Parla il padre di Desirée Piovanelli, oltre il danno anche la beffa
Quella di Desirée Piovanelli è la storia tragica di una bambina che fu brutalmente uccisa quando aveva solamente 14 anni. La data è quella del 28 Settembre del 2002, la vittima una bambina adolescente uccisa nella Bassa Bresciana, più precisamente in una cascina di Leno poco lontano da casa. Per l’accaduto sono stati condannati in via definitiva tre minorenni e un maggiorenne che all’epoca dei fatti aveva 36 anni. Attualmente vive in una comunità e nel 2025 dovrebbe tornare in libertà con ben 7 anni di anticipo.
Le parole del padre di Desirée, riportate dal Corriere della Sera, sono un misto tra rabbia e rassegnazione ma non mostrano alcuna sorpresa, lo sapeva sin dall’inizio afferma l’uomo. Il dolore per la scomparsa della figlia che a distanza di anni non si attenua, si unisce alla rabbia per un qualcosa che si prefigura come una presa in giro, Giovanni Erra, uno dei responsabili dell’omicidio di Desirée Piovanelli, dovrebbe scontare 30 anni di carcere ma nel 2025 potrebbe tornare libero con ben 7 anni di anticipo. Il padre di Desirée Piovanelli, Maurizio, affida la rabbia e lo sdegno a queste parole riportate dal Corriere della Sera «Per noi è proprio una presa in giro» poi continua «a una pena che noi invece non smetteremo di scontare, l’ergastolo a vita è il nostro».
Dietro l’omicidio anche un mandante, così sostiene Maurizio, il padre di Desirée Piovanelli
Il padre di Desirée Piovanelli distrutto dal dolore nonostante siano ormai passati anni da quel tragico 28 Settembre del 2022 quando fu ritrovato il corpo della figlia senza vita, continua a sostenere che dietro l’omicidio ci sia altro, ci siano dietro altre persone oltre a quelle arrestate e già condannate, parla di persone potenti. L’uomo accenna ad un qualcosa di più grande come un giro di prostituzione di cui sarebbe stata vittima la figlia, e che nessuno ha interesse ad approfondire. Nell’Agosto del 2021 è stata archiviata l’inchiesta sui presunti mandanti dell’omicidio, ma il gip ha disposto la conservazione in sequestro del profilo di Dna ignoto (maschile) riscontrato in due tracce isolate sul giubbotto di Desirée Piovanelli.
Una piccola speranza su cui affidarsi per rendere giustizia a Desirée Piovanelli, come sostiene il padre Maurizio, che promette di non arrendersi assieme ai suoi legali. Ai tempi del processo infatti gli avvocati della difesa portarono in aula una corposa documentazione per dimostrare l’esistenza di un mandante dietro l’omicidio, ma né la procura né il giudice giudicarono sufficiente il materiale per continuare le indagini. All’epoca dei fatti gli inquirenti risalirono subito ai responsabili e tra di loro anche un quattordicenne che però negò di essere presente al massacro ma fece il nome di Giovanni Erra, l’unico maggiorenne del gruppo.