Omicidio Pierina Paganelli, il mistero su Dassilva si infittisce…
Nel giallo di Rimini ci sono ancora tante ombre da dissipare e una, in particolare, riguarda la posizione di Louis Dassilva. Secondo gli investigatori il 35enne senegalese, unico finora indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli e in carcere dal luglio scorso, non avrebbe consegnato immediatamente agli inquirenti gli indumenti che avrebbe indossato quella sera. Per quale motivo? Si è trattato di un errore frutto di una confusione del momento oppure è stato un gesto volontario?
La domanda è al centro della nuova puntata di Quarto grado in cui sarà dato ampio spazio al delitto di Pierina Paganelli e ai più recenti sviluppi nell’inchiesta. Poche ore fa, infatti, la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa e le eccezioni sollevate in merito a presunte omissioni che avrebbero portato la Procura a scartare l’attendibilità di una pista alternativa sostenuta dalla difesa, e cioè il fatto che il soggetto ripreso dalla famosa Cam3 della farmacia, la notte in cui l’anziana fu uccisa, sarebbe un altro condomino, precisamente Emanuele Neri. Ora la palla passa nuovamente al Tribunale del Riesame di Bologna che dovrà pronunciarsi sull’eventuale scarcerazione di Dassilva.
Omicidio Pierina Paganelli, Louis Dassilva sarà scarcerato? “Per la difesa, deve andare a processo a piede libero”
Poche ore fa, sulla decisione della Cassazione che rimette in discussione l’eventualità di una scarcerazione per Louis Dassilva – inizialmente respinta dal Riesame – si è espressa la consulente della difesa, Roberta Bruzzone. La criminologa, che affianca gli avvocati Fabbri e Guidi nel pool che assiste il 35enne, ha sottolineato che quanto stabilito dalla Suprema Corte sul ricorso dei legali sia assolutamente positivo e potenzialmente indicativo di un cambio di rotta nella posizione del senegalese.
“Noi chiederemo in via principale la scarcerazione piena, lui deve tornare a piede libero e sostenerci nel processo che ci attende, perché questa cosa non cambierà l’iter, a mio modo di vedere, a processo ci andremo per un conto è farlo con un imputato in custodia cautelare, in carcere o ai domiciliari, un conto è con un imputato che può coadiuvare la difesa con la massima libertà. Per noi oggi è un primo passo importante, nessuno si monta la testa, ma intanto ripartiamo da qui con un po’ più di serenità“.