Conclave è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Robert Harris, che narra dei giorni precedenti al Conclave e della stessa elezione del Pontefice da parte dei Cardinali della Chiesa Cattolica. Nonostante la fedeltà al testo sia evidente, la magia letteraria risulta vincente rispetto al prodotto cinematografico, come spesso accade. Il libro è un buon thriller, per quanto fantasioso in alcune dinamiche, e gioca molto con il fascino e il mistero di quei giorni particolari nella vita della Chiesa, presentando una certa dose ideologica che nel film Conclave non scompare, ma al contrario sembra, in alcuni tratti, essere esaltata.
La Chiesa, infatti, viene presentata come un luogo dove regnano sovrani i complotti, le voci di corridoio, l’ambizione e ogni stortura provocata dalla sete di potere. È un luogo poco raccomandabile e non degno di fiducia, con scandali pronti a scoppiare ogni giorno (come nel film ovviamente accade), tanto che viene detto che “il Santo Padre non aveva perso la fiducia in Dio, ma nella Chiesa”. Di fatto la Chiesa viene descritta come una fredda istituzione e non come una comunità cristiana (“Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra”, Rm 12,27). Il Conclave conseguentemente viene presentato come una sorta di caccia al voto per far eleggere il candidato del proprio schieramento: addirittura si arriva ad accettare un candidato “non ideale” piuttosto che vedere eletto Papa un cardinale nemico definito “tradizionalista”, le cui posizioni sono presentate in modo quasi caricaturale, confondendo il tesoro della Tradizione della Chiesa con una specie di ideologia tradizionalista che nulla invece c’entra.
Fa poi riflettere il fatto che uno dei cardinali, arrivati a un punto cruciale per l’elezione, voti addirittura per se stesso pur di non far vincere l’altro, non per convinzione ma solo per opposizione (il problema è appunto il voto in opposizione, non il fatto che si sia votato). Un voto che richiama a una delle indiscrezioni sull’elezione del 2005 del cardinale Ratzinger, quando imperterrito continuò a votare per il cardinale Biffi nonostante la possibilità della sua elezione fosse sempre più concreta. In quel caso fu riportato un breve e simpatico siparietto tra Biffi e un altro cardinale: “«A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è quel cretino che si ostina a votarmi giuro che lo prendo a schiaffi». «Cosa Eminenza?», gli domanda perplesso il confratello. «Sì, ha capito bene, Eminenza», replica Biffi. «Giuro che lo prendo a schiaffi». Al che il porporato lo guarda perplesso e gli spiega: «Eminenza, ormai è chiaro chi stiamo eleggendo come nuovo Papa ed è anche abbastanza evidente che questo candidato abbia scelto di votare per lei. Quindi se vorrà ancora mantenere il suo proposito sarà costretto a prendere a schiaffi il Papa». Biffi rimase senza parole. Ratzinger aveva deciso di votare per lui”.
Nella dinamica del film Conclave, presentando una Chiesa senza Cristo, e quindi una non-chiesa, viene poi completamente dimenticato l’aspetto della preghiera, ridotta più a un orpello anziché essere parte integrante, anzi essenziale, della Chiesa e del Conclave, tanto che anche la messa pre Conclave presieduta dal Decano del Collegio cardinalizio è presa in considerazione solo per l’omelia.
Data la durezza degli scontri tra gli elettori, è necessario ricordare un intervento dell’allora cardinale Ratzinger, che così rispose alla domanda sull’effettivo ruolo dello Spirito Santo nell’elezione del Santo Padre: “Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata”. Tale risposta da un lato smonta l’idea che ai partecipanti sia sollevato qualsiasi responsabilità in quei giorni e che all’interno della Cappella Sistina avvenga qualcosa al limite del magico, dall’altro evidenzia come gli elettori siano uomini alla ricerca di un nuovo Papa, non cortigiani “in guerra”, come viene detto nella pellicola.
Nonostante le presentazioni distorte e un finale impossibile, il film Conclave rimane un thriller godibile per gli amanti del genere, con forse alcuni tempi morti di troppo. Per un occhio attento la pellicola può anche essere un’occasione per chiedersi cos’è davvero la Chiesa. Non una comunità di persone assetate di potere, ma innanzitutto “il corpo di Cristo” (cfr. Rm 12 e 1Cor 12) che, vivente e presente, cammina con l’uomo nelle strade della storia: “Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa” (Paolo VI).
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