello che mi è chiesto, mi sento lieta e ogni tanto la mia ansia e paura trovano pace. Perché la certezza della speranza, come dice Montale, sta nell’Imprevisto che mi viene incontro e mi cerca.

Mi ricordo di aver letto una frase, una delle tante scritte sui giornali: “quest’anno passato è da dimenticare, guardiamo avanti, arriva la speranza del vaccino”. Ecco, penso che ogni cosa ci è data, non voglio dimenticare il Covid e neanche la disabilità di Andrea, perché è questa la nostra realtà che ci viene data. Come si fa a pensare che la speranza sarà il vaccino? Poveri noi se lo fosse.

Di nuovo penso ad Andrea. È avere la salute che ci dà speranza? Lui allora sarebbe spacciato, e invece è proprio lui a essere testimone di una speranza immensamente più grande. Guardare lui e guardare il suo corpo mi rimanda all’origine, al desiderio di bene che ognuno di noi ha. Al desiderio di essere felici e amati nonostante il nostro essere difettosi.

I nostri difetti, che inesorabilmente cerchiamo di riparare, sono la luce che viene da una crepa, sono il segno del nostro limite, sono il dramma che ci fa domandare e ci consentono di chiedere e desiderare di più.

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