SCUOLA/ Esame di III media, la prova Invalsi di matematica chiede di ragionare su situazioni “vere”

- Giorgio Bolondi

Il commento di GIORGIO BOLONDI alla prova nazionale Invalsi di Matematica dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo, che si è svolto oggi

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Si è svolta oggi la prova nazionale Invalsi di Matematica e di Italiano dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo, presentata nei giorni scorsi sui media come “uno spauracchio” e definita genericamente (con accento dispregiativo) “il quizzone”.

Queste paure e queste stereotipi si sono dimostrati infondati, a nostro avviso. La prova di Matematica prevedeva 25 domande, di cui quasi la metà di tipo “falso-aperto” o aperto, in cui lo studente doveva fornire un risultato, un procedimento o una giustificazione. Le “crocette”, quindi, erano solo una parte della prova, e in generale le domande a risposta chiusa multipla erano costruite in modo tale che anche le risposte sbagliate potessero fornire informazioni sulle misconcezioni degli studenti o sugli errori tipici.

In una domanda si chiedeva anche una costruzione geometrica, abilità molto importante e spesso trascurata. Una domanda chiedeva la stima di un’area, un’altra la misura approssimata di un volume, mirando alla valutazione della competenza al di là della capacità di eseguire operazioni e di applicare formule. In una si chiedeva di riconoscere una argomentazione corretta.

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La prova di quest’anno conferma quindi l’evoluzione della prova nazionale Invalsi, che cerca di diventare uno strumento sempre più accurato per aiutare l’insegnante nella valutazione degli studenti. Le domande aperte e la richiesta di giustificazioni, argomentazioni o costruzioni cercano di introdurre elementi che permettano di valutare anche i processi che lo studente è in grado di mettere in campo quando fa matematica.

 

Non c’erano domande in cui erano richiesti calcoli impegnativi, ciononostante è probabile che alcune domande siano risultate difficili per la maggior parte dei ragazzi. D’altra parte, questa prova non vuole appiattirsi sull’idea di valutare gli apprendimenti minimi: dovrebbe permettere di individuare anche l’eccellenza e contribuire a disegnare in maniera articolata e precisa il profilo dello studente. Non è impossibile ottenere 10 con il meccanismo di attribuzione del punteggio indicato dall’Invalsi, ma non è neppure facile: è necessaria una certa padronanza di strumenti e concetti in diversi ambiti, e al capacità di confrontarsi con domande non standard.

 

Da rilevare anche la presenza di domande tratte da situazioni “vere”: si chiedeva di lavorare su una vera tabella nutrizionale, di valutare una distanza su una vera cartina stradale, di ricavare informazioni dal profilo altimetrico di una vera tappa del Giro d’Italia. Anche questa, pensiamo, è una indicazione importante per gli insegnanti.

 

 







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