La pelle ha un proprio sistema immunitario. Questo quanto riferisce l’agenzia di stampa Ansa citando uno studio che è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, realizzato dall’altrettanto prestigiosa università di Stanford nonché dall’istituto nazionale americano per le allergie e le malattie infettive. Per l’Ansa si tratta di una vera e propria “arma segreta” che permette alla nostra pelle di produrre degli anticorpi “esclusivi”, quindi un sistema che, seppur in parte, risulta essere autonomo rispetto a quello centrale del nostro organismo.
Si tratta di una scoperta rilevante, come precisa ancora la più importante agenzia di stampa italiana, in quanto potrebbe portare a sviluppare dei nuovi vaccini non attraverso la somministrazione per aghi (quindi con le punture), ma attraverso una semplice spalmatura sulla pelle, quindi come se fosse una pomata. Fino ad oggi, la credenza popolare di medici e scienza era che qualora si verificasse la presenza di quei batteri giudicati “amici”, il sistema immunitario gli ignorasse, ma nei fatti non accade tale situazione.
PELLE E ANTICORPI, COSA HANNO SCOPERTO
Per arrivare a dei risultati ritenuti decisamente importanti, gli scienziati hanno effettuato degli studi sui topi, e così che è stato scoperto che il taphylococcus epidermidis, un batterio che è giudicato innocui per l’uomo e per la nostra pelle, molto comune, innesca una reazione inattesa nel nostro organismo, ovvero, “eccita” le cellule B che non sono altro che quelle responsabili alla produzione di anticorpi.
Ecco che quindi la nostra pelle, una volta entrata in contatto con questi batteri, si auto difende da sola, producendo quelle difese immunitarie che le permettono di scacciare appunto questi “nemici” che comunque non recano molti danni. Si tratta di barriere alquanto impenetrabili visto che lo studio ha scoperto che possono perdurare fino a 200 giorni, quindi poco meno di sette mesi, un lungo lasso di tempo durante il quale la nostra pelle risulta essere protetta.
PELLE E ANTICORPI, L’ESPERIMENTO CON IL TETANO
Una volta effettuata questa strabiliante scoperta i ricercatori dell’università americana di Stanford hanno cercato di comprendere meglio il meccanismo, di conseguenza hanno effettuato un secondo lavoro di ricerca per capire se la risposta immunitaria della pelle al batterio di cui sopra, potesse essere utilizzata anche per respingere delle minacce più gravi, come ad esempio quella del tetano, per cui si effettua un vaccino ad hoc (l’antitetanica), e che solitamente si prende dopo essere entrati in contatto ad esempio con materiale ferroso molto vecchio e arrugginito.
Ebbene, i ricercatori sono riusciti a provocare una risposta immunitaria agli animali utilizzati nei test, che una volta esposti alla tossina in questione l’hanno di fatto respinta. Come detto sopra si tratta di un risultato straordinario che potrebbe portare alla creazione di pomate ad hoc, che si possono ad esempio spalmare in caso di minacce specifiche, proteggendo nel contempo l’organismo da particolari malattie, anche gravi. Inoltre, si tratterebbe di un medicinale che non necessiterebbe dell’intervento di un medico, in quanto spalmabile in autonomia.