Che coraggio a votare!

- Giorgio Vittadini

Il 4 marzo si vota per le elezioni politiche 2018: oltre ad uno scenario politico scoraggiante, pure la Legge elettorale invoglia a non votare. Come comportarsi? GIORGIO VITTADINI

fac_simile_scheda_elettorale_sicilia2017
Foto

Mettiamo il caso che qualcuno abbia superato la tentazione di abbandonarsi al malcontento disimpegnato, tanto in voga in questo periodo, che attribuisce la responsabilità del declino solo ai politici. Insomma, una persona che ragiona e dice: capisco il malcontento ma il paese deve pur essere governato. Mettiamo il caso che, ignorando i talk show rissosi e confusi, e gli articoli di giornale schierati e faziosi, questo qualcuno abbia costruito il suo programma ideale e l’abbia confrontato con quello dei partiti. Mettiamo pure che si sia turato il naso sul fatto che il partito prescelto appartenga a una coalizione dominata da leader bolliti, ammalati di potere, non circondati da persone competenti ma da cortigiani.

Non avendo capito bene la legge elettorale, questo qualcuno non disimpegnato, motivato e consapevole che la politica è pur sempre l’arte del compromesso, scopre che nel suo collegio uninominale i rappresentanti della coalizione a cui appartiene il suo partito sono impresentabili. Nel caso in cui quel qualcuno, sincero democratico, abbia scelto un partito di una certa coalizione, si trova a dover votare ex fascisti e neo razzisti. Mentre, se scegliesse un partito della coalizione concorrente si troverebbe a sostenere statalisti clientelari e lacchè del padrone impreparati.

Lui crede nella sussidiarietà e nell’importanza delle piccole e medie imprese, loro non sanno neanche che cosa siano perché sono stati proiettati nel suo collegio magari senza mai avere messo le mani in pasta in qualche tentativo di impresa economica. Il cittadino, mosso dai più positivi sentimenti, allora si dice: non importa, voterò disgiunto tra proporzionale e uninominale o voterò il proporzionale astenendomi dall’uninominale. L’ignoranza della legge è colpevole, è colpa sua se non ha letto bene i resoconti giornalistici sulla nuova legge elettorale o addirittura il suo articolato. Questo è possibile solo per alcune leggi elettorali di regioni realmente democratiche: ma non vale per questa nuova legge nazionale.

Giustamente, nel bocciare il Porcellum, la Corte costituzionale aveva solennemente sancito che la volontà dell’elettore nel voto deve essere garantita. Ma come fa ad essere garantita la volontà dell’elettore se, votando per un partito, si contribuisce automaticamente a eleggere personaggi di altri partiti in cui non ci si riconosce? E se, in altre coalizioni trovasse personaggi più degni, votandoli contribuirebbe a sostenere una coalizione in cui non si riconosce. Al di là dei gravissimi problemi di governabilità che la legge elettorale crea, come potrebbe questo elettore non sentirsi completamente preso in giro da questa classe politica? A questo punto la tentazione di astenersi riemerge fortissima, perché per votare il “qualcuno” non dovrebbe solo turarsi il naso, ma proprio tagliarselo…

Dopo aver ulteriormente riflettuto, decide di non cedere: vuole essere più responsabile dei mediocri leader, vecchi o rottamatori, che hanno voluto questa legge elettorale, e anche degli ex fascisti, dei veterocomunisti, dei populisti sfascisti e dei razzisti xenofobi che stanno dominando il campo. Il paese va governato. Questa è la priorità. E per farlo occorre che, in questo enorme sfacelo, ci si liberi ove è possibile, degli estremismi e si punti su personalità responsabili, equilibrate e intelligenti. Bisogna poi sperare che dopo le elezioni le coalizioni facciano lo stesso. La strada è stretta, ma occorre imboccarla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi Editoriali

Ultime notizie